Ottimo riscontro di pubblico ieri sera all'atrio inferiore del Comune di Sciacca per il concerto del famoso gruppo vocale a cappella dei Sei Ottavi, lanciati sul panorama nazionale dal programma X Factor. I Sei Ottavi hanno presespettacolo intitolato “Vocalmente”. Il gruppo è composto da Germana Di Cara, Alice Sparti, Giulia Fassari, Ernesto Marciante, Vincenzo Gannuscio, Massimo Sigillò Massara e Ignazio Catanzaro, voci che si muovono nel tempo e nello spazio grazie alle loro capacità canore. I Sei Ottavi sono, quindi, un gruppo di sette voci che hanno fatto del concappella il loro modo di esprimersi.
L’esecuzione è caratterizzata, oltre che dalla polifonia, dalla riproduzione, con le soli voci, di effetti strumentali, sonori e onomatopeici. Il gruppo palermitano a cappel'esibizione, ha spaziato da Bach a Goblin, da Mozart a Morricone toccando anche l’universo di Brahms, Rota, Sherman, Battiato, Chilcott, Emerald e Jenkins, un vero e propriodi culture rappresentato dalla Vuccirìa, considerata ancora oggi da molti palermitani il vero cuore pulsante della città, nonostante le trasformazioni che questo luogo ha donegli anni.
I Sei Ottavi sono stati vincitori di numerosi premi internazionali e hanno all’attivo tantissime produzioni nei maggiori teatri italiani tra cui il “Massimo” di Palermo. Tra le ultimproduzioni la composizione delle musiche e la tournée con il duo Ficarra e Picone per lo spettacolo “Le Rane di Aristofane”.
Lo spettacolo dei Sei Ottavi fa parte della Rassegna “Voci, musica, parole in Atrio” che proseguirà con altri 3 importanti appuntamenti previsti per i giorni 17 e 27 agosto, e 12 sall'insegna della buona musica e del cabaret.
In: www.telemontekronio, 10.08.2023
L’ ensemble vocale SeiOttavi chiude il Mola Christmas Show, sabato 8 gennaio
(ore 20), nel PalaTenda di piazza XX settembre (c’è già il sold out al
botteghino). Si completa, così, il trittico di concerti vocali dedicati al Natale che
l’associazione Agìmus ha organizzato in collaborazione con il Comune di Mola di
Bari.
Dopo i Neri per Caso e Frida Bollani Magoni tocca, dunque, ai SeiOttavi, formazione
vocale a cappella che per l’occasione presenta lo spettacolo «Racconto di Natale»
ispirato al capolavoro letterario di Charles Dickens sulla metamorfosi del vecchio e
tirchio finanziere Ebenezer Scrooge, cambiato radicalmente dopo aver ricevuto visita
da tre spettri durante la notte del 25 dicembre. Una notte che in «Canto di Natale»
viene raccontata da Dickens restituendo lo spirito di una festa che è la festa
dell’infanzia, ripresa in chiave tutta musicale dai SeiOttavi, formazione vocale
portavoce dello stile contemporaneo reso immortale dagli Swingle Singers. Tra
l’altro, l’ensemble si esibisce, diversamente dal solito, con un organico comprendente
sette cantanti, anziché sei, rendendo ancora più ricche le soluzioni polifoniche degli
arrangiamenti, tutti originali ed eseguiti, come prevede lo stile a cappella,
esclusivamente con le voci, quelle del soprano Germana Di Cara, del mezzosoprano
Alice Sparti, del contralto Giulia Fassari, dei tenori Ernesto Marciante e Kristian
Thomas Cipolla, del baritono Vincenzo Gannuscio e del basso Massimo Sigillò
Massara. C’è anche una regia, firmata da Antonio Pandolfo, a garantire la magia dello
spettacolo, durante il quale non si ascolteranno soltanto musiche tratte dal repertorio
classico del Natale, ma anche di Ennio Morricone e Franco Battiato, due grandi
maestri scomparsi a distanza di poco meno di un anno l’uno dall’altro tra il 2020 e il
2021. Una decina, gli album incisi sinora dalla formazione, l’ultimo dei quali
contiene la colonna sonora dello spettacolo «Le rane» di Aristofane diretto da Giorgio
Barberio Corsetti e portato in tour dai popolari comici siciliani Ficarra e Picone.
In: www.baritoday.it, 7.01.2022
Cortina d'Ampezzo la conosciamo tutti come la Perla delle Dolomiti, importante meta per gli appassionati dello sci.
Ma oltre a questo, anche per questa stagione invernale 21/22 si alzerà il sipario su CortinAteatro 2021, un'offerta culturale
pensata e modulata in base ai differenti target. Saranno otto gli appuntamenti, tra musica classica e lirica, teatro per bambini,
pop egospel, danza e circo-alpinismo.
CortinAteatro, organizzata dal Comune e da Musincantus, è progetto rivolto a tutti, dai residenti ai turisti (anche internazionali),
dai cultori ai neofiti, dagli adulti ai bambini, con particolare attenzione all’intrattenimento educativo. Perchè l'obiettivo di tutta
la programmazione, è lacreazione di una stagione capace di interagire ed integrarsi con l’offerta turistica della Perladelle Dolomiti.
Pop, lirica, sinfonica, danza
A Cortina arriveranno grandi ospiti, ad iniziare dal gruppo vocale a cappella contemporary SeiOttavi, emerso dalla prima edizione
italiana di X-Factor del 2008 ed assunto a fama internazionale, cui spetta inaugurare la rassegna con una scaletta di celebri colonne sonore,
compreso un particolare omaggio a Ennio Morricone.
(...)
In: www.teatro.it, 3.12.2021
I SeiOttavi arrivano a Treviso per la quarta e ultima puntata della XVII edizionedi VivaVoce Festival, in calendario all’Auditorium del Sant’Artemio sede dellaProvincia di Treviso sabato 4 dicembre alle ore 20.45.
Una chiusura in grande stile dopo le tre date di successo che hanno accompagnato ilpubblico di appassionati e non per tutto il mese di novembre. I SeiOttavi, gruppo nato nel2005, hanno collezionato numerosi premi e apparizioni radiofoniche e hanno portato lamusica a cappella all’ampia platea televisiva partecipando alla prima edizione di X-Factornel 2008.
È attesa una chiusura in grande stile per il VivaVoce Festival 2021 questo
sabato 4dicembre alle ore 20.45
all’Auditorium del Sant’Artemio sede della Provincia diTreviso. Protagonista assoluta sarà la musica a cappella in una delle sue miglioriespressioni grazie alla bravura e alla vivacità dei SeiOttavi, formazione nata nel 2005. Uno spettacolo che promette di incantare il pubblico, tanto di appassionati quanto dicuriosi, con una performance coinvolgente di grande stile. Attingendo a un ampio e originale repertorio, nel corso degli anni i SeiOttavi hanno conquistato un consenso direspiro internazionale, mentre in patria sono saliti agli onori della ribalta grazie a una fortunata partecipazione a X-Factor nel 2008; recentemente hanno curato la musica de le Rane di Aristofane in diretta primetime su RaiUno insieme a Ficarra e Picone. Sul palco del VivaVoce Festival porteranno il loro stile unico e la creatività che li contraddistinguonoper chiudere degnamente la diciassettesima edizione della kermesse trevigiana curata da Andrea Trevisi. Prima di loro tre date di successo partite il 6 novembre con i divertentissimi Mezzotono e a seguire il sound moderno dei Rebel Bit il 13 novembre, due spettacoli andati in scena al BHR Hotel Treviso; infine, il 27 novembre il ritmo italiano degli Alti & Bassi sempre all’Auditorium del Sant’Artemio.
Con i migliori gruppi vocali tuttitricolori la cultura musicale è tornata a farsi sentire a Treviso, conquistando un pubblicoaffamato di buona musica cantata dal vivo.
“Questa edizione era una vera scommessa e possiamo dire che la stiamo vincendo – commenta Andrea Trevisi, direttore artistico del VivaVoce Festival – ci auguriamo cheanche la data dei SeiOttavi trovi un importante riscontro di pubblico: nelle precedenti serate si è percepito il desiderio di tornare ad ascoltare la musica dal vivo e sono certo che i SeiOttavi ci regaleranno la migliore chiusura possibile per questa edizione”.
In: www.notizieplus.it, 2.12.20221
Debuttano giovedì 12 Dicembre al Teatro Posta Vecchia di Agrigento i I Sei Ottavi con lo
spettacolo Vocal Christmas. Lo spettacolo attraversa l’immaginario musicale dei diversi
luoghi della terra in determinati periodi storici. Di questo immaginario si racconta della
nascita- invenzione della vocalità, rimandandola e omaggiandola coralmente attraverso i
brani del periodo natalizio.
I SeiOttavi – contemporary a cappella sono un gruppo di sei voci che hanno fatto del
contemporary a cappella il loro modo di esprimersi. L’esecuzione è caratterizzata, oltre
che dalla polifonia, dalla riproduzione, con le soli voci, di effetti strumentali, sonori,
onomatopeici e di mouth-drumming e beat-box.
Debuttano su scala nazionale in “W Radio Due” (Fiorello e Baldini) e “Scatole Cinesi” su
Rai Radio Due e “Notturno Italiano” di Radio Rai International. Raggiungono la loro
massima partecipando alla prima edizione italiana di X-Factor in onda su Rai Due nel
periodo marzo-giugno 2008. La loro cifra stilistica si impone al grande pubblico e da
allora dona al gruppo un’identità artistica insostituibile.
Oggi il gruppo svolge una costante attività concertistica su tutto il territorio nazionale. Ed
in questo loro tour natalizio fanno tappa ad Agrigento.
In: www.agrigentooggi.it, 5.12.2019
E’ un buon prodotto teatrale.
Si prova a far ridere, si interpreta, si balla e si canta.
Ecco, si canta.
Perché mentre la comicità ha dei feedback non classificabili perché sono personali, adattabili al momento, alle
sensazioni, al contesto, la bravura musicale si presta ad un ritorno immediato, nel senso che se sei bravo, gli
altri non possono non accorgersene.
In comune la musica e la comicità hanno “il tempo”. Il tempo che detta il ritmo delle battute alle quali dovrebbe
seguire la risata che però non sempre arriva; e poi il tempo, impeccabile nel cantato a cappella, che nell’opera
“Le rane di Aristofane” – in scena a Roma al teatro Eliseo fino al 9 dicembre – è affidato a degli strepitosi
SeiOttavi che hanno dato – a mio avviso – un contributo impeccabile e geniale alla messa in scena.
Io non ho mai avuto un particolare rapporto con la comicità, infatti durante lo spettacolo – che ho visto durante
la prima dello scorso 27 novembre – ho riso “controtempo“, quando non rideva nessuno, forse perché è vero
che alcuni dettagli della comicità non sempre si nascondono nel tempo della battuta, ma anche negli accenni ad
essa, e dunque alcune scene mi sono sembrate più accattivanti di altre.
Protagonista della pièce il collaudato duo comico Ficarra e Picone, che interpretano rispettivamente il Dio
Dioniso e il suo schiavo Xantia, che intraprendono un viaggio nell’oltretomba per riportare in vita Euridipe, al
fine di salvare la poesia dal declino. Lo spettacolo diretto da Giorgio Barberio Corsetti che ne ha curato la
regia, è ben articolato, molto fedele all’opera a cui si sono ispirati, e vi è al suo interno una buona alternanza tra
momenti esilaranti e altri in cui spiccano momenti riflessivi.
Certo rendere comica un’opera del 405 a.C. non è facilissimo ma il tentativo è riuscito, se si pensa alla coralità
con la quale è stato concepito il riadattamento. Le scenografie sono essenziali ma esaustive, i costumi
adeguati alla comicità e il movimento creato dalle parti ballate sulle musiche dei SeiOttavi hanno creato un
dinamismo che era necessario, considerato che il testo racconta di un viaggio e di tutto quello che esso
comporta in fatto di incognita.
L’alternanza della parte recitata e quella raccontata con la voce, i testi e le musiche originali dei
SeiOttavi, decreta il successo dell’intera opera. L’audio in platea era impeccabile e pertanto si è potuto
scorgere tutte le sfumature dei sei cantanti, che non sono solo padroni della tecnica a cappella e di
impeccabile intonazione, ma anche di una presenza scenica degna di nota. Sei voci – Germana Di Cara
Soprano, Alice Sparti mezzosoprano, Kristian Andrew Thomas Cipolla tenore, Ernesto Marciante tenore,
Vincenzo Gannuscio baritono e Massimo Sigillò Massara basso – che non solo cantano, dando un senso ai
testi, ma intrappolano l’attenzione del pubblico che si adagia in quel senso armonico, che nei controcanti ben
eseguiti, racchiude una modalità sonora che si sposa con la capacità interpretativa.
L’aspetto comico dell’opera si districa maggiormente nel rapporto tra Dioniso e il suo servo, che sembrano
bisticciare in continuazione e poi hanno bisogno l’uno dell’altro. Un viaggio nell’aldilà dove si viene traghettati,
ci si imbatte in equivoci, ci si scambia di ruolo e poi si assiste a quella che – per come l’ho percepita – è una
delle parti più belle della pièce, quella che vede in scena due bravissimi attori che sono Gabriele Benedetti e
Roberto Rustioni che interpretano rispettivamente Euridipe ed Eschilo, che si sfidano a suon di versi, appesi ad
una bilancia che dovrebbe decretarne il vincitore, ma Dioniso, che si trova a fare da giudice in questa disputa,
malgrado fosse sceso negli inferi per riportare in vita Euridipe, sceglie invece Eschilo, che ritiene in grado di
salvare Atene dal decadimento. Sceglie il bene collettivo al proprio personalissimo gusto. In questo passaggio,
Salvo Ficarra è credibile senza essere troppo comico e Valentino Picone, è spiccatamente comico e
accattivante.
Lo scambio di battute, quel reciproco canzonarsi dei due drammaturghi è molto ben gestita. Rustioni mi è
sembrato in una serata di grazia.
Pertanto quel viaggio che inizia con lo scopo di salvare la tragedia, finisce per trasformarsi in un tentativo di
salvare una città in declino.
Non è difficile riscontrare un’analogia con l’attuale periodo storico, il legame con l’attualità è piuttosto
evidente, spiccato. Ma forse è solo perché fin dagli albori, politici buffoni e corrotti sono sempre esistiti.
Il lavoro del regista dimostra come è possibile forgiare un’opera antica rendendola pronta per i tempi nostri,
sfruttando la comicità come porta per far passare un messaggio antico che però è sempre attuale e soprattutto
come uno spettacolo può essere di qualità senza essere per forza anacronistico; si può ridere oggi, su testi
antichi.
Ottimo anche il giovane cast in scena.
Uno spettacolo che si presta a far ridere ma che porge spunti di riflessione, che da spazio all’arte, alla bravura e
che mostra come non si possa mai prescindere dalla cultura e l’opera teatrale, se fatta bene, quella cultura la
calca in pieno.
Simona Stammelluti
In: www.sicilia24h.it, 29.11.2018
Al Teatro San Ferdinando di Napoli in scena fino al 18 novembre "Le Rane" di Aristofane, regia di GiorgioBarberio Corsetti con Ficarra e Picone
Che dire, ogni volta che vedo
Le rane del gran vecchio, aristocratico ed arcigno,
Aristofane, forse il capolavoro suo più grande, così evidentemente scisso nelle due parti che compongonoil
benedetto testo, la prima immaginario viaggio in fondo all’Inferi del dio Dioniso e del suoservo
Xantia alla ricerca d’un poeta che salvi la patria, la seconda tutta invece fondata su unasorta di
estetica politica utile al tempo dell’Autore, fruttuosissima per noi contemporanei, ognivolta che vedo
Le rane, dicevo, fin dai tempi del liceo, non posso guardarne la prima partesenza impedire che mi venga in
mente un altro immaginario viaggio che per me si coloradell’insinuante, evanescente, emotivo sapore del ricordo.
Così, pure stavolta, mentre ieri sera guardavo quest’ultimo allestimento dell’annosa commedia,messo in scena al
Teatro San Ferdinando di Napoli per la regia di Giorgio Barberio Corsetti, presentata l’anno scorso al Teatro Greco di Siracusa,
non ho potuto fare a meno di ricordare qualcosa visto da bambino e poi ripetuto più volte nel tempo, la Cantata dei pastori,
popolare e popolano ricordo del viaggio di Maria e Giuseppe verso Betlemme e del parallelo, in particolareil parallelo
plebeo percorso dello scrivano Razzullo e del barbiere Sarchiapone tra spiriti iniziatie diavolacci, ostesse e camerieri,
bastoni e padelle, vino e tarallucci, villana versione diLestrigoni e Sirene, Ciclopi e Meduse che costellano il viaggio di dei,
eroi ed uomini nella vita. Infondo, non è così improbabile – anzi, è il contrario – che Andrea Perrucci conoscesse il testo de
Le rane e se ne sia servito come base di partenza, tra epica e divertissement, carne e spirito, permetter su il suo teatro religioso.
Perché poi, a ben pensarci, il vecchiaccio aveva già inventato tutto: il padrone altezzoso eidealista, schizoide e astenico, e il suo servo
furbo e sfaticato, picnico e ciclotimico,costituiscono da allora, più che uno stereotipo, l’archetipo degno e persuasivo
della solidarietà umoristica infinitamente riproposto, come un multiplo riprodursi sempre diverso ed identico,in letteratura alta e bassa,
da don Chisciotte e Sancho Panza a Totò e Peppino, da Pantalone ed Arlecchino a Franco e Ciccio, giù giù nel tempo fino a
Ficarra e Picone, imprestati alla scena classica da quella televisiva, con risultati, in fondo, non disprezzabili.
In un periodo di cambiamenti, inquietudini e incertezze, di instabilità politica, di dubbi sullademocrazia e sulla sua capacità
di assicurare, in uno, partecipazione dei cittadini, solidità econtinuità delle scelte politiche, rettitudine dei governanti,
trasparenza e condivisione delleopzioni civili e sociali, Aristofane scrisse Le rane come segno di contraddizione, abbandonando la feroce
ed esplicita satira politica per un apparente disimpegno,un’ideale immersione nel mondo delle favole, mandando Dioniso a cercare nell’Ade,
con lo sguardo rivolto ad un glorioso passato, Euripide – morto da appena un anno – che,dicono, avrebbe potuto, con un ampio gesto di
prestidigitazione, come si trattasse distupefacente magia, ridonare alla città valori e decoro. Succede, in fondo, in tempi didifficoltà,
quando sembra che il presente non offra abbastanza, commetter la follia diriandare indietro nel tempo, guardare speranzosi ad un passato
supposto migliore, acercar motivi di (ri)fondazione della coscienza civile di una città, di un nazione, di un popolo.
In realtà Aristofane – e come dargli torto – la pensava diversamente, Aristofane parlava, a chisa intenderlo, di politica,
Aristofane faceva politica in modo diretto, nell’unico modo in cui il suoteatro sapeva e poteva e sapeva di poter fare, offrendo
cioè allo spettatore uno strumento di straniamento, analizzando il mondo “in maniera che divenga maneggevole”, piuttosto che ricorrere
all’immedesimazione e alla catarsi. In questo senso la discesa agli inferi – mai mondo dell’aldilà è stato descritto così simile a quello
dei vivi – sa restituirci un più nitido e terso sguardo sul mondo, i suoi innegabili vizi, le sue non scontate virtù, scevro d’ogni gravame e
inutile fardello.
Piuttosto che “attualizzare” in qualche modo il testo, grazie alla nuova traduzione di Olimpia Imperio, e ce ne sarebbe stato modo e verso
di farlo, l’idea di Barberio Corsetti è stata invece quella di puntare sulla contaminazione di genere, di rileggere il testo, e il testo integro,
con obliquo sguardo, continuamente ammiccante, sia nella prima parte, in cui abbondanoelementi di comicità “straniata”, costituendo Aristofane,
per dirla con Luciano Canfora, uno degli “avamposti mentali” di Bertold Brecht, sia nella più complessa seconda parte, in cuil’occhio visionario
del regista ha maggior modo di dar fondo al proprio ricco potenziale.
Così alcune sequenze vengono “riprese” da un solerte filmmaker (le riprese video sono di Igor Renzetti) che compare in scena col suo treppiedi e
immediatamente inviate ad uno schermoche provvidamente, cinematograficamente, ostentatamente, scende dall’alto per “far cinema” in contemporanea
al teatro, consentendo allo sguardo dello spettatore entrambe leopportunità, offrendogli, oltre alla possibilità che già possiede, grazie al
dispiegarsi pieno dell’intero “paesaggio” teatrale, anche l’inquadratura (che è lo sguardo e la scelta e il vissuto delregista), il primo piano,
la sequenza.
Così, ancora, certo modo di vestirsi e di muoversi dei personaggi è francamente fumettistico, siguardi all’abbigliamento di Dioniso/Ficarra
nella prima parte (i costumi sono firmati da Francesco Esposito), apparentemente bizzarro perché altro non è che il risultato di una
sintesi cartoonistica di certe caratteristiche del dio in quel momento, con l’uso contemporaneo della veste muliebre (o della sua stilizzazione)
al di sopra dei pantaloni, dalle babbucce che nesuggeriscono l’origine orientale, a quella che dovrebbe essere la testa e la criniera del leone di
Nemea, indossata come copricapo infatti anche da Eracle, da cui si reca per prender consiglio prima di scender all’Ade ed emulare quindi la sua
impresa; si guardi pure a Eaco (FrancescoRusso), il custode delle chiavi dell’Ade, così somigliante nell’abito e negli atteggiamenti e nella rabbia
da picchiatore al Bluto rivale di Popeye, all’Ancella di Persefone del tutto simile alla sua Olivia, si guardi al clima generale di quest’Ade che
sembra clonato – nelle sue sbilenche case (scarne, visionarie, poetiche, le scene di Massimo Troncanetti), nei suoi personaggi dall’umore nero,
fin dal Caronte dalla lunga barba bianca – dalla penna di Guido Martina e dalla matita di Angelo Bionetto dell’Inferno di Topolino.
Così, preponderante è la presenza della musica, partitura integralmente vocale che accompagna, sottolinea, accarezza, accoglie, l’intero spettacolo,
dovuta al gruppo musicale “SeiOttavi” che esordisce con lo stranito coro brekekekèx koàx koàx del gracidare blues alle lunadelle rane, simili a
Blues Brothers verdevestiti, che dà il nome alla commedia. In seguito l’ottimo gruppo canta – e balla – tutti i cori, anche con la presenza del
corifeo Gabriele Portoghesi, in un crescendo che è musical, commedia musicale, sagra paesana, balletto televisivo. Contaminazioni e sincretismi,
alto e basso, tragedia e commedia, kitsch e visionarietà sonopresenti anche nella seconda parte, dove Dioniso, smessi i panni clowneschi in favore
di una classicissima porpora, dovrà giudicare quale dei due poeti trapassati, il più vecchio Eschilo o il più moderno Euripide, potrà meglio
aiutare la città dei vivi a riprendersi.
Eschilo (Roberto Rustioni) veste gli scuri abiti della tradizione classica, un po’ bigotta e tronfia, ma onesta e leale; è calvo, porta con fierezza
una lunga barba rabbinica, spiccio nei modi, un po’ antipatico. Si erge a protagonista di un sentire sublime e ideale che si incarna in personaggi
d’enorme statura – nello spettacolo grandi marionette che vengono manovrate con abilità, sorvegliate da Marzia Gambardella – modelli d’ineguagliabile
virtù verso cui ogni cittadinodeve tendere: se per il bambini c’è il maestro, per gli adulti ecco il poeta, che educa e spingecon la poesia verso
magnifiche sorti e progressive. Euripide (Gabriele Benedetti) ha invece il piglio d’un ironico biancovestito capelluto con sciarpa rossa, un po’
pirata un po’ signore, dalla poesia “democratica” che si occupa di tutti, donna o schiavo, vecchio o ragazzo, anche lui rivendica di predicar
l’educazione come rivoluzione – che gli viene rinfacciata però come corruzione – insegnando regole sottili, allenando la gente a guardare, capire,
sospettare, andare oltre le apparenze della supponente retorica.
Dioniso sembra amico di Euripide – Aristofane di Euripide amico non fu mai – ma è chiamato a giudicare imparzialmente, di fronte allo sguardo
del ciclopico Pluto che riempie una casa intera, chi sarà degno di accedere all’aldiquà, con una cerimonia che è un’esatta psicostasia al contrario,
che vede l’entrata in scena d’una gigantesca, illogica, fantasmatica stadera, macchina dell’impossibile che non pondera i cuori ma i poeti stessi,
non le anime loro, ma la loro poesia, in una copia perfetta della rappresentazione dell’egiziano Libro dei Morti. Sarà Eschilo a prevalere, dopo
alterni risultati, e a tornare sulla terra a ridar vigore ai vivi: impresa che non deve aver prodotto poi gran che, se è vero che l’anno dopo la
rappresentazione de Le rane, Atene perderà la guerra del Peloponneso contro Sparta e, definitivamente, la sua libertà.
E quando, proprio alla fine, il filmmaker proietta un vecchio filmato bianco e nero del ’68 del potere all’immaginazione – un giovane Pasolini
(che sia lui l’Euripide?) che rende omaggio, intervistandolo, ad un vecchio Ezra Pound (lui sì che è l’Eschilo) – sai come in fondo quelricordo,
a metà strada tra struggimento e smemoratezza, ci dia l’esatta misura di quanto ilvecchio Aristofane, con le sue aristocratiche e tradizionaliste fisse,
in fondo si sbagliasse, e cirestituisca l’esatta cognizione anche del nostro inevitabile e improvvido errore, quandoalziamo i toni, come
in un pantano un diffuso e sommesso gracidar di rane, senza poter osaper riconoscere, reciprocamente, la potenziale, infinita, multiforme,
discorde difformità dellabellezza.
Luigi Paolillo
In: www.fermataspettacolo.it, 13.11.2018
Grande successo di pubblico per “Le rane” di Aristofane, lo spettacolo che ha aperto la stagione 2018/19
del Teatro San Ferdinando di Napoli, in scena fino al 18 novembre 2018. In questa nuova versione
teatrale, con la traduzione di Olimpia Imperio, la collaudata coppia di comici palermitani Ficarra e
Picone, protagonisti della commedia, sono diretti dal regista Giorgio Barberio Corsetti. Il riallestimento
dello spettacolo, prodotto dall’I.N.D.A. (Istituto Nazionale del Dramma Antico), è curato dal Teatro
Biondo di Palermo insieme al Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale, Fattore K.
Di certo il teatro San Ferdinando ha una platea più piccola rispetto al teatro di Sicarusa dove la scorsa
estate abbiamo visto lo spettacolo in tv, certo è che la suggestiva scenografia è stata contenuta negli
spazi del teatro napoletano e gli attori hanno regalato una performance corale di tutto rispetto. Tutto il
cast ha lavorato in maniera sinergica, colmando lo spettacolo che senza pause dura un ora e quaranta
minuti, senza annoiare lo spettatore moderno ad oggi sempre più distratto.
Salvo Ficarra veste i panni del Dio del Teatro Dionisio (pasticcione e sbruffone) e Valentino Picone quelli
di Xantia (servo scaltro e lamentoso). I due si avventurano negli Inferi allo scopo di riportare in vita il
drammaturgo Euripide per cercare di salvare la tragedia dall’oblio. Con l’aiuto di Eracle e di Caronte
ritroveranno Euripide che sta litigando furiosamente con Eschilo, in quanto ognuno dei due si ritiene
superiore all’altro nello scrivere tragedie. Inizia una gara poetica in versi che non sarà determinante per
la scelta finale. Dioniso, che fa da giudice, decide che risulterà vincitore assoluto chi dei due darà il
miglior consiglio su come salvare la città di Atene dal declino nel quale versa. Eschilo darà un consiglio
pratico, che gli permetterà di essere riportato in vita da Dioniso.
Ci troviamo di fronte a un’operazione, perfettamente riuscita, che punta a dare all’originale testo
Aristofane un nuovo modello stilistico più consono ai tempi moderni. La missione era “svecchiare” un
racconto risalente a ben 2500 anni orsono e lo spettacolo ci riesce perché la storia si ripete, anzi non
cambia, a mutare tutt’al più sono solo i personaggi ma le vicende restano le stesse. Non ci vuole molto a
paragonare la situazione a quella che il nostro Paese sta vivendo oggi.
La commedia ha vari registri di lettura, e suscita nel pubblico vari e contrastanti stati d’animo. Il primo è
quello dell’incredulità di trovarsi di fronte a un’irriverente testo del 405 A.C. che ci fa riflettere sulla forza
ambigua e contraddittoria del potere politico, e sul valore dell’onestà e correttezza in tutti i campi. La
seconda considerazione riguarda il ruolo benefico della cultura che può fornire un argine al degrado e
salvarci dalla barbarie in atto. Con l’ironia e la comicità, a volte scurrile, si affrontano temi di grande
attualità ancora oggi validi.
Uno spettacolo ricco, corale, con un nutrito cast di bravissimi attori: Salvo Ficarra, Valentino Picone,
Valeria Almerighi, Gabriele Benedetti, Gabriele Portoghese, Giovanni Prosperi, Francesco Russo, Roberto
Rustioni, Roberto Salemi, Elvio La Pira, Roberta Giordano, Chiara Cianciola, Mariachiara Pellitteri.
Le musiche dal vivo sono dei “Sei Ottavi” che cantano a cappella un inedito repertorio scritto
appositamente per la rappresentazione. Essi accompagnano, con sonorità che spaziano dal genere
classico a quello moderno, il viaggio dei due validissimi comici nell’oltretomba, vestendo i panni delle
Rane che gracidano poesia (brekekeke-koaxkoax), e degli “Iniziati” che rappresentano il popolo critico e
scontento. Le funzionali scene sono di Massimo Troncanetti, i costumi di Francesco Esposito, le riprese
video di Igor Renzetti, le luci di Marco Giusti, Marzia Gambardella maestro di marionette, assistente alla
regia Fabio Condemi. Applausi a scena aperta da parte del pubblico in sala.
Le Rane, sfrondato dagli anacronismi, dimostra che per il genere comico può esistere una manifattura a
lunga conservazione, che consenta di ridere anche oggi, e consapevolmente, di un testo classico.
“Le rane è una commedia sempre attuale – commenta Valentino Picone – e Aristofane è grande perché
è contestualizzabile sempre. Se la faremo tra vent’anni sarà uguale, ci sarà sempre un politico che
cambia casacca, un popolo che vota solo per interessi personali”.
“Le rane – prosegue Ficarra – è una commedia che fa ridere e riflettere, un equilibrio che non è così
facile da ottenere. È un mix di componenti che genera uno spettacolo popolare ma alto”.
Marco Assante
In: www.corrieredellospettacolo.net, 13.11.2018
Con il debutto in prima nazionale al Teatro
Biondo di Palermo della nuova edizione dello
spettacolo Le rane di Aristofane, interpretato da
Salvatore Ficarra e Valentino Picone, che il
regista Giorgio Barberio Corsetti ha riallestito
per i teatri all'italiana dopo lo straordinario
successo al Teatro Greco di Siracusa, è partito
il 25 ottobre 2018 una tournée nazionale che
vedrà i SeiOttavi in scena a Palermo, Napoli,
Roma, Genova, Brescia, Empoli, Pescara e
Ancona.
Il riallestimento dello spettacolo, prodotto
dall'INDA - Istituto Nazionale del Dramma
Antico, è curato dal Teatro Biondo di Palermo insieme al Teatro Stabile di Napoli - Teatro
Nazionale e Fattore K.
I SeiOttavi firmano ed eseguono dal vivo le musiche che accompagneranno il viaggio dei due
comici nell'oltretomba, vestendo i panni delle Rane e degli Iniziati.
Riuscire a far ridere con un testo di 2500 anni fa, il senso della scommessa è tutto qui: prendere
il testo di Aristofane, un vecchio pezzo d'argenteria teatrale, e lucidarlo fino a farlo splendere
nuovamente, come se fosse appena forgiato. Le Rane, sfrondato dagli anacronismi, dimostra
che per il genere comico può esistere una manifattura a lunga conservazione, che consenta di
ridere anche oggi, e consapevolmente, di un testo classico.
Aristofane ne "Le Rane" affronta la Commedia con toni sarcastici, sardonici e quasi sempre
amari. Il tema è quello della Città, Atene, che vince la guerra contro Sparta, ma che, nei fatti,
vive un periodo di profonda sconfitta, per decadenza, per abbandono dei principi sociali e morali.
La disputa tra Eschilo ed Euripide, è il pretesto per la denuncia dell'allontanamento della società
dai valori della poesia e dell'arte che regolano lo sviluppo dei popoli.
Nasce su questa premessa la musica de "Le Rane": sonorità da commedia, certo, senza però
trascurare una profonda "serietà" confacente ai temi trattati.
Quando intervengono le Rane a infastidire Dioniso nel suo viaggio verso l'Ade, la musica è
sfottente e irritante; "saltella" da una modernità sciocca ad ammiccanti citazioni anacronistiche. Il
suono rispecchia il gracidare a volte volgare e irriverente, a volte simpatico e scanzonato, a volte
intimidatorio.
Il coro degli Iniziati invece ha tutto un altro sapore. Gli Iniziati sono il popolo critico e scontento.
Arriva da lontano e si fa sempre più presente come un gigante che fa tremare la terra con il suo
passo inesorabile. Ballano ma non sono felici, si ubriacano ma sono moralisti, intervengono
quasi sempre contro il più debole e cambiano continuamente idea. A volte sono comici, ma la
comicità ha dietro sempre qualcosa di serio, di grave.
I SeiOttavi nello sviluppare le atmosfere delle musiche di scena e dei cori, spaziano da sonorità
più classiche, quasi da corale, a quelle più moderne. La varietà dei suoni non tradisce
l'atmosfera generale della scrittura, che risulta essere sempre molto evocativa di un tempo
lontano in cui però si tratta di temi di grandissima attualità.
In: www.fattitaliani.it, 4.11.2018
Ho avuto la sensazione che una scorreggia di cacca all’aglio aleggiasse in platea, tanto sono stati capaci
Ficarra e Picone nel favorire l’immedesimazione in Le Rane, di Aristofane, traslato al presente. Ieri
sera è andato in scena, in prima al Teatro Biondo di Palermo ma già di successo al Teatro greco di
Siracusa in tempi, quasi, non sospetti.
Sarà stato un vicino che aveva problemi di stomaco? Una
scorreggia di cacca all’aglio assolutamente casuale?
Oppure i cessi del Biondo che si sono rotti
inopinatamente? Può darsi. Ma l’immedesimazione
nell’attraversare un mare di cacca all’aglio prima di
arrivare all’inferno senza speranza, nel quale è
sprofondata l’Italia di oggi, c’è. Eccome.
Tanto più che andare all’inferno e tornare con un
fantasma del passato è l’obiettivo di Dionisio, Ficarra
(senza lunghi capelli però), insieme a Santia (o Xantia), Picone, sempre ironico e sorridente (anche
Aristofane scrisse questa commedia nel 405 Avanti Cristo. In piena crisi ateniese, morale e culturale,
prima ancora che materiale. Tanto era il mare di merda nel quale era sprofondata che, se si voleva
recuperare un poco dell’antica gloria, si sarebbe dovuti scendere nell’Ade, nell’inferno. A resuscitare un
grande del passato. Il gracchiare di rane, nell’attraversare la merda, avrebbe forse sancito
un’incomprensione di fondo: si impiccavano gli eroi che avevano vinto la battaglia navale per Atene, e
si glorificavano gli inetti. Non ci si capiva più nulla.
Ma chi resusciterà l’uomo? Chi resusciterà il mondo dei clown e del teatro al cospetto della storia? Chi
resusciterà il circo della politica sovranista e spettacolare piagata dalla diffusione di notizie false? Non
è detto che i clown decidano di resuscitare il meglio. Così, nell’Atene di allora come nell’Italia di oggi, si
resuscitano i criminali di guerra, i Badoglio, i Graziani, i kapò nazisti, la pelata con divisa: il peggio. E i
nipotini dei kapò nazisti, i topi di fogna di oggi, tornano a galla facendo capolino accanto al remo di
Caronte.
Persino Eschilo, il prescelto, ricorda qualcosina di quel
mondo. Forse le sue battute sono trite? È l’attore? No. È il
personaggio, è la realtà. Dopotutto, potrebbe non essere il
peggio. Ma un monito lo è, che l’altro, potrebbe essere,
anche lui, il peggio.
“Mi sono cacato addosso”, lancia Ficarra-Dionisio al
servo Picone-Santia, non meno pavido e sempre più
succube. Prima di pulirsi in scena e dar la propria merda
al popolo quale souvenir di dio dell’estasi, del vino,
dell’ebbrezza e della liberazione dei sensi. Godono,
Ficarra e Picone, dei loro cliché e della loro fama. Ed è
giusto così. Ma i palermitani avranno capito? Ne dubito.
Non solo perché in un teatro greco, e persino in TV, la
commedia messa in scena da Giorgio Barberio Corsetti è
probabilmente più accattivante. Ma soprattutto perché in
questa frontiera europea che si è data all’autolesionismo
da tempo immemore, oggi la scorreggia di cacca all’aglio non è comprensibile da tutti.
Il teatro, infatti, è capace di coinvolgere persino le narici solo se queste sono adatte a capire l’olezzo
umano. Ma quando ci si fanno le nasche, ci si fa il naso, anche la più efferata puzza, nuova o antica,
non si sente più.
Commedia sì, dunque, ma dal sapore di tragedia. Greca, all’occorrenza. Incompresa, tra uno scroscio di
applausi e l’altro, all’occorrenza.
Incomprensibile, anche in queste righe, per chi non ha né occhi, né orecchi, né narici. Perché, oltre al
mare di merda, c’è anche l’aglio. Corrosivo e disinfettante, ma solo in superficie. Quasi a confondere, a
speziare con profumino d’appetito. Così che i cuochi di notizie false, anche oggi, possano portare nel
baratro chiunque essi vogliano. O per lo meno la maggioranza.
Grazie anche a un coro di “rane” dalle capacità musicali straordinarie e a una costruzione scenica
consone alle doti di ricerca del regista, Le Rane nell’adattamento di Giorgio Barberio Corsetti è
dunque da non mancare, a patto che lo si legga con tutti i sensi di percezione, comprese le orecchie e le
narici.
Gabriele Bonafede
In: www.maredolce.com, 26.10.2018
Il teatro greco protagonista nel sabato sera di Rai 1 con Ficarra e Picone.
Una serata epocale, talmente grandiosa che stasera non sembrava nemmeno di essere sintonizzati su Rai1: Ficarra e Picone sono stati i protagonisti della migliore proposta televisiva dell’estate 2018 – ma forse anche dell’anno – con la messa in scena de Le Rane all’interno del Teatro Greco di Siracusa.
Quando mi era stato proposto di occuparmi del liveblogging – che brutta parola nella recensione della riproposizione di una commedia greca – non vi nascondo che ho fatto dentro di me i salti di gioia: al liceo classico ho amato la letteratura greca, e soprattutto la commedia. Ma onestamente non mi aspettavo una serata capace di farmi addirittura piangere dall’emozione.
Difficile trovare difetti a una serata davvero perfetta, a cominciare dall’eccellente traduzione di Olimpia Imperio, docente di Letteratura greca dell’Università di Bari, un ateneo che ha dato tanto allo studio dei classici dell’antichità (qualcuno potrebbe vedervi un conflitto di interessi avendolo frequentato, ma in realtà ho studiato Lettere con indirizzo Giornalismo). Una traduzione che ha reso estremamente contemporaneo il linguaggio, rendendolo accessibile anche al telespettatore che non ha frequentato il liceo classico.
Meravigliosa la regia teatrale di Giorgio Barberio Corsetti, ineccepibile la regia televisiva di Duccio Forzano, con l’inserto finale del dialogo tra Pier Paolo Pasolini ed Ezra Pound, come a suggellare una serata televisiva colta come non si vedeva da tempo.
E poi che dire di Ficarra e Picone, semplicemente straordinari e ingiustamente sottovalutati tra Gabibbi e cagnolini. Il duo ha tutto il tempo per mostrarci quanto possano ancora stupirci come in questa serata di inizio settembre.
Menzione a parte per un gruppo vocale reduce da una vecchia edizione di X Factor, i Sei Ottavi – ovvero le Rane – che al momento della loro apparizione intonano un “dio delle paludi” che richiama il “dio delle città” di Uomini soli, brano dei Pooh vincitore del Sanremo 1990. Ho amato alla follia.
Una serata indimenticabile per riscoprire il teatro greco ma soprattutto Aristofane, che con il suo prendersi gioco dei colleghi oggi sarebbe gli Elio e Le Storie Tese. Grazie, mamma Rai.
In: www.tvblog.it, 1.09.2018
La casbah sonora dei Seiottavi, il gruppo palermitano a cappella che spazia da Bach ai Goblin, da Mozart a Morricone, si chiama Vuccirìa, proprio come lo storico mercato della metropoli siciliana immortalato da Renato Guttuso. Dopo aver ispirato un pluripremiato cortometraggio musicale, cui ha fatto seguito un disco omonimo, adesso dà il nome allo spettacolo «C’è Vuccirìa», che l’ensemble vocale presenta mercoledì 25 aprile (ore 20), al Teatro van Westerhout di Mola di Bari, per le Stagioni dell’Agìmus (Associazione Giovanni Padovano Iniziative Musicali) dirette da Piero Rotolo all’interno della Rete di musica d’arte Orfeo Futuro. La formula è quella del Family Concert, con condizioni di accesso agevolate per i nuclei famigliari.
Germana Di Cara, Alice Sparti, Ernesto Marciante, Kristian Andrew T. Cipolla, Vincenzo Gannuscio e Massimo Sigillò Massara si muovono nel tempo e nello spazio con la loro orchestra vocale. E toccano anche l’universo di Brahms, Rota, Sherman, Randazzo, Chilcott, Anderson, Emerald e Jenkins, per creare quello stesso meltin’ pot di cultura e culture rappresentato da Palermo, città impegnata nel ruolo di Capitale italiana della Cultura nel 2018, anche nel segno della Vuccirìa, considerata ancora oggi da molti palermitani il vero cuore pulsante della città, nonostante le trasformazioni che questo luogo, da sempre crogiuolo di colori, odori e rumori, ha dovuto subire negli anni. Perché nella sua intrinseca poliedricità, la Vuccirìa riamane a tutt’oggi un modello archetipico di multiculturalità, un luogo magico in cui tutto è possibile, in cui gli opposti convivono: l’antico col nuovo, il sacro col profano, il casto col licenzioso, il reale col fantastico.
In: www.baritoday.it, 23.04.2018
Soddisfare le aspettative di un pubblico ampio senza cedere per questo alla tentazione del
mero intrattenimento non è una sfida semplice. Le vie che paiono a prima vista più facili –
come quella di scegliere un nome di richiamo, meglio se consacrato da cinema o televisione
– spesso rivelano fiato corto e prospettive strette. Per questi (e altri) motivi, la scelta di
assoldare Salvo Ficarra e Valentino Picone per l’ultimo appuntamento del ciclo di
rappresentazioni classiche al teatro greco di Siracusa è parsa a molti una trovata furba, e tutta orientata al botteghino.
Ma chi ha avuto la possibilità di vedere Le rane di Aristofane (esaurito per la
maggior parte delle poche date, dal 29 giugno al 9 luglio) si è trovato di fronte un “piatto”
complesso e bilanciato, capace di tenere insieme ingredienti apparentemente
contraddittori: la regia misurata e poco propensa all’effetto di Giorgio Barberio Corsetti,
una coppia rodata di comici televisivi, e un testo stratificato e pieno di riferimenti come Le
Rane.
Lo spettacolo dimostra, fin dai primi istanti, il coraggio di cambiare qualche regola del
gioco. Vedere l’ampio palco siracusano (spesso sovraccarico di strutture e orpelli) quasi del
tutto sgombro è una prima sorpresa: la bella scenografia di Massimo Troncanetti si
costruisce per gradi sotto gli occhi del pubblico, senza cedere all’ansia di creare meraviglia a
ogni costo. Anche Ficarra e Picone si concedono un inizio quasi in minore, percorrendo
l’ampio spazio circolare in un cauto botta e risposta: sono il dio Dioniso e il suo servo
Santia, che cercano una via per scendere nell’Ade. Il rapporto dialettico servo/padrone tra i
due personaggi (propositivo e un po’ borioso il primo; scansafatiche, furbo e lamentoso il
secondo) ben si adattano alle consuete dinamiche del duo; e da questo punto di vista il testo
aristofaneo – che non lesina botte e schermaglie verbali – sembra vestire a pennello sulla
coppia siciliana.
Ma Le rane offrono ben più di una oliata partitura comica, e richiedono al regista e ai
protagonisti un deciso intervento interpretativo. Il viaggio negli Inferi ha come obiettivo
quello di riportare sulla terra un poeta tragico, e a Dioniso toccherà fare da giudice tra
Eschilo ed Euripide, scegliendo chi tra loro è in grado di apportare maggiore beneficio alla
polis. Ma se lo spettatore ateniese di allora ben conosceva i due autori che applaudiva ogni
anno a teatro, come si può oggi rendere fruibile la complessa kermesse letteraria? Barberio
Corsetti sceglie di non proporre forzate attualizzazioni, e tenta piuttosto di marcare i due
‘tipi’, lasciando il pubblico libero di sviluppare eventuali analogie: l’Euripide di Gabriele
Benedetti è un dandy con foulard rosso, mentre l’Eschilo di Roberto Rustioni vanta una
lunga barba da rabbino, e un cappotto nero e cupo come il suo carattere.
Solo alla fine, quando l’immaginario dello spettatore ha ormai avuto modo di procedere per
libere associazioni, Corsetti consegna la propria visione: ed ecco apparire su uno schermo il
giovane Pasolini e il vecchio Ezra Pound, in un brevissimo spezzone di intervista che chiude
lo spettacolo.
L’atteggiamento cauto e rispettoso nei confronti del testo mostrato da Corsetti contagia gli
stessi Ficarra e Picone, che si concedono solo pochi (e applauditissimi) ‘fuori programma’,
per rientrare immediatamente nei binari dell’originale. La traduzione di Olimpia Imperio,
attenta alle dinamiche del comico, consegna agli attori e al pubblico una drammaturgia
dall’ottimo ritmo, con riuscite aperture metateatrali, e del tutto priva di certe pruderie
traduttive che impediscono ancora oggi di apprezzare gli aspetti più grevi e pepati della
commedia antica. Ma perché allora non aggiornare o tagliare – almeno in fase di creazione
del copione – certi riferimenti minuti alla società dell’epoca (come Iofonte e Toricione, e
altri sconosciuti)? I pochi appuntamenti drammaturgici mancati, non tolgono comunque
l’impressione di uno spettacolo del tutto contemporaneo: tanto sul piano dell’estetica per
nulla archeologica dell’allestimento, quanto su quella dei modi e dei ritmi attorali.
Fondamentale, in questa prospettiva, anche l’apporto del gruppo musicale “Sei Ottavi”, al
quale si deve una partitura sonora tutta vocale che accompagna l’intero spettacolo: il
celebre coro onomatopeico delle Rane (“brekekekèxkoàxkoàx”) prende così vita in un
motivetto irriverente e leggero che si insinua nelle orecchie degli spettatori, mentre l’ottimo
Corifeo Gabriele Portoghese guida le danze del Coro degli Iniziati. A emergere, in definitiva,
è un ben assestato lavoro di squadra: gli applausi calorosi rivolti all’intera compagnia
confermano come queste Rane non vadano considerate uno show costruito a tavolino per
due divi del piccolo schermo, e come la scommessa di parlare a un pubblico ampio e
composito si possa considerare vinta.
Il tema della commedia aristofanea, del resto, incoraggia riflessioni fuori e dentro la scena:
il dibattito infero ha come oggetto proprio il ruolo dell’arte in relazione alla polis, e la
capacità del teatro di incidere sulla vita (e sui gusti) del cittadino. E oggi? Quale Eschilo
andrebbe premiato per la sua capacità di parlare alla comunità? Ed esiste un teatro capace
di comunicare alla polis nella sua interezza?
Maddalena Giovannelli
In: www.doppiozero.com, 13.07.2017
Ideata in un momento di crisi irreversibile della democrazia ateniese,
"Rane" si presenta come un unicum, un approfondito ragionamento
metateatrale sulle caratteristiche della migliore drammaturgia, l’arte che
nasce nella Grecia antica come terreno privilegiato del confronto politico.
La storia prende le mosse proprio dall’assodata mancanza di poeti degni
tra i viventi, tale da indurre lo stesso dio del teatro, Dioniso, in compagnia
del fedele servitore Xantia, a discendere agli inferi per recuperare il
‘prediletto’ Euripide: l’attesa coppia Ficarra e Picone, scrutata con
curiosità al varco di prova dei classici, sviluppa così nei primi due terzi del
lavoro una memorabile catabasi infernale, in cui il perfetto afUatamento
nella gestione dei tempi scenici si accompagna alla scioltezza della verve
satirica, punteggiata di trovate esilaranti e di ironia pungente. Una
comicità che sconUna a tratti nello sketch cabarettistico, nell’ambito di un
lavoro di regia teso a riprodurre lo spirito caustico della commedia
antica: svegliare le menti, scandalizzare per incitare le coscienze, rendere
consapevoli a Un di bene.
Tra cori antichi ed invettive a suon di musical
Anche la componente corale, tradizionale depositaria dello spirito
contestatario della commedia, risulta soggetta ad un inedito
sdoppiamento: il rumoroso (ma brevissimo) gracidio delle rane-cigni -
emblema del valore sacrale della poesia - nella potente performance
dell’ensemble canoro dei SeiOttavi; e il coro propriamente detto, degli
iniziati ai misteri eleusini, con le sfolgoranti, suggestive elaborazioni di
sequenze coreografiche ad opera del corpo degli allievi dell’Accademia
«Giusto Monaco». Nella calibrata responsione tra coro e corifeo (un
ispirato Gabriele Portoghese), la voluta citazione del musical
contemporaneo conferisce energia ai contenuti dell’opera, riecheggiati
pure dalla corposa tessitura sonora della pièce: un’ardita ed
emozionante trasposizione dei metri poetici in melodie rigorosamente
eseguite a cappella, nell’intento di restituire al dramma antico quella
fondamentale componente musicale per noi ormai perduta.
Il poeta: educatore o critico delle storture sociali?
Toccherà a Dioniso sciogliere l’annosa querelle che scuote l'oltretomba,
dove Euripide pretende di scalzare dal trono di miglior poeta il
magniloquente Eschilo, in quanto molto gradito «al popolo dei furfanti»,
per aver concesso a tutti gli uomini, senza distinzione di ceto sociale, pari
diritto di cittadinanza nei propri drammi. Al contrario - lo rimbecca
Eschilo, portavoce della prospettiva reazionaria dell'autore - il poeta, alla
stregua di un buon maestro che forgia la mente del popolo incolto, deve
fornire saldi esempi di virtù trovandone degno corrispettivo formale.
L’esortazione ai «buoni consigli» dei poeti assume nelle «Rane» i tratti di un
coloratissimo patchwork di riferimenti a prodotti culturali molto lontani tra
loro: un inno al potere rigenerante del dire poetico che, nell’originale
rilettura del regista Barberio Corsetti, abbandona il radicalismo ideologico
in nome di un’ideale mediazione in vista del bene comune: come nelle
pregnanti parole pronunciate da Ezra Pound, nell’emozionante Ulmato
conclusivo, in cui Pier Paolo Pasolini lo invita alla riconciliazione: «Pax tibi,
pax mundi».
In: www.teatro.it, 4.07.2017
Siracusa - Commuovere. Fra tutti i verbi è forse quello più improbabile.
Eppure necessario. Giorgio Barberio Corsetti ha dato vita a uno spettacolo
potente nelle Rappresentazioni Classiche di Siracusa. Sua la scelta di
chiedere a Ficarra e Picone di recitare nel ruolo di Dioniso e del servo
Xantia, rendendo appetibile al grande pubblico la commedia. Il rischio?
Scadere nell'oleografia, nello show televisivo. Nulla di più lontano. I comici
palermitani si sono fatti plasmare dal regista, mantenendo i loro caratteri
riconoscibili, Valentino Picone, il mamo, il buono e stupido della coppia,
Salvo Ficarra il cinico e cattivo.
Ma in questa impaginazione
scontata si intersecano grandi
trovate registiche, che fanno
della messa in scena de Le
Rane una mediazione culturale
audace fra adesione ai testi
originali greci e fruibilità per un
pubblico di diversa
consapevolezza e
preparazione.
Le Rane di Aristofane
gracchiano al ritmo dei SeiOttavi, gruppo che canta a cappella incarnando
un coro d'avanguardia, inatteso e dominante la scena.
Eschilo ed Euripide, quasi un
Mario Biondi e un novello
emulo di Federico Fellini,
conquistano la cavea creando
un'altra coppia di comicità
involontaria che sovrascrive sul
solco dei due comici dichiarati.
Testo greco, freschezza della
traduzione, scenografie fungibili
e di effetto uniscono la loro
forza a quella dell'ingresso in
scena della telecamera e di uno schermo televisivo gigante, che
permettono di imprimere i momenti topici con grandi trovate tecnologiche.
Unica pecca? Forse la durata,
un'ora e cinquanta minuti,
tuttavia necessari per dipanare
un racconto antico, fatto di
sguardo ironico alla
Democrazia, una cosa
inventata da quelli che
cambiano partito ogni due
mesi.
Il finale, pasoliniano, alza, con
un solo tocco d'ala, il tono della
commedia, dove a giganteggiare è il regista. Giorgio Barberio Corsetti.
In: www.ragusanews.com, 1.07.2017
Convince la lettura di Giorgio Barberio Corsetti, conquista la straripante comicità di Ficarra&Picone.
A una democrazia, a un Paese in crisi cosa serve? Un leader formidabile? Un partito che
riformi lo Stato secondo giustizia? Di più: un poeta. Un poeta che sappia parlare al popolo,
aiutarlo a costruire la democrazia, a non farsi buttare fumo negli occhi dai demagoghi (oggi
li chiamano populisti), a non farsi intossicare dalle falsità (oggi le chiamano “fake news”, o
“fatti alternativi”), a non farsi incantare dai doppiogiochisti e voltafrittate (questi li
chiamano anche oggi come allora li chiamavano i Greci: politici). All’Atene stravolta del suo
tempo Aristofane aveva proposto, nella commedia “Le rane”, del 405, proprio al limitare
della storia della città (che solo un anno dopo soccomberà a Sparta), un orizzonte di
speranza: il recupero, dall’Ade, di un defunto “salvatore della patria”. È questa la “missione”
di Dioniso e del suo servitore Santia, che nello spettacolo conclusivo del 53. ciclo di
rappresentazioni classiche dell’Inda al Teatro greco di Siracusa hanno i volti di un
celeberrimo duo comico, siciliano doc: Salvo Ficarra (Dioniso) e Valentino Picone (Santia).
Autentici antieroi, vigliacchi quanto basta e continuamente alle prese coi bisogni, gli
appetiti e le emissioni del corpo, i due trasferiscono nelle parole di Aristofane – tradotto in
modo agile, mai banale e con abili “attualizzazioni” da Olimpia Imperio – il loro repertorio
di duetti, punzecchiature e provocazioni reciproche, lamentazioni paradossali e battute, con
gustosa in!essione palermitana, che il pubblico riconosce da subito (godendosela un
mondo).
Ed è la prima, sottile trama tesa dalla intelligente regia di Giorgio Barberio Corsetti, che
tiene le "la d’uno spettacolo pieno d’inventiva, in cui il gioco del rovesciamento dei mondi,
tipico della commedia, si dilata nel rovesciamento ulteriore del viaggio nell’Aldilà. Luogo
non meno chiassoso, violento e “indiavolato” dell’aldiqua.
E la parte più divertente è proprio il viaggio di Dioniso-Ficarra e Santia-Picone "no all’Ade
(dopo un gustoso “passaggio” dal muscolare Eracle di Roberto Salemi), e all’incontro coi
suoi bizzarri abitanti (tra cui il Caronte di Giovanni Prosperi, il Plutone di Dario Iubatti – ma
perché Plutone e non Ade, se è Zeus invece di Giove? – l’ostessa di Francesca Ciocchetti,
Platane di Valeria Almerighi, Eaco di Francesco Russo). Anzitutto il coro delle Rane, in
verde squillante e occhiali neri, il cui gracidio inarrestabile e dissonante è una autentica,
formidabile rassegna dei generi musicali: il gruppo canoro dei SeiOttavi (Germana Di Cara,
Vincenzo Gannuscio, Alice Sparti, Kristian Andrew Thomas Cipolla, Massimo Sigillò
Massara ed Ernesto Marciante) è di una bravura travolgente nel trascorrere, con le sole voci,
dallo swing al pop, dal jazz al folk. Facendoci riscoprire quello che sapevamo già: quanto il
teatro antico fosse musica prima che parola. E come si possa “inventare” una musica che
contenga, della commedia, tutta la ricchezza e le dissonanze.
In una scena continuamente composta e scomposta alla bisogna (opera di Massimo
Troncanetti), Dioniso e Santia, sempre presi nel loro dialogo-schermaglia, incontrano anche
il coro degli iniziati (i bravissimi allievi dell’Accademia d’arte del dramma antico intitolata a
Giusto Monaco), il popolo un po’ “arancione” (i costumi di Francesco Esposito sono quelli
della folla anonima di oggi) un po’ newage, sempre pronto a invocare o inveire, a danzare o
dannare (ottimo il corifeo di Gabriele Portoghese): il popolo che, secondo Aristofane,
bisogna ammaestrare e guidare, e solo il logos può farlo, attraverso il teatro e i suoi poeti. E
infatti, se pure meno direttamente comico, il vero cuore concettuale e scenico della
commedia (così come è del testo, preziosissima e raf"nata prova di critica letteraria,
miniera di citazioni e vero e proprio confronto tra visioni del mondo e della poesia) è,
appunto, l’agone tra Eschilo (un ruvido ed ef"cace Roberto Rustioni) ed Euripide (un
Gabriele Benedetti in sciarpa rossa e mossette che ricorda un certo preciso archetipo d’
“uomo di spettacolo” contemporaneo).
Tra le incursioni comiche di Dioniso-Ficarra e Santia-Picone, la “messinscena nella
messinscena” con le perturbanti marionette di Einat Landais (ispirate alle sculture
“materiche” di Gianni Dessì, costruite da Carlo Gilè e “coreografate” da Marzia
Gambardella), gli spiazzanti video girati in scena da Igor Renzetti e proiettati sullo schermo
– i faccioni di Dioniso-Ficarra, i versacci di Santia-Picone, l’happy-hour-orgia di Euripide, i
cipigli grifagni di Eschilo – in una contaminazione di piani e linguaggi di estremo rigore e
abilità, la commedia raggiunge l’acme, il calor bianco del suo messaggio politico, l’ultimo
che Aristofane cercò di mandare alla sua sventurata città, forse quello che possiamo
distillare anche oggi per noi.
E dalla sarabanda e dal caos emerge una nitida immagine "nale, af"data allo schermo e alla
sua capacità di riportare in vita (proprio come accade nella commedia, forse come fa
sempre la poesia): appaiono Ezra Pound e Pierpaolo Pasolini, in uno storico incontro del
1967, una “paci"cazione” fra mondi poetici diversi, fra un Eschilo e un Euripide, conclusa
dalle parole di Pound: «Pax tibi... pax mundi...». Eccolo, il messaggio di Aristofane. E'
arrivato.
In: www.gazzettadelsud.it, 1.07.2017
Erano molto attesi al debutto in un testo classico e i due attori siciliani non hanno
deluso le aspettative del pubblico; molto apprezzate le musiche e la performance
del coro.
Applausi a scena aperta e tante risate ieri al Teatro
Greco per il debutto de "Le Rane" di Aristofane per la
regia di Giorgio Barberio Corsetti. Ficarra e Picone
hanno apposto il loro inconfondibile marchio sulla
commedia di Aristofane e hanno reso totalmente
"propri" i personaggi di Dioniso e Santia. D'altra parte la
commedia ben si attagliava alle loro personalità e alle
loro caratteristiche. Ogni battuta è stata pienamente
permeata dal loro modo di essere sulla scena. E anche
per questo non hanno deluso le aspettative del
pubblico che ieri sera ha affollato la cavea del Teatro
Greco: secondo quanto rende noto l'Inda sono stati
circa 3.000 gli spettatori. Accattivanti le musiche dei
SeiOttavi (Germana Di Cara, Vincenzo Gannuscio,
Alice Sparti, Kristian Andrew Thomas Cipolla, Massimo
Sigillò Massara, Ernesto Marciante) che hanno fatto
parte anche del coro di rane della palude infernale e dei
sacri iniziati, le cui performance sono state apprezzate
e molto dal pubblico.
“Nelle rane - racconta il regista Corsetti - si raccontano
con nomi e particolari espliciti le vicende di una città in
crisi dove il teatro sembra agli sgoccioli e la politica e il
vivere comune minato dagli interessi particolari".
Aristofane allora racconta il viaggio all'inferno di Dioniso
e Santia per riportare in vita Euripide, ma proprio
all'inferno si svolge la disputa tra Eschilo ed Euripide
che si contendono il titolo di migliore. "E' una disputa -
dice ancora il regista - tra due poeti ma soprattutto tra
poetiche visioni del mondo, dunque il senso stesso del
teatro viene messo in gioco, il rapporto tra teatro e
mondo”.
La traduzione del testo di Aristofane è di Olimpia
Imperio, la scena di Massimo Troncanetti, i costumi di
Francesco Esposito. Di grande suggestione le
marionette ispirate alle sculture di Gianni Dessì e realizzate da Einat Landais mentre
Marzia Gambardella ne ha curato la direzione dei movimenti e Carlo Gilè la
costruzione.
Un brevissimo video con un estratto dell’incontro a Venezia, nel 1968 tra un giovane
Pier Paolo Pasolini e il poeta americano Ezra Pound ha chiuso lo spettacolo. Poi
pubblico in piedi e lunghi applausi per tutti.
In: www.siracusapost.it, 30.06.2017
Aristofane lo sapeva già. Quando nel 405
a.C. mette in scena “Rane” in occasione
delle feste Lenee, Aristofane sapeva che
Dioniso e Xantia sarebbero stati Salvo
Ficarra e Valentino Picone. Aristofane sapeva
che il suo Dioniso, viscerale – nel senso di
movimento di viscere- e provocatorio avrebbe
trovato nella baldanza di occhi e movenze di
quella maschera comica naturale che è Salvo
Ficarra la sua forma. E sapeva anche che
l’archetipo di tutti i servi, dal servus callidus di
Plauto a Sancho Panza ( pensiamo al mulo di Cervantes e troviamo il somaro di Xantia),
affaticato dal lavoro e dal padrone avrebbe avuto lo sguardo incantato e saggio di Valentino
Picone. Protagonisti indiscussi di “Rane”, Ficarra e Picone dominano la scena del comico nel 53°
ciclo di spettacoli classici del Teatro greco di Siracusa con un’interpretazione senza sorprese
perché tutti e due sono quel teatro e quella commedia. E il regista di questa edizione di “Rane”,
che ha debuttato con successo ieri con repliche fino al 9 luglio, Giorgio Barberio Corsetti, ha
costruito intorno a loro (anche allungando la presenza in scena di Xantia- Picone) il palcoscenico
mondano pensato da Aristofane per il viaggio agli Inferi del dio del teatro e del vino. “Nato da un
otre divino” si presenta Dioniso- Ficarra e già nel primo sfacciato gioco di parole l’identificazione è
perfetta: con una sorta di effetto straniante nella commedia del travestimento (Dioniso si traveste
da Ercole, Xantia e Dioniso si scambiano vesti e frustate) si celebra l’identità. D’altronde la
commedia di Aristofane è la messinscena di una ricerca d’identità: una città, Atene, in crisi
per il triste epilogo della battaglia delle Arginuse (406 a.C.), per la restaurazione della democrazia
delle “facce di bronzo, vagabondi, paltonieri, e figliuol’ di paltonieri, tutta roba intrusa…”, per la
morte dei grandi poeti Sofocle ed Euripide, cerca di salvare la propria identità di supremazia
militare e politica sul mondo greco. Aristofane colloca la salvezza della città, tema comune alle tre
rappresentazioni classiche di quest’anno a Siracusa, nel regno di Ade e la deriva dalla parola
dell’intellettuale.
La regia di Barberio Corsetti è corale,
colorata, musicale e fedele alla sua
contaminazione di linguaggi (visività e uso
delle macchine sceniche) e salda i due
mondi, dei morti e dei vivi, mettendo in
orizzontale ciò che Aristofane aveva
verticalizzato. Il mondo dei morti di Corsetti è il
riflesso del mondo dei vivi. Appianano i due
mondi i costumi contemporanei e molto belli di
Francesco Esposito, la scenografia movente e minimal di Massimo Troncanetti ancor più vivificata
dall’uso dei video (i primi piani sugli attori annullano la dicotomia maschera-volto) e delle
marionette carnescialesche e imponenti di Einat Landais; e rendono merito al verso di Aristofane
“E chi sa se non è morte la vita?” rivolto da Dioniso a Euripide nella seconda parte della
commedia. “Rane” è divisa in due parti. La prima, il pàrodos, è la discesa agli Inferi: Dioniso,
travestito da Ercole, in compagnia del servo Xantia va nel regno dei morti per riportare indietro
Euripide e salvare il teatro dalla decadenza: bussa alla porta di Ercole (un troppo enfatico
Roberto Salemi impegnato in una lotta ginnica di dubbia resa con Caco), incontra un morto,
Caronte e il coro di ranecigni, arriva nella casa di Plutone e qui busca botte, ostesse e ospitalità
(brave Francesca Ciocchetti e Valeria Alberighi e il portiere Francesco Russo) finché al cospetto
di Plutone si trova a dirimere la disputa tra i poeti.
Comincia la seconda parte, l’agòn, che è la
prima vera pagina di critica della letteratura:
Euripide ed Eschilo (interpretati con garbo e
generosità da Gabriele Benedetti e Roberto
Rustioni) prima combattono a suon di prologhi e
“ampolline”, di lingua preziosa e archetipica (di
Eschilo) e lingua comune e realistica (di
Euripide), di modelli amati dalle Muse e capaci
di educare ai grandi ideali (Eschilo) e di
rappresentazione del reale (Euripide, per
Corsetti una sorta di predecessore della
“nouvelle vague”), di severità morale (Eschilo) e indulgenza per i vizi (Euripide). La bilancia,
letteralmente portata in scena – questa, insieme alle marionette, la trovata scenografica più bellapende
anzi appende i due tragici in una situazione di equilibrio, finchè dal tema letterario si passa
a quello politico. Dioniso chiede ai due poeti la parola ultima per salvare la città. Vince Eschilo
che non predica la rivoluzione bensì la mitificazione: concedere agli intellettuali la parola ultima,
quella “che l’alma brama” è la scelta di Dioniso. E di Corsetti, che in omaggio alla ”libertà
necessaria” del testo appronta un altro gioco dei simillimi dopo quello comico tra divino e umano
di Ficarra-Dioniso e Picone- Xantia: spostando nelle sembianze il passato sul presente
Eschilo ed Euripide diventano Ezra Pound e Pier Paolo Pasolini. Il filmato dell’ultimo minuto
della celebre intervista in cui Pasolini legge al grande poeta americano i versi sulla vanità “Aver
raccolto dal vento la tradizione antica…perché qui l’errore è in ciò che non si è fatto” stringono
davvero un patto: tra le parole poetiche (Eschilo è Pound, ossia la poesia del sublime come
salvezza), tra il mondo di sopra e quello di sotto (il corpo materia del linguaggio nel mondo delle
anime), tra la commedia e la tragedia (Dioniso e le sue maschere). Trovato così nel finale il senso
della regia di Corsetti, che si affida alla lettera del testo di Aristofane grazie a una preziosa
traduzione di Olimpia Imperio capace di esaltare la gestualità delle parole greche e la cantabilità
del verso aristofanesco.
“Rane” è una commedia difficile e composita. Corsetti, che forse avrebbe potuto operare qualche
riduzione per snellire i tempi dello spettacolo, è riuscito di sicuro nell’intento di fare della
complessità un “gran teatro del mondo” puntando sulle scene di massa (i cori) e sulle situazioni
comiche (in questo Ficarra e Picone si confermano mattatori, degni eredi di tutto l’espressionismo
comico dai lazzi alla sottigliezza ironica, sbracati o sottili come modula il testo stesso nelle due
parti); giocando sui travestimenti anche in senso metalinguistico: nella gara l’irrompere del reality
televisivo e dell’orgia felliniana (?) per estremizzare la visione di Euripide si affianca alle ombre di
dei ed eroi di Eschilo, gigantesche marionette. Riuscitissime le scene del coro: quello degli
iniziati (bravissimi gli attori dell’Accademia del dramma antico e il corifeo Gabriele Portughesi) e
soprattutto il coro delle rane.
I SeiOttavi, autori anche delle musiche,
restituiscono al canto delle rane la centralità più
volte fraintesa nella esegesi del testo. Non
aveva altro titolo Aristofane per la sua
commedia sul linguaggio perché il
“Brechechechè, coà, coà” delle rane ribalta la
sua eco nella seconda parte del testo e Corsetti
non solo rende visibili le rane ma ne affida la
voce a uno swing delizioso e alla voce a
cappella del gruppo palermitano. Un azzeccato
pastiche risulta alla fine il quasi musical di
Corsetti, capace di mescolare in una gradevole messinscena quelle scurrilità della commedia e
impennata aulica della tragedia che compongono “Rane” di Aristofane.
In: www.barbadillo.it, 30.06.2017
E' un inno di gloria al
teatro greco e alla sua poesia "Le Rane" di Aristofane, la
speranza che il teatro abbia, ieri come oggi, in sé, gli
anticorpi della rinascita di una civiltà dilaniata dalla
volgarità e dal sopruso. La battaglia delle isole Arginuse fu
per gli ateniesi ciò che Caporetto fu per gli italiani. Una
orribile disfatta.
Avevano vinto, almeno per il momento, ma avevano
perso 5000 uomini e 25 navi, né i corpi in mare erano stati
salvati. E dopo ogni sconfitta, i responsabili si dileguano, i
politici si vaporizzano, nascondendosi dietro intrighi, false
testimonianze, processi pilotati. Questo è il contesto che dà
vita a "Le Rane" di Aristofane, in scena al Teatro Greco di
Siracusa fino al 9 luglio. Commedia, solo in apparenza e
solo per il linguaggio sboccato, irriverente, qui nella bella e
colta traduzione di Olimpia Imperio. Commedia dunque
molto seria, l'ultima grande avventura del teatro greco del V
secolo a.C., per rappresentare un mondo infernale, non
quello dell'aldilà, ma quello di un aldiquà rissoso, volgare,
dove i peggiori sono destinati a vincere, dove la corruzione
e il malgoverno incalzano. La bella regia di Barberio
Corsetti sa bene come restituire questo eccesso di
modernità, la polis è allo stremo, oggi come allora, la
politica è terreno degli scontri tra fazioni.
Governare? Non se ne parla, ma litigare, dividersi,
questo sì, e il risultato è un mondo ultra contemporaneo in
scena. "Un mondo squadernato" avrebbe detto Dante,
restituito dai costumi senza tempo di Francesco Esposito.
Ficarra e Picone, nei panni di Dioniso il primo, codardo
quanto basta, accompagnato dal lamentoso Santia, dalla
risata contagiosa, sono esilaranti.
Insieme sviluppano la giusta e ben nota comicità. E
questo spettacolo li consacra attori a pieno titolo, senza
etichette, perfettamente a loro agio con il testo greco. La
scena di Massimo Troncanetti è costruita a vista. I sei ottavi
cantano a cappella, con un corposo numero di deliziose
citazioni musicali, divertenti, bravissimi, con un invidiabile
swing, Dioniso spaccone, vanta il coraggio che non ha e se
serve si rifugia dal pubblico. Il coro degli iniziati accenna a
una lenta samba, tutti in rosso e arancio, sono i puri di
cuore che accusano gli impostori che ancora infestano la
città. Il divertimento super è che il dio Dioniso, cosi truce
in Euripide e in tutta la cultura occidentale, qui diventa una
macchietta. Applauditissimo anche Gabriele Portoghese,
autorevole corifeo. Di bell' effetto la comparsa di Plutone
che sorveglia la sfida tra Eschilo e Euripide. Aristofane non
risparmia nessuno e Barberio Corsetti si diverte proprio,
Euripide sembra uno di quei registi che non metterebbero
mai il naso fuori senza una sciarpa rossa, gay, che non
rispetta gli dei. E infatti vince Eschilo e sarà la poesia a
salvare Atene. Colpo di scena nel finale: nello schermo, che
tanto piace al regista, compaiono Pasolini ed Ezra Pound,
riportati in vita da Corsetti. Applausi e urla da stadio.
In: www.ansa.it, 30.06.2017
Tra ville e giardini, inaugura il territorio di Occhiobello
Occhiobello. Sound, ritmo, armonia; da Mozart a Piovani, da Rota a Disney, mirabolanti capriole vocali, per una serata di spettacolo e
divertimento, usando come strumento soltanto la voce di sei virtuosi cantanti. La pioggia cadeva a tempo
pure quella, durante l’esaltante performance dei SeiOttavi/gruppo contemporary a cappella, che si è
esibito ieri sera (20 agosto), per la rassegna Tra ville e giardini, giunta per la prima volta ad Occhiobello,
sotto la tenda della corte di Villa Savonarola.
Già dall’entrata in scena il gruppo si è conquistato il pubblico, con la voce fuori campo: “I SeiOttavi sono
un animale che utilizza la voce…”; che faceva una presentazione “scientifica”, alla maniera di Quark, ed
in sottofondo i cantanti ad intonare la celebre Aria sulla quarta corda (nota, appunto, come la sigla della
trasmissione Quark nell’arrangiamento dei Swingle Singers).
Le voci dei SeiOttavi fanno armonia, sezione ritmica e strumenti a fiato tutto insieme, generano
meraviglia e stupore; se aggiungiamo un po’ di coreografie e di movimento sul palco, lo spettacolo è
coinvolgente. Il pubblico di Tra ville e giardini, numeroso nonostante la pioggia e l’orecchio ormai
allenato, applaudiva forte e lungamente già dai primi brani. E non poteva essere diversamente perché il
coro, forse meglio definirlo orchestra, ha cantato proprio ad inizio concerto la sua cifra stilistica, Rock
memory, tratto dal loro ultimo album Vuccirìa (2015). Un divertissement, come l’hanno definito, fatto di
un miscuglio improbabile, ma stupendamente possibile tra le arie delle opere di Mozart ed i brani più
celebri dei Queen. Un viaggio nella memoria di ciascuno, cui resister non si può, con Cinematic medley
tratto da Cinematica (2010), un caleidoscopio di temi cinematografici da far esplodere il cuore: azione con
007 James Bond e Mission impossible, il mistero con Twin Peacks e poi Alfred Hitchcock presenta, e
come non volare in groppa al fortunadrago Falkor con La storia infinita e lanciarsi a sfidare le trappole di
rovine Maia con Indiana Jones. E’ poesia l’Amarcord di Nino Rota, Nuovo cinema Paradiso di Ennio
Morricone e La vita è bella di Nicola Piovani. E’ incredibile come i SeiOttavi riescono a ricreare anche le
atmosfere storiche degli anni ‘40, come le canzoni a cappella del terzetto vocale femminile Trio
Primavera, ovviamente con due voci femminili ed una maschile, perché nella formazione SeiOttavi ci
sono solo un soprano ed un mezzosoprano.
Apoteosi della simpatia e della
professionalità che sa prendersi in giro, il canto col pubblico. Platea divisa a fare il tamburo medioevale
“dum” e “tz” per 14 convinti minuti, insieme ai SeiOttavi che cantavano come strumenti a corda e fiato,
per accompagnare un brano poetico attribuito ad Enrico VIII. Lezione pratica di quanto sia difficile tenere
ritmo e voce. Ancora esaltanti medley con le musiche dei cartoni di Hanna-Barbera e Disney e dal magico
film Mary Poppins. Ma non meno coinvolgenti sono i brani originali, come Heaven tratto da Vuccirìa, che
gioca con i Led Zeppelin e l’omelia sacra siciliana, che è la terra d’origine. Un tributo strepitoso a Battiato
con alcuni cult tratti da La voce del padrone (1981) ed un altro a De André. Non poteva mancare una
personalissima interpretazione, che sembra scritta pero loro, del concerto per orchestra e macchina da
scrivere The typewriter di Leroy Anderson. Gran finale con Vuccirìa che rappresenta la vita e le voci del
famoso mercato di Palermo. I SeiOttavi hanno sfoggiato un’enorme cultura musicale ed una vocalità
straordinaria, anche come solisti. La formazione attuale è di sei voci, che cantano insieme solo dal 2014,
cinque palermitani ed un siracusano: Alice Sparti (mezzo-soprano), Germana Di Cara (soprano), Kristian
Andrew Thomas Cipolla (tenore), Ernesto Marciante (tenore), Vincenzo Gannuscio (baritono), Massimo
Sigillò Massara (basso). La loro presenza per inaugurare la partecipazione del comune di Occhiobello a
Tra ville e giardini è stata davvero un battesimo artistico. Per ascoltarli ancora sarà necessario andare fino
a Selinunte (Tp) il 25 agosto o a Roma il 15 settembre.
La rassegna Tra ville e giardini è promossa dalla Provincia di Rovigo, organizzata dall’Ente Rovigo
Festival col contributo di Regione Veneto, Fondazione Cariparo, Consorzio di sviluppo del Polesine e
l’impegno dei 13 comuni ospiti degli eventi. Il concerto finale sarà martedì 23 agosto 2016, alle 21.30, a
Fratta Polesine (Ro), nel giardino di Villa Badoer con Fabio Concato e Paolo di Sabatino in trio.
In: www.estense.com, 21.08.2016
Pura sicilianità, colori, sapori e anche odori dell’Isola. Anzi, in particolar modo, di Palermo e della sua Vucciria. Alla
37esima edizione dello SportFilmFestival i SeiOttavi hanno saputo coinvolgere tutti e 5 i sensi del pubblico con un
solo video.
“Il progetto è nato qualche anno fa per richiamare l’appartenenza dei SeiOttavi a Palermo racconta Ernesto
marciante – Il messaggio che abbiamo voluto trasmettere è che noi viviamo in questa terra nei suoi colori e nei suoi
sapori”.
Un video, quello mostrato alla rassegna cinematografica internazionale, curato nei minimi dettagli: dalla
scenografia ai suoni, passando per i sofisticati riferimenti a Tim Burton. La ragazza, che si vede nella prima scena,
cammina tra i vicoli della città, un luogo grigio, cupo che si trasforma in un universo dominato dai colori Made in
Sicily della Sicilia.
“La metafora dello specchio fa riferimento al fatto di catapultarsi in un altro mondo – prosegue Marciante – Il tutto è
espresso anche grazie alla di!erenza musicale tra un brano e l’altro, che ne spiega proprio l’eterogeneità”.
Vucciria (2015) è il disco che nasce con l’omonimo video e lo spettacolo dei SeiOttavi. Per maggiori dettagli, basta
visitare il sito internet della band www.seiottavi.com, o ascoltarlo sulle piattaforme iTunes e Spotify.
La band è composta da Germana Di Cara (soprano), Alice Sparti (mezzo soprano), Ernesto Marciante (tenor), Kristian
Andrew Thomas Cipolla (tenor and beat box), Vincenzo Gannuscio (bass), Massimo Sigillò Massara (Bass, e!ects and
arrangements) e Carlo “Cello” Gargano (sound engineer). Direttore artistico del disco Gaetano Randazzo.
In: www.livemusicnews.it, 31.07.2016
Konzert von SeiOttavi in der Linzer Landesgalerie.
Den Italienern ist das mehrfach preisgekrönte Vokalensemble SeiOttavi aus
verschiedenen Fernseh- und Radiosendungen bestens bekannt. Am 2. Juni, dem
italienischen "Tag der Republik", konnte Salvatore Troia, Vizepräsident der
österreichisch-italienischen Kulturgesellschaft Dante Alighieri, die zwei Damen
und vier Herren aus Sizilien in der Landesgalerie begrüßen. Unter dem Motto
"Allegro Italiano – Im Zauber der Stimmen" spannten die Sänger einen Bogen
zwischen Klassik und Moderne. Mit unglaublicher Stimmakrobatik imitierten sie
einzelne Orchesterinstrumente als Hintergrund für die in perfekter Harmonie
dargebotenen musikalischen Leckerbissen. Bei einer Nummer schafften sie es
sogar problemlos, genügend Zuhörer zu „orchestraler Unterstützung“ zu
aktivieren.
Von Klassik bis Kino
Nach der Verneigung vor Österreichs größtem Komponisten, dessen ‚Kleine
Nachtmusik‘ den Abend eröffnete, führte die Reise in die Welt des Musicals ("Mary
Poppins"), des Kinos ("Amarcord", "Cinema Paradiso" und "La Vita è bella"), der
italienischen Cantautori (Franco Battiato und Fabrizio De André) und machte das
lebhafte Treiben von Vuccirìa, Palermos historischem Markt, in Form akustischer
Impressionen nachvollziehbar.
Berührende Zugabe
Auf den lautstarken Jubel und anhaltenden Applaus der begeisterten Zuhörer
reagierte das sechsköpfige A Cappella-Ensemble mit zahlreichen Zugaben. Eine
davon war sehr berührend, denn sie vereinte Gesang und Gebärdensprache, mit
der die SeiOttavi kurz zuvor in einem Projekt taubstummen Menschen Musik
nahezubringen versucht hatten. "Wenn diese Gruppe, deren Mitglieder nicht nur
große Stimmen sondern auch ein großes Herz haben, nächstes Mal nach
Oberösterreich kommt, wird auf Grund der Mundpropaganda der Festsaal der
Landesgalerie nicht mehr ausreichen", sagt Luise Gütlinger von Dante Alighieri.
In: www.meinbezirk.at, 13.06.2016
Video ed effetti speciali per Le
streghe di Venezia diretta da
Francesco Lanzillotta, regia di
Giorgio Barberio Corsetti
Dal 29 aprile al Teatro Massimo il
nuovo allestimento dell’opera di
Philip Glass
PALERMO. Video ed effetti speciali
per Le Streghe di Venezia di Philip
Glass, che debutta al Teatro
Massimo di Palermo venerdì 29
aprile alle 20.30, e che sarà in
programma fino al 5 maggio. Un nuovo allestimento dell’opera che il grande compositore americano scrisse nel 2009 ispirandosi a un
libro per bambini di Beni Montresor da cui era stata tratta nel 1995 un’opera-balletto andata in scena a La Scala. Nel 1995 si preferì
riprodurre una registrazione delle parti musicali su nastro magnetico. Nel 2009, la Fondazione Musica per Roma (in co-produzione con
il Ravenna Festival) commissionò a Glass il nuovo arrangiamento, arricchito dai testi di Vincenzo Cerami, scrittore e drammaturgo
recentemente scomparso. In questo nuovo arrangiamento va in scena a Palermo, con l’Orchestra del Teatro Massimo guidata da
Francesco Lanzillotta, direttore appassionato di musica contemporanea secondo cui “suonare i contemporanei è un dovere, oltre che
un grande piacere”.
Il cast vocale è composto da un narratore e cinque cantanti (Gabriella Costa interpreta la Strega e la Fata; Valeria Tornatore è la
Domestica; Gianluca Bocchino è il Re di Venezia; Salvatore Grigoli è L’Orco; la narratrice è Carlotta Maestrini, il bambino-pianta
Riccardo Romeo), nonché dal Coro di voci bianche del Teatro Massimo diretto da Salvatore Punturo cui si aggiungono i SeiOttavi, il
gruppo contemporary a cappella al quale il regista Giorgio Barberio Corsetti – uno dei protagonisti più affermati della scena
contemporanea, reduce dal successo di Cenerentola appena andato in scena al Teatro Massimo – ha affidato il ruolo di una sorta di
mostro “collettivo” che disturba e spaventa il protagonista bambino. Mimi, acrobati e danzatori danno vita ad altri personaggi.
Una fiaba popolata da fate, streghe, maghi, fantasmi, resa con la tecnologia del Chroma Key, che consente di ambientare attori e
oggetti su sfondi virtuali, così come già in Cenerentola. Effetti speciali che vengono realizzati e svelati sul palcoscenico. Il trucco c’è, e
si vede. “È un modo – spiega il regista - di giocare con l'illusione e con la realtà che mi piace molto perché non ha niente a che fare con
i trucchi che ci vengono ammanniti come realtà, ma invece svelano i segreti: fanno vedere come è molto facile truccare le immagini e
farle diventare qualcos'altro”. Di trucco in trucco, si dipana la favola, che si apre con un gruppo di filosofi incaricati di dare un figlio al re
vedovo e con la nascita di un bambino-pianta che – dopo traversie e ricerche - troverà infine il suo posto nel mondo grazie all’incontro
con un suo simile, una bambina-pianta. Tutto condito da feste con bambini-zombie, bambini-ortaggi che finiscono in padella, un
salone di bellezza con torture estetiche per le streghe che si preparano al grande ballo.
“Un mondo creativo che mi sono divertito molto a sviluppare è quello legato al palazzo delle streghe – aggiunge Barberio Corsetti -
dove si dispiega tutta la crudeltà comica. Un po’ come nei cartoni animati quando Tom e Jerry si inseguono e il gatto rimane
schiacciato da una pietra, o Wile E. Coyote precipita e gli casca la pietra in testa. Elementi con cui ci si diverte molto”.
Philip Glass
Con le sue opere, le sinfonie, le composizioni scritte per il proprio ensemble e le collaborazioni a largo raggio con artisti che spaziano
da Twyla Tharp ad Allen Ginsberg, da Woody Allen a David Bowie, Philip Glass ha avuto un impatto straordinario e senza precedenti
sulla vita musicale e intellettuale del suo tempo.
Le sue opere – tra le quali Einstein on the Beach, Satyagraha, Akhnaten e The Voyage – vengono eseguite nei più importanti teatri in
tutto il mondo, con grande richiamo di pubblico. Glass ha scritto musica per pièces di teatro sperimentale e per film che hanno
ottenuto il premio Oscar (The Hours e Kundun di Martin Scorsese), mentre Koyaanisqatsi con Godfrey Reggio e il Philip Glass
Ensemble, rappresenta uno degli esempi più radicali e influenti di unione tra suoni e immagini dopo Fantasia. Le sue collaborazioni,
personali e professionali, con i maggiori artisti rock, pop e di world music prendono avvio già negli anni ’60; tra queste deve essere
ricordata anche la sua relazione creativa con l’artista Robert Wilson. Glass è stato il primo compositore a conquistare un pubblico
vasto e multigenerazionale tanto nei teatri d’opera che nelle sale da concerto, nel mondo della danza e del cinema e anche nella
musica popolare, e il tutto nello stesso momento.
Nato nel 1937, Philip Glass è cresciuto a Baltimora. Ha studiato all’Università di Chicago, alla Juilliard School e ad Aspen con Darius
Milhaud. Scoprendosi insoddisfatto di molto di quel che all’epoca veniva considerato musica contemporanea, scelse di trasferirsi in
Europa per studiare con la leggendaria pedagoga Nadia Boulanger (che ha insegnato anche ad Aaron Copland, Virgil Thomson e
Quincy Jones). Ha lavorato a stretto contatto con il virtuoso di sitar e compositore Ravi Shankar. Tornato a New York nel 1967, vi ha
formato il Philip Glass Ensemble – un gruppo composto da sette musicisti che suonano tastiere e una varietà di legni amplificati.
Il nuovo stile musicale che Glass stava sviluppando è stato soprannominato “minimalismo”. Glass stesso non ha mai apprezzato il
termine e preferisce parlare di sé come di un compositore di “musica con strutture ripetitive”. Gran parte delle sue prime opere era
basata sulla reiterazione estesa di brevi, eleganti frammenti melodici intessuti in un arazzo uditivo. O, per dirla in altri termini, le sue composizioni immergono l’ascoltatore in una sorta di atmosfera sonora che si contorce su se stessa, avvolgendolo e sviluppandosi.
Quel che non è certamente “minimalista” è la quantità di musica che ha creato. Nel corso degli ultimi venticinque anni, Glass ha
composto più di venti opere teatrali per organici ridotti o estesi; otto sinfonie (e altre ne sta creando); due concerti per pianoforte e
concerti per violino, pianoforte, timpani, e quartetto di sassofoni e orchestra; colonne sonore per film che spaziano da nuove partiture
per i classici stilizzati di Jean Cocteau fino al documentario di Errol Morris sull’ex segretario della difesa Robert McNamara; quartetti
d’archi; e un corpus sempre crescente di opere per pianoforte solo e per organo. Ha collaborato con Paul Simon, Linda Ronstadt, Yo-
Yo Ma e Doris Lessing, per citare solamente alcuni. Tiene lezioni, laboratori e concerti in tutto il mondo, sia da solista che con il Philip
Glass Ensemble.
In: www.apemusicale.it, 28.04.2016
L'ultimo album dei SeiOttavi: dal teatro tutta l'emozione del canto a cappella. Suoni,
strumenti e melodie in punta di voce.
Vuccirìa è il terzo album dei “SeiOttavi”, gruppo palermitano di sole voci (Massimo Sigillò Massara, Germana Di Cara, Alice Sparti, Thomas Cipolla, Ernesto Marciante e
Vincenzo Gannuscio) che negli ultimi anni si è imposto nel panorama musicale italiano col canto “a cappella”. Questo particolare genere musicale, molto apprezzato nei paesi
d’oltralpe, nel nostro fatica ancora a trovare una collocazione nel mercato discografico. Vuccirìa ha tutte le caratteristiche per farsene miglior ambasciatore.
Badate: questo progetto non è semplicemente un album d’ascolto: il disco è stato infattoi prodotto in un secondo tempo. Dopo, cioè, che il gruppo vocale ha portato in scena
per i teatri di tutta Europa l’omonimo spettacolo. “Vuccirìa”. Appunto. E Vuccirìa nasce sua volta da un video: immersione musicale nell’intimo empatico del mercato di
Palermo, che si è fatta poi opera da sentire e vedere. “La prima Vocal Opera al mondo” come ha sottolineato Massimo Sigillò dei SeiOttavi. Uno spettacolo teatrale con una
trama, una regia, coloratissime scenografie e costumi, dove il canto a cappella (questa l’assoluta originalità) si fa protagonista indiscusso riproducendo con le sole voci effetti
strumentali, sonori, percussioni, rumori e suoni onomatopeici.
Vuccirìa in siciliano sta per “confusione”, “ammasso di urla”: è il celebre mercato storico di Palermo, che si snoda tra intrecci di vicoli e piazzette. Da ben 700 anni propone
ai passanti pesce, carne, frutta e verdura su grandi lastre di marmo, le “balate”. In questo vivace mercato odori, colori e sapori si sposano con le voci e grida di venditori che
fanno da colonna sonora, una memoria folkloristica tutta da vivere. Ma “Vuccirìa” è anche il coloratissimo “ombelico del mondo” ritratto nel 1974 dal pittore Renato
Guttuso. E proprio da questa rappresentazione prende il là l’opera vocale dell’ensemble palermitano.
Nel timbro dei SeiOttavi l’ascoltatore è trasportato in un viaggio suggestivo, allegro e surreale, fatto di “abbanniate” e rituali made in Sicilia. E’ un racconto armonico che
attraversa a passi esperti le stessa storia della musica, regalando perfino arrangiamenti di famose colonne sonore. Come quelle de “La vita è bella” di Benigni, “Il favoloso
mondo di Amélie” del compositore Yann Tiersen, senza dimenticare un omaggio al rock dei Queen che si intreccia, nelle loro voci, con la punteggiatura onirici del “Flauto
magico” di Mozart.
E’ una commistione di stili lo strumento scenico dei sei palermitani: il jazz sta al tango come il tango al rock. L’opera, come il disco, racchiude e dispensa infinite realtà
sonore. Tutte amalgamate per ritmo e armonia. Si tratta di un lavoro complesso, colto, certosino, curatissimo, ma il risultato è un’esperienza in musica fruibile a tutti,
appetibile ad ogni tipo d‘ascolto. L’essenza stessa del mercato, “Vuccirìa”, cuore che batte da secoli nel petto di Palermo, non è più appannaggio del solo Guttuso, ma prende
vita nelle armonie delle sei voci che gli fanno omaggio.
I SeiOttavi, poliedrici per definizione, portano da dieci anni questo genere sulle strade d’Italia con progetti tra i più variegati. In teatro hanno emozionato con “Sette voci fra i
secoli” e “Il muto a cappella”. Due, invece, gli albi discografici che ne tratteggiano la crescita: “InOnda”, del 2007, e “Cinematica”, edito nel 2010. Nel 2008 il grande
pubblico ha imparato ad amarli grazie a X Factor: “Un’esperienza che - ricorda Massimo Sigillò Massara - ha rappresentato una palestra importante sia per il metodo di
lavoro che per gli strettissimi tempi di preparazione all’esibizione”, e ha permesso al gruppo, aggiungiamo noi, di far conoscere alla nazione d’appartenenza d’una bella realtà
musicale che, a torto, viene spesso più apprezzata all’estero.
Con quest’anno i progetti in essere sembrano, se possibile, ancora più numerosi: da “Cartomatica” che, in collaborazione con la Fondazione Teatro Massimo di Palermo, li
vedrà alle prese con le colonna sonora di immagini e video d’un tempo, a un’opera lirica. Quest’ultima, del compositore contemporaneo Philip Glass e dal titolo di “Le
streghe di Venezia”, li vedrà impegnati dal prossimo aprile con alcune scritte appositamente per loro dallo stesso autore.
Simona Quatrosi in: www.questomeseidee.it, febbraio 2016)
Giovedì 21 gennaio, tra le 22 e le 23, Isoradio ha ospiti in diretta i SeiOttavi con
Lucina Lanzara. Apriranno il 14° Premio De Andrè all’Auditorium di Roma il giorno
successivo. Cantano a cappella (solo voce, senza strumenti) e si esibiranno dal vivo con due
brani di Faber (Fabrizio De André).
I SeiOttavi - CD Vuccirìa
Spettacolo musicale o opera popular rock? Musical o teatro cantato?
Dieci anni di lavoro per arrivare a questa magica sintesi delle arti sceniche.
Vucciria è Opera che nasce da un video. Immersione musicale nell’antico mercato
di Palermo con gli strumenti più nuovi e moderni della tecnologia. Racconto
surreale a più voci che incrocia l’alto e il profano, la Chiesa e la strada, la
tradizione dei pupi e le più moderne animazioni.
Il tutto mescolato in una sfarzosa ed irresistibile sequenza musicale e di immagini
tra Alice nel Paese delle meraviglie e il Mago di Oz.
Si respirano odori e sapori, antiche lingue e tutta la forza di un luogo magico che
resta erede di memorie e tradizioni e ancora oggi il cuore pulsante di una città.
Come dentro i solchi di un antico disco: un po’ Figaro, un po’ Queen. A day in the
opera. Inizio folgorante per questo nuova fatica dell’ensemble Palermitano.
Memoria del rock. Rock memory. Pappageno prende a braccetto Freddy Mercury e
come in un ballo in maschera si immergono nell’antico mercato della città. Gli tieni
compagnia la grazia intrigante di Amelie, i suoi sogni ad occhi aperti, le sue scatole
nascoste nei muri.
Un disco che è come uno scrigno pieno di sorprese e raffinati ricami. Un’autostrada
per il paradiso, parafrasando la grande canzone dei Led Zeppelin, che loro stessi
hanno deciso di riadattare in modo straordinario nel disco.
Proprio così dunque, quando i fasti di una grande Palermo sembrano soltanto una
legenda dimenticata, i SeiOttavi scelgono per il loro nuovo disco di ripartire dal
cuore pulsante della città, la VUCCIRìA. Attraverso uno spaccato d’arte in musica, i
SeiOttavi vogliono attirare l’attenzione di tutta Europa verso un’immagine onirica
che diventa un nuovo punto di vista nei confronti di Palermo.
La Vuccirìa non è solo stata fonte di ispirazione per il grande pittore Renato
Guttuso, ma da oggi anche un disco e dunque un racconto vocale nel quale il
celebre ensemble vocale SeiOttavi ha così mescolato ad arte realtà e fantasia,
immaginazione e storia operistica, tradizioni popolari e fumetto d'autore. Suoni,
colori, sapori, laddove la musica possiede fragranze ed impasti unici nel suo
genere. Un lavoro complesso ma anche estremamente diretto e godibile per tutti i
palati. Opera complessa che ha richiesto anni di lavoro, fin dalla prima al Teatro
Politeama di Palermo nel 2013, poi lungo le vie del tempo nei concerti
dell'ensemble a cappella palermitano. Infine riportato ora fedelmente su disco con
un attitudine da opera rock che affonda nella grande tradizione di questo prezioso
genere musicale, da noi in Italia in fondo davvero poco frequentato. Opera rock
polifonica e corale, rock ed animata.
Scene in costumi e patchwork sonoro di grande impasto ritmico ed armonico.
Girano in costume infatti i SeiOttavi in questa loro terza opera discografica, ma
sono leggerissimi e ironici, pur abbelliti con pizzi e merletti. Moderni cantanti
animati frutto di una fantasia che solo l'opera dei Pupi poteva concepire. Anime
rock corne solo il grande ventre di Palermo poteva sfornare.
Tracklist:
01 Rock Memory
02 Amelie
03 Vucciria
04 Heaven
05 Palladio
06 Gym
07 Notturna
08 Lovely Girl
Biografia
I SeiOttavi sono un gruppo di sei voci che hanno fatto del contemporary a cappella
il loro modo di esprimersi. L’esecuzione è caratterizzata, oltre che dalla polifonia,
dalla riproduzione, con le soli voci, di effetti strumentali, sonori, onomatopeici e di
mouth-drumming e beat-box. Sin dalla loro fondazione nel 2005 i SeiOttavi si
impongono all’attenzione del pubblico per l’originalità del repertorio e
dell’esecuzione ricevendo ampi consensi per i loro spettacoli Sette voci fra i secoli
(2005), Il muto canta a cappella (2006-2007), Around the world (2008-2010) e
Cinematica (2009).
Esce nell’estate 2007 il primo lavoro discografico dei SeiOttavi. “InOnda” il titolo del
lavoro che raccoglie arrangiamenti originali del gruppo ed il primo brano inedito
presentato il 25 luglio 2007 alla trasmissione Matinée – Rai Due.Nella primavera
del 2010 la loro discografia si arricchisce con “Cinematica”: il disco edito dalla
Casa Musicale Sonzogno nasce dall'omonimo spettacolo teatrale prodotto da
Marco De' Conno e raccoglie alcune fra le più belle musiche scritte per il grande
schermo. Nell'estate dello stesso anno esce il CD di “Mons Regalis - L'opera del
Duomo”.
Numerosi i premi e i riconoscimenti ottenuti dai SeiOttavi. Nel 2007 sono stati i
vincitori della prima edizione di Solevoci Competition per la categoria gruppi vocali.
La prestigiosa giuria internazionale presieduta da Kirby Shaw ha assegnato ai
SeiOttavi pure il premio per il miglior brano ed il premio per il programma di
maggior interesse artistico. Al prestigioso concorso internazionale Vokal Total di
Graz (Austria) ottengono il Diploma d’Oro nella sezione Jazz e il Diploma d'Argento
nella sezione Pop. Nel 2010 si classificano al secondo posto nella sezione
Jazz/Pop delXIV Torneo Internazionale di Musica.
Raggiungono notorietà più ampia grazie alla fortunata partecipazione come
concorrenti della prima edizione italiana di X-Factor in onda su Rai Due (marzogiugno
2008). In gara fino alla nona puntata delle dodici previste, i SeiOttavi
affermano la “cifra stilistica” della musica a cappella in Italia introducendola al
grande pubblico.
Il gruppo formato da Germana Di Cara, Ernesto Marcianti, Alice Sparti, Kristian
Cipolla, Vincenzo Gannuscio e Massimo Sigillò Massara, per il video si è avvalso
del regista Michele Di Salle, che ne ha curato concept, sceneggiatura e regia.
In: www.isoradio.rai.it, 19 gennaio 2016)
Ragusa - Dai temi de “La vita è bella” a un medley con le musiche
più belle Disney, per poi passare all’omaggio a Fellini e ai grandi
autori della musica classica. Le sonorità familiari di un
programma tv come Quark accanto ad un omaggio anche a
Morricone, con il tema del “Nuovo Cinema Paradiso”. E poi
ancora cinema, con un passo indietro nel tempo con il trio
Primavera, con “L’allegro fantasma” con l’immortale Totò. Niente
strumenti, solo le voci che in un'armonica polifonia offrono un
suggestivo spettacolo, riempiendo la sala con la loro forza. Ieri
sera al caffè letterario “Le Fate” di Ragusa, un grande successo,
con un caloroso pubblico, tanti applausi e due standing ovation
per i “SeiOttavi”, il gruppo tutto siciliano che canta a cappella. Le
loro voci diventano gli strumenti di un’esecuzione praticamente
perfetta mentre tanti applausi scandiscono ogni brano che si
colora di nuove sfumature e di ritmi inaspettati. La macchina da
scrivere diventa lo spunto per un nuovo brano, nella famosa scena
ispirata a Jerry Louise e ad uno dei suoi film più famosi. Ma in
questo concerto che rientra all’interno della rassegna musicale
“Cafèine mon amour” diretta dal cantautore Carlo Muratori, c’è
spazio anche per Fabrizio De Andrè e la voce diviene anche parola
con "Volta la carta". Si alternano i brani dell'album “Vucciria”, con
pezzi dallo straordinario ritmo, che fanno diventare i musicisti
degli “ambulanti” del famoso mercato palermitano. Un concerto
che per la originalità delle esecuzioni, per l’indiscusso valore
artistico dei componenti il gruppo e per il repertorio scelto in
occasione della esibizione ragusana, si è rivelato essere di grande
interesse e di assoluta novità rispetto anche la stessa
programmazione di questa stagione. Sin dalla loro fondazione nel
2005 i “SeiOttavi” si sono sempre imposti all’attenzione del
pubblico per l’originalità del loro repertorio e della loro
esecuzione ricevendo ampi consensi per i loro spettacoli e a
Ragusa non è stato differente.
In: www.ragusanews.com, 18 gennaio 2016
Si sposta a domenica pomeriggio alle 19, solo per il prossimo appuntamento, la rassegna musicale “Cafèine mon amour” promossa dal caffè letterario “Le Fate” di Ragusa. Il nuovo appuntamento, in programma questa domenica 17 gennaio alle ore 19, vedrà la presenza della nota band “SeiOttavi” realtà emergente del panorama musicale italiano con “Vucciria”. Sin dalla loro fondazione nel 2005 i “SeiOttavi” si sono sempre imposti all’attenzione del pubblico per l’originalità del loro repertorio e della loro esecuzione ricevendo ampi consensi per i loro spettacoli. I “SeiOttavi” sono specializzati nella “musica a cappella” che non prevede l’utilizzo degli strumenti.
L’esecuzione, infatti, è caratterizzata dalla polifonia e dalla riproduzione, con le sole voci, di effetti strumentali, sonori e onomatopeici. Nati nel 2006, i “SeiOttavi” hanno inciso il loro primo disco “Onda” nel 2007, ma sono saliti alla ribalta con la partecipazione alle trasmissioni “Viva Rai Due” di Fiorello e Baldini e X Factor (a quei tempi condotta da Francesco Facchinetti su Rai 2).
In: www.telenovaragusa.com.pdf, 15 gennaio 2016)
Il nuovo anno, sebbene sia ancora nella fase iniziale, si presenta al pubblico del Teatro Massimo già carico di grandi successi, in tutta la loro carica espressiva e la loro forza comunicativa.
Il 2016 è stato salutato con il coinvolgente “Tempo di Gospel South Carolina” e con il più classico ed elegante degli intrattenimenti musicali: il concerto di Capodanno. Nell’ultimo giorno delle festività natalizie, ossia l’Epifania 2016, è andato in scena “CartoComiche”, miscela di multimedialità e recitazione, canto e poesia, suoni e silenzi.
Lo spettacolo ha avuto inizio con una fantastica esibizione del Coro di voci bianche e Coro Arcobaleno del Teatro Massimo in cui i ragazzi, diretti dal Maestro Salvatore Punturo, hanno simulato il crogiolo di suoni che accompagnano l’arrivo della pioggia: tutto mediante un preciso e sincronizzato uso degli strumenti musicali naturali per
eccellenza: mani, piedi e bocca.
Con lo schioccare delle dita si simula il cadere sul terreno delle prime timide gocce di acqua piovana: lente e distanziate, esse si fanno sempre più forti e fitte fino a preannunciare un acquazzone rappresentato da mani che sfregano e battono le gambe che, a piccoli saltelli successivi, simboleggiano roboanti tuoni accompagnati da
lampi fatti da fasci di luce. A poco a poco la tempesta, giunta al suo culmine, volge verso
la quiete per terminare definitivamente dopo due intensi cicli.
A seguire il gruppo SeiOttavi fa da colonna sonora alle numerose clip proiettate sullo sfondo a cui fa da cornice la struttura di un’antica televisione anni ’60. Ecco che “CartoComiche” ci riporta alla tv di ieri doppiando ritmicamente la sigla di “Carosello”, ossia la réclame della televisione delle origini, e un tenero ma avvincente omaggio a
Buster Keaton, il “comico che non ride mai”, divo dell’epoca del muto.
Introdotte dalla sigla dei cortometraggi della Warner Bros, passano in rassegna anche le immagini tratte da “Il libro della giungla”, di “Snow Man”, dei “Flinstone” e di “Popeye”, in un medley tutto da gustare. Segue l’interpretazione della Danza ungherese n.5 di Johannes Brahms che fa da audio alla geniale gag del barbiere di Charlie Chaplin, tratta dal film “Il grande dittatore” del 1940.
E poi ancora il frenetico zapping alla ricerca dei canali televisivi fino al ritrovamento dell’ideale telecomando umano, “simbolo del potere”: in rapida successione viene visionata una gara di Formula 1, il telegiornale, una scena di karate, una partita di calcio e poi “un’ultima chance”, prima di trovare, sulle note del telefilm di Daniele D’Anza del 1967 “Tutto Totò”, il principe della risata Antonio de Curtis, interprete di 97 film e di 9 telefilm, autore di poesie, canzoni e di tante opere di rivista e di avanspettacolo della prima metà del secolo scorso.
Dai SeiOttavi viene doppiato il Trio Primavera in “Canteremo una canzon”, tratta dal film “L’allegro fantasma”, quarto film di Totò, realizzato nel 1941 per la regia di Amleto Palermi: “Sfavilla il sole, splende il mare, il cuore pensieri non ha, che matta voglia di cantare, ma cosa cantare chissà”.
Poi è la volta di sorridere con Jerry Lewis, autore di una sorta di sinfonia per macchina per scrivere eseguita dall’attore americano nel film ”Dove vai sono guai” del 1963, per concludere questo incontro tra video e audio, tra passato e presente, con un’antologia di brani musicali tratti dal più celebre musical disneyano, Mary Poppins, lungometraggio realizzato in tecnica mista dal papà di Mickey Mouse nel 1964.
Componenti dei SeiOttavi sono Alice Sparti, Germana Di Cara, Ernesto Marciante, Kristian Cipolla, Vincenzo Gannuscio, Massimo Sigillò Massara.
Spentosi il monitor è stata la volta di un’esilarante gag interpretata dalla compagnia Teatrialchemici, nata dall’incontro tra Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi, di cui fanno parte alcuni ragazzi che con la loro diversa abilità hanno espresso al meglio le loro capacità istrioniche sul palcoscenico del Massimo, tra gli applausi e le risate del pubblico ricchissimo di bimbi. Curata in ogni dettaglio l’interpretazione si è avvicinata al mondo dei fumetti, tanto caro a grandi e piccini, tramite l’utilizzo in scena di grandi balloon recanti le scritte tipiche degli effetti sonori: lo sketch termina con un grande cartellone che, con un “clapclap” incita e richiama un lungo e meritato applauso.
Le emozioni continuano con il Gruppo teatrale Ciclope, Ente nazionale Sordi dir. Prov. Palermo, guidato da Fabio Giuranna che mediante la LIS, lingua italiana dei sordi interpreta le più famose canzoni internazionali.
“Imagine there’s no heaven, It’s easy if you try, No hell below us, Above us only sky”: è questa la prima strofa della celeberrima “Imagine” di John Lennon e che bene si sposa con i propositi di pace e di fratellanza contro ogni forma di
discriminazione, di guerra e di lotta contro le diversità. Il testo è stato magistralmente interpretato dal “coro delle mani bianche” usando il linguaggio dei segni, comprensibile ad una parte degli attori e del pubblico in sala.
Per tutti coloro che non conoscevano la LIS sono stati proiettati sullo sfondo le parole del testo, creando così un’inusuale quanto toccante interpretazione che ha così unito le diverse essenze dell’uomo in un’unica grande musica fatta da suoni universali udibili ad ogni essere umano. La fine della canzone, composta da musica, parole, gesti e segni, è coronata da un caloroso applauso, tanto scrosciante quanto silenzioso, generato con un interminabile, commovente e leggiadro sfarfallio di mani aperte che volteggiavano verso gli interpreti, metodologia che nella lingua italiana dei segni si traduce in applauso, generalmente espresso mediante il battimani.
L’ultima esibizione è stata quella del brano “Vucciria”, di Massimo Sigillò Massara, a cura dei SeiOttavi che, cantando sulle immagini dello storico mercato palermitano, ne hanno reso una visione vivace e colorata, ricca di allegria e di vita.
Con questo breve musical, divenuto presto un richiestissimo bis, è stato possibile viaggiare all’interno della Vucciria attraverso, colori, sapori e volti tipici della nostra storia e delle nostre antiche tradizioni. Con una grande e corale stretta di mano termina lo spettacolo, fatto di risate, suoni, immagini e di disegni animati, dove il colore, l’amicizia, lo stare insieme e il saper valorizzare le singole differenze di ciascuno diventano forza, musica, uguaglianza e vita.
Durante lo spettacolo, che ha visto fra il pubblico anche il Sindaco Leoluca Orlando e il Sovrintendente al Teatro Massimo Francesco Giambrone, i giovani attori, con il classico copricapo da befana, hanno coinvolto i più piccoli donando loro dolciumi e caramelle, sulle musiche del film Ghostbusters.
“CartoComiche”: tra il serio e il faceto, il bianco e nero diventa colore, il silenzio diviene musica, la mancanza si trasforma in crescita ed arricchimento: è questo un altro successo del Teatro Massimo di Palermo che ancora una volta, con larghissimo consenso, apre il suo palcoscenico alle famiglie ed ai più piccoli, donando al teatro stesso una
funzione civile e sociale ineguagliabile.
Carlo Guidotti in: www.sicilypresent.it, 14 gennaio 2016)
I SeiOttavi coi Teatri alchemici, il gruppo Ciclope, i cori di voci bianche e Arcobaleno
PALERMO. Il 6 gennaio, giorno dalla Befana, giorno di carbone e caramelle, il Teatro Massimo propone alle 17:30 Le Cartocomiche uno spettacolo per tutti e di tutti. Un' “opera strabuffa” tra musica, comiche e cartoni davanti a un'immaginaria televisione da cui usciranno Chaplin e Totò, I cartoni della Warner fino al moderno Ghostbuster e il celebre “Snow Man”, Buster Keaton e Jerry Lewis, in una girandola di allegria e festa. In scena I SeiOttavi, il Coro delle voci bianche e il Coro Arcobaleno del Teatro Massimo diretti da Salvatore Punturo, i Teatrialchemici con I ragazzi autistici e il gruppo teatro Ciclope dell’ente nazionale sordi.
Teatro e musica fatta da realtà diverse per passare un “pomeriggio sul divano”, davanti a quella scatola magica a rievocare immagini e cartoni che fanno affiorare sentimenti di gioia, divertimento e commozione. Lo spettacolo, il cui concept artistico è di Massimo Sigillò Massara dei SeiOttavi, sarà una carrellata di musica da Carosello alla Danza ungherese di Brahms, da pezzi celebri come Thats what friends are for a Walking in the air fino a un medley da Mary Poppins, e ancora Gostbuster,Imagine. I SeiOttavi, gruppo vocale “a cappella”, è costituito da Alice Sparti, Germana Di Cara, Ernesto Marciante, Kristian Cipolla, Vincenzo Gannuscio, Massimo Sigillò Massara. Nato a Palermo nel 2004, si è affermato a livello internazionale vincendo numerosi premi. Ultimo suo lavoro, ispirato alla Vucciria, è la prima opera vocale mai realizzata: un racconto nel quale si mescolano ad arte realtà e fantasia, immaginazione e storia
operistica, tradizioni popolari e fumetto d'autore.
Con loro, sulla scena, la Compagnia TeatriAlchemici, nata a Palermo nel 2005 dall’incontro di Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi, artisti siciliani provenienti da formazioni diverse che si riconoscono nel desiderio di intraprendere una ricerca teatrale legata alla sperimentazione del linguaggio. Ugo Giacomazzi si è formato alla scuola del Piccolo, Luigi Di Gangi, diplomato al Teatès di Michele Perriera, è da sempre impegnato in iniziative di teatro sociale con bambini, adolescenti a rischio, carcerati. Da dieci anni la compagnia promuove a Palermo il “Progetto Dada” rivolto a persone disabili: la compagnia dada è formata da dieci ragazzi down e da tre attori non professionisti. In scena per Le Cartocomiche Nicolò Bonsignore, Valeria Capizzi, Marco Genovese, Eros Negro, Nicolò Pace, Ottavio Parisi, Natale Re, Gabriele Siracusa, Gianmarco Zannelli.
La compagnia teatrale il “Ciclope”, fondata nel 1976 da un gruppo di sordi palermitani e guidata da Fabio Giuranna e Sandra Erriu, rappresenta il teatro dei sordi a Palermo e vanta una lunga e fortunata tradizione. Da circa un anno, prendendo spunto dal metodo “Abreu” (modello didattico musicale, ideato e promosso in Venezuela da José Antonio Abreu), ha formato un “coro delle mani bianche” grazie al quale i giovani sordi che ne fanno parte trasformano le canzoni in segni e movimenti visivi fatti con le mani: mani che “cantano” i suoni di chi non può sentirli, né trasmetterli con la voce.
(In: www.apemusicale.it, 6 gennaio 2016)
«Vucciria: termine del dialetto siciliano derivante dal vocabolo francese boucherie; è il nome di un antico mercato palermiatno. Per estensione definisci un allegro vociare». Con questa specifica si apre il booklet che illustra con ricche illustra con richhe immagini in costume e foto in scena il disco "Vucciria", figlio di uno spettacolo con cui il gruppo dei SeiOttavi (Germana di Cara, Alice Sparti, Ernesto Marciante, Kristian A. Thomas Cipolla, Vincenzo Gannuscio, Massimo Sigillò Massara) ha girato il teatri d'Italie e d'Europa. L'ensembre vocale formatosi nel 2006 e con all'attivo due album "InOnda" (2007) e "Cinematica" (2010), ha acquistato notorietà soprattutto con alcune apparizioni televisive nelle trassmissioni "Viva Rai Due " e "X Factor". Non ci si lasci ingannare però da quello che si potrebbe definire "fattore televisivo" che spesso si accompagna a una certa commercialità del prodotto musicale. "Vucciria" è qualcosa di assolutamente insolito. È un progetto surreale che nasce intorno al concetto di mercato, inteso come luogo d'incontro e di scambio, dove realtà molto diverse convivono e sono a stretto contatto. Il disco si propone di portare nel mondo le voci e gli odori di uno dei più celebri mercati d'Italia: «Su venite vinnemu / a merci chiù rara / meicanti di chiazza, noi... Semu tutti 'a Vucciria!». Senza dimenticare che già nel 1974 il mercato di Palermo è entrato prepotentemente nel mondo dell'arte grazie ad un dipinto di Renato Guttuso, oggi considerato fra i suoi quadri più celebri. A rendere tutto ancora più simili a una "sinfonia da mercato" è la scelta del genere "a cappella". Così la polifonica e la riproduzione, mediante le voci, di effetti sonori onomatopeici, mouth-drumming, o che ricordano strumenti musicali, creano addiritura in "Heaven" un fantastico riadattamento vocale di "Stairway to Heaven" dei Led Zeppelin. L'ascoltato lascia senza dubbio un po' spiazzati, così come lo sono gli stessi protagonisti della prima traccia, "Rock Memory", sorta di conertato operistico sulla musica di "Bohemian Rhapsody" dei Queen: «Ma cos'è? Non lo so / Senti un po' That's a memory / Yes, just the Queen! / Forse no, sembra Figaro... / No! Sai cos'è? Senti me / Sembra Opera ma sono i Queen / Forse è solo un po' di classica...». È possibile che teatro di farsa, rock, musical, opera lirica, musica di tradizione si mescolino dando vita a uno spettacolo sonoro orginale? Nella Vucciria tutto diventa possibile, parola dei SeiOttavi.
(Giudo De Rosa in: www.blogfoolk.com, dicembre 2015)
Nelle sue scelte estetiche Gaetano Randazzo non ha mai amato banalità o soluzioni prevedibili. Anche di fronte a pagine “intoccabili” come i tre Concerti
Sacri di Duke Ellington, da lui riassunti nel “Sacred Concert” diretto mercoledì sera al Teatro di Verdura per il conservatorio Bellini, l’idea che ha sorretto la
bacchetta siciliana nella riscrittura dei brani e nel taglio esecutivo richiesto all’organico ha seguito percorsi poco battuti, a volte anche rischiosi e, com’è nel
suo stile, più attenti all’essenza che non alle forme. In queste pagine, infatti, il senso religioso di Ellington è pervaso da una spiritualità certo intensa ma
anche fortemente ancorata a dimensione terrena e a fisicità: e sono proprio questi i riferimenti privilegiati da Randazzo il quale, inoltre, dei Concerti Sacri ha
preferito evidenziarne la spettacolarità vocale e strumentale (con ardite escursioni dinamiche tra pianissimo e fortissimo), la bellezza melodica e, soprattutto,
il respiro più sensuale, côtè che emerge spesso nei suoi progetti. Imponente la formazione, oltre cento elementi tra orchestra sinfonica e orchestra jazz del
conservatorio Bellini, gruppo vocale SeiOttavi, coro di voci bianche e coro Arcobaleno del Teatro Massimo (Salvatore Punturo maestro dei cori), oltre solisti di
rango come la cantante Daniela Spalletta (stella della serata), il performer di tip tap Marco Rea, l’armonicista Giuseppe Milici, i trombettisti Vito Giordano e
Giacomo Tantillo, il pianista Riccardo Randisi, il trombonista Calogero Ottaviano ed altri ancora. I quattordici temi tratti dai tre Concerti Sacri hanno esaltato la
capacità di Randazzo di creare agili incastri sonori tra voci, fiati, archi e ritmi mentre la loro successione non ha mai accusato cali di tensione anche nei
momenti in cui i confronti con versioni di riferimento potevano essere molto pesanti. Ad esempio in “Come Sunday”, tratta dalla suite “Black Brown and
Beige” e nella versione originale affidata alla interpretazione inarrivabile di Mahalia Jackson: impegnati come solisti nel difficile tema, i SeiOttavi hanno
dissipato ogni timore inventandosi tutt’altra strada interpretativa. Oppure in “David danced before the Lord”, dal primo Concerto Sacro: nello storico evento
del 1965, nella cattedrale di San Francisco, il performer di tip tap era il grande ballerino nero Bunny Briggs. Sul palco del Verdura il ruolo è stato sostenuto da
Marco Rea il quale, tra omaggio e sottile autoironia, prima della performance si è tinto in pubblico il viso di nero e poi ha strappato applausi per l’efficacia
ritmica e coreografica dei suoi interventi. Oppure ancora in “TGTT” (Too good to title) affidato all’armonica di Giuseppe Milici il quale ne ha evidenziato con
gusto e sobrietà la stupenda linea melodica (lo stesso Ellington considerava il tema “troppo bello per dargli un titolo”) trasformandolo in una “canzone
perfetta” che solo il miglior Burt Bacharach avrebbe potuto immaginare. In conclusione, un Sacred Concert che abbatte steccati stilistici, utilizza con sapienza
modi e materiali sonori differenti (sinfonismo, improvvisazione jazz, vocalità tese ora alla lirica ora allo spiritual ora ai guizzi dello scat, senso del blues,
coscienza del pop, enfasi e delicatezza) e oscilla tra sguardo alla tradizione e voglia di attualizzazione. Forse è proprio nel suo continuo tradire e restar
fedele ad Ellington che Randazzo ha saputo restituire una rilettura di queste pagine così ricca di sorprese, gusto e genialità. E che emozione, alla fine, veder
sfilare sul palco accanto agli adulti così tanti piccoli meravigliosi artisti d’ogni etnia.
Un autentico show che meriterebbe di essere portato in giro ancora a lungo.
Gigi Razete in: www.repubblica.it, 23 luglio 2015)
Palermo, 13 lug. (AdnKronos) - A migliaia al Teatro Massimo di Palermo per Vexations di Satie, il concerto più lungo della
storia della musica. Giovani, turisti, musicisti, curiosi hanno gremito il foyer anche in piena notte di sabato mentre i cento
esecutori si alternavano al pianoforte e ad altri strumenti ogni quarto d’ora. Un flusso ininterrotto, scandito da una clessidra.
A dare il via alla maratona, sabato sera alle 22 in punto, è stato Oscar Pizzo, pianista e direttore artistico del Teatro. Da lì è
partita una staffetta di cui sono stati protagonisti i cento musicisti che si sono candidati nelle settimane scorse: tra loro una
forte rappresentanza di docenti e allievi del conservatorio Bellini, artisti del Teatro, componenti dell’Orchestra giovanile
mediterranea. E poi Jonathan Stockammer, direttore del primo concerto sulle stelle in programma domani sera al Castello
Utveggio; il compositore Alberto Maniaci, che ha diretto un ensemble di archi stamattina; e – sempre stamattina – il gruppo
vocale SeiOttavi che ha eseguito davanti a una platea gremita il pezzo “a cappella”. “Una grande sfida – ha commentato il
portavoce dei SeiOttavi Massimo Sigillò Massara – molto difficile riprodurre queste note soltanto con le voci. È la prima volta
che lo si fa in assoluto”.
La maratona è andata avanti fino a ieri sera alle 22. Per tutte le 24 ore di esecuzione, anche in piena notte, una squadra di
musicisti del teatro ha fatto a turno per riempire eventuali buchi di esecuzione. Anche il sovrintendente Francesco
Giambrone e il direttore artistico Oscar Pizzo hanno partecipato alla grande festa collettiva. “Questo Teatro – dice Leoluca
Orlando, sindaco e presidente della Fondazione Teatro Massimo – diventa ogni giorno di più luogo aperto alla città e motore
di innovazione”. “La straordinaria partecipazione di Palermo – dice Giambrone – conferma ancora una volta quanto questa
città risponda alle sollecitazioni positive e agli inviti a stare insieme, a ritrovarsi, ad aggregarsi. Il Teatro Massimo vuole
essere questo: un punto di riferimento per tutti”. “Nella storia della musica – aggiunge Oscar Pizzo – questo concerto è stato
eseguito pochissime volte per 24 ore, abbiamo voluto farlo qui a Palermo in questa formula a staffetta per ribadire il valore
unificante e universale della musica”.
Vexations di Erik Satie, composto nel 1893, fu eseguito per la prima volta settanta anni dopo, nel 1963, da John Cage e da un
team di pianisti al Pocket Theatre di New York per 18 ore e 40 minuti. Si tratta di 152 note scritte su cinque pentagrammi,
ripetute per 840 volte. La durata dell'esecuzione varia, secondo gli interpreti, dalle 9 alle 24 ore. Per i pianisti è una sfida ai
limiti della performance fisica. Nel 1969 Richard Toop tentò l’impresa in Australia ma dopo diciassette ore fu trasportato in
coma ipoglicemico in ospedale. Nel 1970 Sidney Peter Evans dovette interrompere alla 595° ripetizione perché “vittima di
allucinazioni di carattere demoniaco”. Nel 1988 Feliciani lo eseguì da solo indossando un elettroencefalografo che proiettava
su uno schermo gigante l'attività cerebrale e cardiaca e utilizzando uno speciale catetere per la diuresi. "La grande maratona è
l’evento di apertura della stagione estiva del Teatro, intitolata “Summerwhere” che si concluderà il 9 agosto", spiegano dal
Teatro.
AdnKronos in: www.yahoo.it, 13 luglio 2015)
È stata la notte più lunga del teatro aperto alla città. E fino alle 4 del mattino, la scalinata e il foyer del Massimo erano stipati di curiosi attratti dalle luci e dalla melodia intensa e malinconica della Vexations di Erik Satie, la composizione più lunga mai scritta nella storia e overture inedita e
prestigiosa della rassegna Summerwhere. A mantenere accesa la fiamma della musica per 24 ore, hanno invece provveduto un centinaio di pianisti, archi e altri strumentisti che si sono misurati in una maratona musicale, alternandosi per eseguire per diverse volte le 152 note, mentre i turisti, i giovani sottratti alle notti lunghe della movida e molti curiosi di tutte le età non hanno saputo resistere al richiamo della melodia che proveniva dalla porte del teatro. Il grande protagonista è stato infatti il pubblico. "La notte c'era davvero tantissima gente, soprattutto giovani, sicuramente molta di più rispetto all'unica performance di questo tipo proposta a Roma qualche tempo fa", commenta il direttore artistico Oscar
Pizzo che è rimasto fino alle 4.30 del mattino. "Non sono mancate poi delle sorprese come l'esibizione improvvisata del jazzista francese François Couturier che ha riempito la sala incuriosita, l'esibizione di un pianista di Amburgo che passava per caso o ancora quella, al sax, di Gianni Gebbia
alle 5 del mattino", aggiunge Pizzo.
E l'esecuzione è proseguita anche stamattina con l'attesa performance del sestetto palermitano SeiOttavi che ha raccolto la difficile sfida di interpretare con la voce la composizione del musicista francese, proposta la prima volta nel 1893 e reinterpretata per la prima volta da John Cage
solo 70 anni dopo, nel 1963. A partire dalle 11 sono arrivati invece decine di turisti da ogni dove che si sono concessi un momento di ristoro nella
zona ventilata sotto le colonne dell'ingresso, proprio mentre gli archi accordavano gli strumenti e si preparavano per il loro turno. "Abbiamo
veramente apprezzato questo evento, commenta Alberto, milanese di origine siciliana che è venuto in vacanza con la famiglia. "La città ha tanti
problemi come la spazzatura e spesso il turista si può trovare disorientato ma bisogna puntare sul turismo e queste iniziative", aggiunge. Ma il più
entusiasta è il pianista Christian Dammann che si è persino ritrovato protagonista per caso in uno dei teatri più famosi d'Europa. "Faccio parte
della Deutsche Opera am Rhein di Dusseldorf e sono venuto qui come turista con mia moglie, ma due giorni fa ho saputo della possibilità di
suonare così ho chiesto all'organizzazione di iscrivermi", spiega mentre ripassa con lo spartito tra le mani. "Suonare in un teatro così importante è
un'occasione speciale, una sorta di unione tra musica e filosofia e penso di portarmi questo ricordo nel tempo". Ma esibirsi per 24 ore senza
interruzioni per ripetere le 152 note 840 volte non è un'impresa facile. "Con la direzione artistica curata da Oscar Pizzo abbiamo organizzato dei
turni di 15 minuti curati da vari artisti palermitani professionisti e non tra pianisti, archi, ensemble, ma anche pianoforte e batteria", commenta il
musicologo e compositore Simone Piraino, che si è esibito con il pianoforte. Sì, perché "la composizione non si deve interrompere mai,
un'interruzione svilirebbe e farebbe perdere il senso dell'interpretazione", come precisa invece il direttore del Conservatorio Bellini Daniele Ficola
che poi si lascia andare anche ad una battuta finale sul titolo della composizione: "Vessazioni, sì ma solo per il gran caldo di stamattina".
Tullio Filippone in: www.repubblica.it, 11 luglio 2015)
"Nottedoro" è il primo festival di ninne nanne da tutto mondo, in programma il 6 e il 7
marzo al Golden di Palermo, dedicato alla solidarietà e alla cultura musicale
Tra i tanti ricordi legati alla nostra infanzia ci sono certamente quelli che vedono protagoniste le mamme o la
nonne che ci cullavano per farci addormentare, intonando una ninna nanna che accompagnava i nostri sogni felici
per tutta la notte. Proprio per celebrare questo momento così dolce nasce la prima edizione di "Nottedoro", festival
di ninne nanne da tutto il mondo che venerdì 6 e sabato 7 marzo arriva al Cineteatro Golden di Palermo.
Due serate che coniugano musica, solidarietà e intermezzi culturali, e saranno arricchite dalla presenza
di ospiti speciali e da esibizioni, proiezioni, presentazione di progetti solidari e tanto altro ancora, con
gli obiettivi di favorire la convivenza pacifica tra culture e mondi differenti.
Il festival, infatti, vuole dare visibilità ai diversi disagi che
molte comunità affrontano ogni giorno e contribuire alla
creazione di un luogo sicuro di cura e di ascolto in
Madagascar, che sarà costruito grazie ai fondi raccolti
durante le due serate, devoluti al progetto “Une chance
contre la violence”, ideato dall’organizzazione Cope,
vicina alle donne e bambini vittime di violenza.
Proprio per questo motivo i personaggi e artisti che partecipano a queste due serate offrono il loro
contributo a titolo gratuito. Durante il festival verrà presentato anche il cd di "Nottedoro",
acquistabile all'interno del cineteatro Golden e contenente quindici tracce inedite registrate anche da
Carmen Consoli e Stefano Bollani, autori anche di alcuni videomessaggi che verranno proiettati
durante le due serate per i propri fan.
Sul palco del festival saliranno tredici artisti che, oltre a portare i propri cavalli di battaglia,
reinterpreteranno le ninnenanne provenienti da alcune parti del mondo, come il Congo, l’Ungheria,
Argentina, Messico, Sicilia, Germania, Cuba, Israele, Senegal, Polonia, Ghana. Si parte venerdì 6
marzo alle ore 21.00 con i SeiOttavi, Luca Madonia, La Banda Di Palermo, Cirrone Band, Laura
Campisi Trio, LassatilAbballari e Trizzi ri Donna.
Sabato 7 marzo alle ore 21.00, invece, sarà la volta degli Akkura, Sandro Joyeux, Malmaritate, No
Hay Problema, Nuclearte, La Rappresentante di Lista, Giovanni di Giandomenico e il coro di voci
bianche dell’Accademia Musicale Mediterranea.
«"Nottedoro" ha una missione: salvare dall'oblio ninnenanne del mondo raccogliendole in un archivio
multimediale - spiega Martino Lo Cascio, regista palermitano ideatore del progetto e direttore
artistico. - Ma è diventato anche un Festival che incrocia arte, solidarietà e cultura. Infatti, i gruppi
musicali più amati attraverseranno i generi musicali suonando le loro hit e una ninnananna
reinterpretata nel loro stile. Le “ninne” compongono un cd impreziosito dagli inediti creati
appositamente da Carmen Consoli e Stefano Bollani. L’incasso del Festival e del cd sarà devoluto per
supportare donne e bimbi vittime di violenza in Madagascar».
Serena Governali in: www.balarm.it, 4 marzo 2015)
Una “superluna” domenica sera tutta per il Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Palermo, nel mirino dei riflettori e dei fotografi, e unico protagonista del maestoso scenario del Teatro di Verdura. Un’iniziativa senza precedenti, nata dalla ricerca dell’originalità e dal desiderio di mettere su un enorme calderone pieno fino all’orlo di giovani musicisti palermitani davvero fuori dall’ordinario. E questa è stata la sana febbre che ha contagiato e dato vita a una frizzante rilettura della celebre suite di Gil Evans, “Porgy and Bess”, che nel lontano 1959 risuonava nella tromba del grande Miles Davis e che ancora prima era stata forgiata dal grande George Gershwin. Ma questa volta, per “Around Porgy and Bess”, negli arrangiamenti di Gaetano Randazzo, la tromba era quella di Giacomo Tantillo, il più giovane e abile Louis Armstrong della New Orleans panormita di oggi. Un’esplosione di ritmo e lucida passione quella di Sergio Calì, percussionista, immerso pienamente nella sua terzina migliore: xilofono, vibrafono e marimba; una musicalità senza eguali, una manualità acrobatica, una coordinazione robotica: arte, pura arte. E che cosa si può dire della giovanissima Daniela Spalletta, la bellissima voce che ha scandito, cantando, quartine di sedicesimi con precisione metronomica, con intonazione nitida e interpretazione carica, un orgoglio senza pari. Al flicorno il maestro Vito Giordano, su intonatissime sonorità calde, in eclissi perfetta con la tromba di Giacomo Tantillo. A far parte del gran concerto anche l’Orchestra Sinfonica Bellini e l’Orchestra Jazz del Conservatorio: grande adunata.
Come non citare, infine, lo splendido gruppo a cappella dei SeiOttavi, in grandissima forma e con una nuova conquista, Germana Di Cara, in grande idillio con ciascun ottavo: Alice Sparti, Giuliana Di Liberto, Kristian Cipolla, Vincenzo Gannuscio, Massimo Sigillò Massara.
Sul podio, neanche a dirlo, il giovane camaleonte palermitano, Alberto Maniàci, la cui musicalità di sempre ha snocciolato al pubblico la perfezione degli attacchi, in un grande vortice jazz: altro che americanata!
«Cos’era? Non lo so. Quando non sai cos’è, allora è Jazz» (Alessandro Baricco, Novecento).
Stefania Grigoli in: www.sicilypresent.it, 9 settembre 2014)
Conservatorio V. Bellini, "Contemporary Music Festival"
Nell’accostarsi a un capolavoro ormai consegnato alla storia, in questo caso “Porgy and Bess” di George Gershwin, il pendolo interpretativo solitamente oscilla tra l’adesione filologica a una versione di riferimento e la più ampia libertà di reinvenzione.
Nella produzione originale del conservatorio Bellini di Palermo, presentata domenica sera al Teatro di Verdura, la strada scelta da Gaetano Randazzo, coadiuvato da Giuseppe Vasapolli e Alberto Maniaci, ha indicato un percorso inedito (da cui il titolo “Around Porgy and Bess 2.0”) che, oltre a tener conto di varie versioni sinfoniche succedutesi negli anni e dei ritmi frastagliati e dei particolari colori timbrici che segnano la suite concepita da Gil Evans nel 1958 per il gruppo di Miles Davis, si è avvalso di modifiche, talvolta sostanziali, di parti dell’opera, espandendone alcune e concentrandone altre.
«Riproporre fedelmente il filo drammaturgico di “Porgy and Bess” – riferiva durante le prove Gaetano Randazzo – esponeva al rischio di una brutta copia. Paradossalmente, è stato il senso di umiltà e rispetto verso due autentici mausolei, quali sono Gershwin ed Evans, a suggerirmi l’idea di tagliare l’opera a pezzi e ricucirli in modo nuovo, stimolandomi a mettere in trasparenza alcuni elementi particolari, a fare esplodere efficacemente talune deliziose contraddizioni delle partiture e, non ultimo, a costruire attorno a dei solisti d’eccezione qualcosa che mettesse in luce le loro qualità. Insomma, un lavoro condotto con appassionata manualità sartoriale».
E non c’è dubbio che gli adattamenti “sartoriali” di Randazzo abbiano vestito al meglio le possibilità tecniche ed espressive dell’ampio organico del Bellini (80 elementi tra orchestra sinfonica e jazz band) diretto con sicurezza ed efficacia (e spesso anche con piglio acrobatico) da Maniaci. L’idea di affiancare la tromba di Giacomo Tantillo (che sulla versione di Gil Evans ha elaborato la sua recente tesi di laurea) al flicorno di Vito Giordano è apparsa geniale, coi due fiati ad intrecciare limpidezza e opacità, irruenza e pastosità, lirismo e malinconia, e non meno felice quella di espandere il ruolo delle percussioni di Sergio Calì, impegnato a xilofono, vibrafono e marimba. Affascinante, poi, il ruolo assegnato alla vocalità, con una Daniela Spalletta capace di svisare tra canto e scat e giocare con sorprendente agilità tra toni bassi e alti (splendidi i suoi interventi in “Waiting for”, “Overflow” e “Prayer, oh doctor Jesus”).
Sempre in tema di vocalità, sono apparsi spettacolari (e sottolineati da applausi ancor più scroscianti) i brani in cui alla voce di Spalletta si è aggiunto il coro a cappella dei SeiOttavi: “A cappella song” (basato su “Leavin’ for the promise’ land” e ripetuto come bis) e “Beguine rhythm”, entrambi adattamenti di Randazzo da originali di Gershwin. Non sono mancate, ovviamente, le pagine più famose dell’opera, prima tra tutte “Summertime” e poi “Bess, you is my woman now”, “It ain’t necessarily so” e “I loves you Porgy”, ma anche altre assai meno note hanno ricevuto un’attenzione così trepidante (sia negli arrangiamenti che nelle esecuzioni) da illuminarle di nuova luce.
“Porgy and Bess” non è forse l’opera più popolare di Gershwin (ma è concordemente indicata come il suo capolavoro per sintesi mirabile tra elementi sinfonici, jazz e folk americano) e questa speciale versione, proprio come indica il titolo, è solo un viaggio “intorno” all’originale: tuttavia la raffinatezza della confezione “sartoriale” e le emozioni regalate da solisti e compagine orchestrale ne amplificano ed illuminano viepiù la bellezza.
Gigi Razete in: www.repubblica.it, 8 settembre 2014)
Concerto itinerante dei SeiOttavi, il gruppo vocale siciliano diventato assai popolare. Nell' ambito del programma natalizio promosso dal Comune, infatti,i SeiOttavi saranno protagonisti di un concerto a tappe che collegherà attraverso la musica vari luoghi del centro storico della città. Ogni mezz' ora un luogo diverso del salotto cittadino, strade e piazze dello shopping e del raduno del sabato pomeriggio dei palermitani. Si parte alle 18 da piazza Bologni, si prosegue alle 18,40 in piazza San Domenico, altra isola pedonale, alle 19,15 si va in piazza Castelnuovo, alle 19,45 in via Ruggero Settimo e alle 20,15 gran finale in piazza Verdi.
Gigi Razete in: www.repubblica.it, 4 gennaio 2014)
IMMERSE nell'oscurità dell'oratorio di San Mercurio, saranno le voci dei SeiOttavi (Alice Sparti, Lucia Caminita, Giuliana Di Liberto, Kristian Cipolla, Vincenzo Gannuscio e Massimo Sigillò Massara) a concludere stasera "Il suono del buio", l'originale rassegna musicale e teatrale organizzata dalle associazioni Amici dei Musei Siciliani e Kleis (cortile San Giovanni degli Eremiti, ore 21,15, ingresso 7,50 euro, info e prenotazioni 328 8663774). Come nei precedenti appuntamenti, anche stavolta l'ensemble siciliano, tra i più apprezzati esempi internazionali di canto polifonico a cappella, si esibirà tra gli stucchi giovanili del Serpotta al buio per accentuare al massimo le facoltà percettive. «È un'esperienza sensoriale assai emozionante sia per l'artista che per l'ascoltatore - dice Sigillò Massara - perché l'assenza di luce e distrazioni visive amplifica la dimensione di suoni e parole e stimola in modo del tutto inatteso le capacità immaginative».
Alla suggestione sonora si aggiunge l'alea, specie per un gruppo di più elementi, dell'assenza della necessaria intesa tra gli artisti. «In effetti l'impossibilità di qualsiasi cenno visivo d'intesa - prosegue Massara - ha rappresentato la principale difficoltà incontrata nelle prove.
Abbiamo sopperito acuendo la reciproca percezione dei nostri respiri e utilizzandoli come cenno d'intesa. E' stato cioè necessario fondere i singoli respiri in un unico respiro corale». Il repertorio, scelto in base a caratteristiche particolari di sonorità, prevede brani tratti da "Vucciria" (il recente musical dei SeiOttavi), qualche canto natalizio (ad esempio "Silent night"), temi di Nicola Piovani ("La vita è bella"), Nino Rota ("Amarcord"), Gaetano Randazzo ("Arioso") e di altri celebri autori.
Gigi Razete in: www.repubblica.it, 5 dicembre 2013)
Il gruppo vocale presenta lo spettacolo dedicato al mercato di Palermo celebrato da Guttuso in suo celebre quadro.
Il fascino della Vucciria, - suggestivo mercato popolare di Palermo e fonte d’ispirazione per uno dei più celebri quadri di Renato Guttuso - ha stregato anche il gruppo dei Sei Ottavi, realtà emergente del panorama musicale italiano. Il risultato? Un originale spettacolo dal titolo I Sei Ottavi all’opera…Vucciria fondato su un racconto vocale in cui si mescolano realtà e fantasia, musica ed immagini, tradizioni e contaminazione, identità e pluralismo culturale. Dopo l’affollata anteprima al teatro Politeama di Palermo e dopo la successiva tappa spagnola, i Sei Ottavi si accingono a rappresentare la loro opera vocale in una lunga tournèe europea. Spettacolo di teatro musicale eseguito secondo il genere “a cappella”, Vucciria ha come filo conduttore la tradizione italiana dell’opera e del genere della “farsa”.
Per conoscere i retroscena dello spettacolo, incontriamo Massimo Sigillò Massara, architetto palermitano, portavoce dei Sei Ottavi e produttore esecutivo insieme a Vincenzo Gannuscio. «La nostra – spiega Sigillò - è un’opera vocale surreale che nasce intorno all’idea del mercato, inteso come luogo di scambio, luogo di esperienze, di espressione artistica in cui realtà molto diverse (e spesso stridenti tra loro) convivono e sono a stretto contatto. La Vucciria è un luogo in cui tutto è possibile». Massimo Sigillò ha le idee chiare sul futuro dei Sei Ottavi: «Dobbiamo finire di registrare il disco che si chiamerà, per l’appunto, Vucciria e ci accingiamo ad una lunga tournèe europea in modo da introdurre nei teatri un nuovo concetto d’opera. Il nostro obiettivo è valorizzare l’opera vocale che profuma degli odori di uno dei più celebri mercati del mondo».
I Sei Ottavi sono specializzati nel settore della cosiddetta “musica a cappella”. Si tratta di un genere musicale particolare, che non prevede l’utilizzo degli strumenti. L’esecuzione, infatti, è caratterizzata dalla polifonia e dalla riproduzione - con le sole voci - di effetti strumentali, sonori e onomatopeici. Nati nel 2006, i Sei Ottavi hanno inciso il loro primo disco Onda nel 2007, ma sono saliti alla ribalta con la partecipazione alle trasmissioni Viva Rai Due (di Fiorello e Baldini) e X Factor (a quei tempi condotta da Francesco Facchinetti su Rai 2).
Guidati dal leader e portavoce Massimo Sigillò, i Sei Ottavi hanno al loro interno tre donne: Alice Sparti, cantante jazz; la cantautrice Giuliana Diliberto e la flautista Lucia Caminita (direttrice del coro "Madonna della Provvidenza" nella Rettoria di S.Giuseppe dei Teatini ai Quattro canti di Palermo). Gli altri esponenti storici dei Sei Ottavi sono Vincenzo Ganuscio (baritono ed esperto di musica sacra, liturgica e folk) e Kristian Cipolla (che spazia dal blues al rock, dal jazz allo swing).
In: www.famigliacristiana.it, 7 giugno 2013)
IL GRUPPO a cappella I SeiOttavi porterà in scena il cuore della sua città sul
palco del Politeama di piazza Ruggero Settimo. Per gli Amici della musica,
presentano, infatti, l' anteprima dell' opera vocale Vucciria su testi di
Massimo Sigillò Massara e la musica di Gaetano Randazzo, in un
allestimento scenico multimediale che si promette conturbante, stasera alle
21.15 (biglietti 20, 15 e 10 euro. L' opera dei SeiOttavi racconterà la Palermo
di uno dei mercati più celebri immortalato da Guttuso e la Palermo della
Vucciria odierna, con le surreali suggestioni sensoriali di oggi e di ieri. «La
nostra idea nasce proprio dalla contrapposizione tra le due realtà - spiega
Massara, uno dei componenti del gruppo - dalla concettualizzazione di
qualcosa che non esiste più se non nella memoria, dal desiderio di ricreare
una situazione grottesca ma positiva a partire dal triste decadimento di oggi.
Noi vogliamo aggiungere la fantasia e ritornare a quel grottesco originario in
modo ruvido: c' è l' immondizia che si trasforma, però, come il gonnellino
prodigioso di Eta Beta, come quando rovistando dai robivecchi si scoprono
cose meravigliose. Ognuno di noi è un mercante tratto da un personaggio
cinematografico, da Gangs of New York a Sweeney Todd e Alice in
wonderland, calato quindi in una dimensione favolistica nella quale tutto
intornoa noi vorremmo fosse Vucciria in senso etimologico». L' opera si
presenta come un progetto nuovo e originale, uno spettacolo a tutto tondo,
coi movimenti coreografici di Marika Riggio, i costumi di Vito Bartucca e le
scene di Francesco Santoroe Fabio Bondì. Un' opera vocale moderna che
pesca nella tradizione per superarla (dalle citazioni mozartiane a quelle dei
Queen), con un nuovo impasto coloristico e stilistico ricercato da Randazzo,
alle prese con la sua prima opera vocale scritta su misura per l' ensemble
siciliano che si impegna a esportare il brand in giro per l' Italia e per il mondo.
Sul fondale sarà proiettato il corto di Michele Di Salle, ricomponendo i
frammenti dello spettacolo dal vivo.
(Alessandra Sciortino - in: www.repubblica.it, 30 aprile 2013)
Mercoledì, 19 dicembre 2012 alle ore 20.00, nel Salone di rappresentanza della Provincia di Brindisi per la stagione concertistica “BrindisiClassica”, organizzata dal Associazione “Nino Rota” e diretta dalla Prof.ssa Silvana Libardo, è di scena il noto gruppo vocale a cappella SeiOttavi, composto da Alice Sparti, Lucia Caminita, Chiara Castello, Kristian Cipolla, Massimo Sigillò Massara, Vincenzo Gannuscio e dal fonico Carlo Gargano.
In programma il Concerto di Natale con lo spettacolo dal titolo Around the world, che racconta, attraverso un immaginario percorso musicale intorno al mondo, le sonorità e le suggestioni dei diversi luoghi della Terra in vari periodi della storia con pagine di Mozart, Brahms, Piazzolla, Swingle Singers, Beatles, Fitzgerald, Randazzo e dello stesso gruppo SeiOttavi.
I SeiOttavi sono un gruppo di sei voci che hanno fatto del contemporary a cappella il loro modo di esprimersi.
L’esecuzione è caratterizzata, oltre che dalla polifonia, dalla riproduzione, con le soli voci, di effetti strumentali, sonori, onomatopeici e di mouth-drumming.
Sin dalla loro fondazione nel 2005 i SeiOttavi si impongono all’attenzione del pubblico per l’originalità del repertorio e dell’esecuzione ricevendo ampi consensi per i loro spettacoli Sette voci fra i secoli (2005), Il muto canta a cappella (2006-2007), Around the world (2008-2010) e Cinematica (2009).
Esce nell’estate 2007 il primo lavoro discografico dei SeiOttavi. “InOnda” il titolo del lavoro che raccoglie arrangiamenti originali del gruppo ed il primo brano inedito presentato il 25 luglio 2007 alla trasmissione Matinée – Rai Due. Nella primavera del 2010 la loro discografia si arricchisce con “Cinematica”: il disco edito dalla Casa Musicale Sonzogno nasce dall'omonimo spettacolo teatrale prodotto da Marco De' Conno e raccoglie alcune fra le più belle musiche scritte per il grande schermo. Nell'estate dello stesso anno esce il CD di “Mons Regalis - L'opera del Duomo”.
Numerosi i premi e i riconoscimenti ottenuti dai SeiOttavi. Nel 2007 sono stati i vincitori della prima edizione di Solevoci Competition per la categoria gruppi vocali. La prestigiosa giuria internazionale ha assegnato ai SeiOttavi pure il premio per il miglior brano ed il premio per il programma di maggior interesse artistico. Al prestigioso concorso internazionale Vokal Total di Graz (Austria) ottengono il Diploma d’Oro nella sezione Jazz e il Diploma d'Argento nella sezione Pop. Nel 2010 si classificano al secondo posto nella sezione Jazz/Pop del XIV Torneo Internazionale di Musica.
Numerose le partecipazioni radiofoniche sia su frequenze nazionali che locali. Su scala nazionale si ricordano: “W Radio Due” (Fiorello e Baldini) e “Scatole Cinesi” su Rai Radio Due e “Notturno Italiano” di Radio Rai International.
Raggiungono notorietà più ampia grazie alla fortunata partecipazione come concorrenti della prima edizione italiana di X-Factor in onda su Rai Due (marzo-giugno 2008).
In gara fino alla nona puntata delle dodici previste, i SeiOttavi affermano la “cifra stilistica” della musica a cappella in Italia introducendola al grande pubblico.
(in: www.brundisium.net, 17 dicembre 2012)
Sin dalla loro fondazione nel 2005 i SeiOttavi si impongono all’attenzione del pubblico
per l’originalità del repertorio e dell’esecuzione ricevendo ampi consensi, testimoniati anche da
lusinghiere recensioni, per i loro spettacoli Sette voci fra i secoli (2005), Il muto canta a cappella
(2006-2007), Around the world (2008-2010) e Cinematica (2009). L’ancor giovane gruppo
vanta, inoltre, un’intensa attività discografica iniziata nell’estate 2007 con l’uscita del
cd InOnda che raccoglie arrangiamenti originali del gruppo. Nella primavera del 2010 la loro
discografia si arricchisce con Cinematica, che nasce dall'omonimo spettacolo teatrale prodotto
da Marco De' Conno e raccoglie alcune fra le più belle musiche scritte per il grande schermo.
Sempre nel 2010 esce il CD di “Mons Regalis - L'opera del Duomo”, al Duomo di Monreale,
famoso in tutto il mondo per il mosaico che raffigura il Cristo Pantocrator, riprodotto nella
copertina del cd.
Numerosi i premi e i riconoscimenti ottenuti dai SeiOttavi. Su scala nazionale si ricordano:
“W Radio Due” (Fiorello e Baldini) e “Scatole Cinesi” su Rai Radio Due e “Notturno Italiano” di
Radio Rai International. Raggiungono notorietà più ampia grazie alla fortunata partecipazione
come concorrenti della prima edizione italiana di X-Factor in onda su Rai Due (marzo-giugno
2008). In gara fino alla nona puntata delle dodici previste, i SeiOttavi affermano la “cifra
stilistica” della musica a cappella in Italia introducendola al grande pubblico. I SeiOttavi
svolgono una costante attività concertistica su tutto il territorio nazionale e all'estero.
Ultimamente il gruppo si è resto protagonista di un’interessante iniziativa benefica in favore
delle popolazioni abruzzesi colpite dal terremoto. I SeiOttavi sono diventati i personaggi del
libro, Un arcobaleno di note, curato da Giovanna Tonelli e da Paola Fontanari, che si è
occupata delle illustrazioni; i proventi della vendita del libro saranno interamente devoluti
all’Associazione Insieme per l’Abruzzo che li utilizzerà per migliorare le strutture scolastiche
dell'Aquila e dintorni danneggiate dal terremoto. In occasione delle pubblicazione di questo
libro abbiamo incontrato Massimiliano Sigillò Massara, portavoce del gruppo SeiOttavi e
la signora Tonelli, curatrice del progetto, che hanno gentilmente risposto alle nostre
domande.
Gent.ma signora Tonelli ci può illustrare Un arcobaleno di note?
Un arcobaleno di note è un libro di favole, una risposta di fantasia al quesito: «Qual è l’origine
delle vocal band?». I protagonisti sono i due personaggi ritratti in copertina, due animali di
peluche, l’orsetto Bernardo e la mucchina Schwizy Mou. È una storia inframmezzata da favole
sulla musica e sugli strumenti, che possono essere lette anche singolarmente, senza tenere
conto del canovaccio che le unisce. Il libro è illustrato da Paola Fontanari con immagini in
bianco e nero, in modo che ciascuno le colori a proprio piacere. Un arcobaleno di note è un
libro scritto da bambini e da ragazzi (ad eccezione de “Il duduk di Greta” e del mio canovaccio
che lega le storie), i cui proventi saranno interamente devoluti all’“Associazione insieme per
l’Abruzzo” (http://www.insiemeperlabruzzo.it/), che li utilizzerà per migliorare le strutture
scolastiche abruzzesi danneggiate dal terremoto dell’aprile 2009.
Quali sono i sentimenti da lei provati nel portare avanti questo progetto?
Per rispondere alla sua domanda devo richiamarmi al percorso che ha portato alla
pubblicazione di questo libro. Tutto è nato nell’estate del 2009 per assecondare il desiderio di
una ragazzina dell’Aquila che, dopo aver letto il mio libro di favole Cocky e il fiocco di neve
bianco nei mesi successivi al sisma, espresse il desiderio di scrivere racconti. Ho proposto
quindi a lei e ad altri ragazzini di scrivere un libro di favole in occasione del primo anniversario
del terremoto per ringraziare i colleghi che si erano impegnati a donare libri per ricostituire la
biblioteca del polo centro dell’Università dell’Aquila.
Fra tutti i ragazzini contattati, cinque hanno partecipato all’iniziativa. Così nel 2010 è stato
pubblicato Carezze per il cuore (scaricabile gratis dal sito:
http://www.giovannatonelli.it/Altre_pubbl.html). Dopo la pubblicazione delle Carezze Emanuele,
un ragazzino che aveva partecipato all’iniziativa, mi propose di scrivere un altro libro, sempre a
favore delle popolazioni colpite dal terremoto. Quanto esposto sinora è indispensabile per
comprendere il sentimento che ho provato nel portare avanti il progetto: il sentimento della
partecipazione. Partecipazione al desiderio di bambini e ragazzi di fare qualcosa per i loro
coetanei abruzzesi; partecipazione al dolore di chi sconta ancora i postumi del terremoto con la
delicatezza che è propria di un libro di favole.
In che misura il gruppo SeiOttavi ha partecipato all’iniziativa ?
I SeiOttavi hanno ispirato il canovaccio che unisce le favole. Avevo conosciuto i SeiOttavi
l’estate precedente in occasione della loro partecipazione a X Factor. Ero rimasta molto colpita
dalla loro bravura, oltre che dalla simpatia e dall’umanità di tutti i componenti del gruppo. È
stata poi un’osservazione di mio nipote Emanuele, dopo una loro esibizione alla trasmissione
televisiva, a indurmi a pensare a loro e alla loro arte quali protagonisti di un racconto che chissà
quando avrei scritto e che poi ho tradotto nel canovaccio che unisce le favole di questo libro.
Emanuele allora frequentava la scuola elementare. Era piccolino quindi; eppure, il giorno
successivo a una delle loro esibizioni mi ha telefonato e ha osservato: «Zia, quanto hanno
studiato per arrivare a quei livelli!». La voce della verità di un bambino che, alle prese con lo
studio del violoncello oltre che con la scuola, ha capito che, pur avendo talento, soltanto
studiando e impegnandosi molto e con costanza si può arrivare a risultati eccellenti. I SeiOttavi
hanno quindi partecipato a questa iniziativa indirettamente, perché costituiscono un esempio di
tenacia e di lavoro da offrire a grandi e piccoli, e poi perché partecipano alla vita di chi ha la
fortuna di ascoltarli. Con la loro arte riempiono il nostro cuore e la nostra mente di bellezza e la
bellezza delle loro voci ha generato in me una favola, la favola che ho proposto nell’Arcobaleno
di note.
Quello tra SeiOttavi e le popolazioni abruzzesi terremotate è stato dunque un incontro
ricco dal punto di vista umano. Gentile maestro Massimiliano Sigillò Massara, quali sono
stati i sentimenti che hanno guidato la vostra partecipazione al progetto?
Il sisma che ha colpito l'Abruzzo certamente non ha lasciato indifferente nessuno. All'indomani
della tragedia sono state tantissime le iniziative a sostegno dei terremotati e a varie riprese è
stata chiesta anche ai SeiOttavi la partecipazione a concerti e manifestazioni. Ma, come
purtroppo avviene nella nostra società del “mordi e fuggi”, dopo pochi mesi di fittissima e
martellante copertura massmediatica, in cui a tutte le ore del giorno e della notte venivamo
bombardati da immagini delle zone terremotate l'argomento è gradualmente scomparso dai
palinsesti per lasciare spazio ad altre notizie. Ma a L'Aquila e in Abruzzo l'emergenza è rimasta
reale e ancora oggi si continua a lavorare per ricostruire con tanta fatica quello che è andato
distrutto in pochi secondi. Quindi, quando Giovanna Tonelli ci ha proposto la partecipazione a
questo bel progetto, abbiamo accettato con grandissimo piacere, pensando che con questo
piccolissimo gesto potevamo dare anche a distanza di anni un segnale concreto a chi ancora
oggi si trova a non aver riconquistato la normalità del vivere quotidiano.
Fondato nel 2005, il vostro gruppo, pur essendo molto giovane, vanta già un’intensa
attività artistica. Ci può raccontare da dove è nata l’idea di creare questa formazione
vocale?
Sin da bambino, il celebre gruppo degli Swingle Singers ha toccato la mia curiosità musicale.
Ho avuto tra le mani la mia prima “cassetta” degli Swingle a 12 anni e già allora cercavo di
riprodurre gli strumenti con la voce. Con l’andare del tempo quell’idea è cresciuta con me, fino
al punto che nel 1995 proposi ad alcuni amici musicisti di provare a fondare un gruppo simile.
La prima formazione non funzionò. C’è tanto lavoro musicale e vocale da fare dietro un’idea
simile. 10 anni dopo, con le idee un po’ più chiare, ho reclutato, ad uno ad uno, gli elementi che
mi sembravano essenziali per il progetto ed oggi eccoci qua!
Quali sono le caratteristiche vocali del gruppo?
A tutti gli effetti, il gruppo è una piccola orchestra di voci. Tre donne e tre uomini che ricoprono
tutta la gamma delle frequenze sonore: soprano, mezzo-soprano, contralto, tenore, baritono,
basso. Ognuno poi ha una gamma sonora di “rumori”, effetti di mouth drumming e beat box.
Per intenderci la “batteria vocale” che permette alla sonorità del gruppo di entrare, a volte, nel
campo del pop. La caratteristica più importante è l’evoluzione dello “scat”, cioè una nostra
visione degli effetti sonori di riproduzione del suono strumentale con le voci.
E il suo repertorio?
Il repertorio del gruppo ha subito vari cambi di direzione. Inutile dire che, essendo un gruppo
“comtemporary a cappella”, il primo repertorio è stato sulla falsa riga dei nostri ispiratori, gli
Swinle Singers. Via via però il suono del gruppo si è stabilizzato, ed è diventato, per così dire,
unico. Ed ecco nascere nuovi repertori, il primo “classic” è un po’ la palestra vocale di un
gruppo a capella, poi è nato “Soundtrack”, sonorità tratte dalle colonne sonore più importanti
del mondo, con una forte connotazione italiana. Adesso abbiamo cominciato a sviluppare
sonorità originali, sia nella musica che nell’esecuzione.
Nella intensa attività del gruppo c’è un evento al quale è particolarmente legato?
Per la verità si, più di uno. Abbiamo avuto la fortuna di cantare in posti meravigliosi, davanti a
molte persone, alcune molto importanti. Ma forse il ricordo più bello è legato ad un luogo, il
concerto fatto a Dolceacqua per il Club Tenco in un castello in cima alla rocca di Dolceacqua
(Ventimiglia).
Perché questo evento vi ha particolarmente colpito?
E’ stata la cosidetta serata “perfetta”. Il luogo incantevole e suggestivo ci ha proiettato in una
dimensione quasi favolistica: un castello del 1200 con una corte semidiroccata in cui si ha quasi
timore di entrare per la storia che porta in sé. Figurarsi a cantarci dentro. La temperatura della
serata perfetta sia per noi che per il pubblico, con un cielo notturno d’estate limpido ed
ispiratore. Tutti i posti esauriti e, considerato che per salire al castello c’era una bella
camminata in salita da fare, anche questo non era scontato. E poi, il concerto è stato fluido, si è
creato subito un rapporto con il pubblico che, fino alla fine dell’esibizione, si è scaldato sempre
di più fino alla richiesta entusiasta di numerosi bis.
Tra i numerosi riconoscimenti ottenuti dal gruppo vi è uno che vi ha maggiormente
gratificato?
Il primo riconoscimento avuto a Varese nel “Solevoci competition” è stato sicuramente il più
inaspettato; era il primo Contest a cui partecipavamo e abbiamo vinto 3 premi: miglior gruppo,
miglior repertorio e miglio arrangiamento. Insomma una festa ed una grande conferma. Ma
forse il premio che ci ha gratificato di più è stato il diploma d’oro a Graz.
Perché?
Perché Il festival Vokal.total a Graz è una delle grandi vetrine mondiali della musica a cappella.
Essere posti, con il diploma d’oro, tra le grandi nuove rivelazioni di livello, è stato davvero, oltre
che bello, molto importante.
Ci può illustrare i tre cd realizzati dal gruppo?
InOnda è il primo. Ha un sapore un po’ retrò. Lo abbiamo immaginato come una trasmissione
radiofonica, quindi tra un brano e l’altro si sente il passaggio di stazione con dei disturbi. Il
brano che forse sintetizza meglio il cd è un medley di brani del trio Lescano, “Italian vintage”, in
cui davvero, con un piccolo tributo ai nostri maestri del passato, ci immettiamo nelle sonorità
antiche degli anni ’40. Cinematica invece nasce da un nostro spettacolo teatrale omonimo, in
cui sul palco raccontiamo noi stessi come amici che si incontrano al cinema e si raccontano i
propri gusti citando le colonne sonore più celebri al mondo.
Il primo tempo “in bianco e nero” è un po’ più serio; ad esso segue un omaggio a grandi
compositori italiani come Nino Rota, Morricone e Piovani. Il secondo tempo conclude invece “a
colori”. Il disco racconta in musica la nostra visione del cinema, più o meno allo stesso modo.
L’ultimo è Mons Regalis-L’Opera del Duomo: in questo caso però i SeiOttavi non sono da soli;
ci sono un’orchestra, delle voci recitanti e dei solisti. I SeiOtavi sono ospiti di un progetto molto
bello e complesso di Salvino Leone e Lucina Lanzara, che scrivono un’opera per raccontare in
musica uno dei monumenti più visitati al mondo: il Duomo di Monreale. Lo stile non è
esattamente da “SeiOttavi”, ma cimentarci in questo progetto è stato entusiasmante. Per
portare il suono del Duomo nel disco, ci è stato chiesto di registrare di notte nel Duomo stesso,
un silenzio ed una bellezza davvero surreali. Un grande progetto cui siamo fieri di avere
partecipato.
Quali saranno i prossimi impegni?
Stiamo costruendo in una nuova direzione musicale che sintetizza ciò che siamo stati, ma che
supera il passato. Il gruppo, che ormai ha una sua identità musicale, sta preparando il nuovo
progetto teatrale che davvero afferma una cifra originale in una nuova sonorità. Certo la sfida di
proporre brani originali che si distacchino dal pop è grande, ma non abbiamo paura. Abbiamo
sempre osato e anche questa volta non ci tiriamo indietro.
Un sogno nel cassetto del gruppo e per il gruppo?
Riuscire a creare un brand riconoscibile come “italianità” di qualità in giro per il mondo. Ci
stiamo provando… ma lo sappiamo, la strada è lunga!
Altre notizie sul gruppo le potete trovare nel loro sito ufficiale.
Riccardo Viagrande in: www.gbopera.it, 28 aprile 2012)
Esattamente 45 anni dopo "Place Vendôme", storica incisione che vide assieme Modern Jazz Quartet e Swingle Singers, il Seacily Jazz Festival stasera propone ai Giardini dello Spasimo l' esibizione congiunta del quintetto guidato dal vibrafonista Giuseppe Mazzamuto (che mercoledì ha inaugurato alla grande il Womad) e del gruppo vocale SeiOttavi (via dello Spasimo 15, ore 21,30, biglietto 8 euro, info 091 6166480). Il concerto, intitolato "Overstep", come il disco di imminente pubblicazione, vede per la prima volta i SeiOttavi, ensemble a cappella divenuto popolare grazie alla partecipazione al primo "X Factor", cantare accompagnati da musica strumentale. In programma diverse composizioni originali di Mazzamuto e pagine di altri autori, da Bach riletto in chiave jazz a Pat Metheny, la cui celebre "Letter from home" sarà eseguita in un' inedita versione voci e vibrafono.
(in: www.repubblica.it, 22 luglio 2011)
Il gruppo vocale SEIOTTAVI ha presentato domenica 25 aprile, al Teatro Savio, lo spettacolo
Around the world, un viaggio musicale immaginario nel tempo e nello spazio, con musiche da
Johann Sebastian Bach, con una breve tappa nell’Inghilterra di Enrico VIII, a Nicola Piovani,
passando per le tradizioni musicali europee ed americane, con un’evidente predilezione per il
repertorio del Novecento.
SEIOTTAVI, nato nel 2005 a Palermo dalla “costola” di un altro gruppo palermitano, i
SETTEOTTAVI, è formato da sette giovani musicisti siciliani, tre donne e quattro uomini, Elisa
Smeriglio (soprano), Chiara Castello (mezzosoprano), Alice Sparti (contralto), Vincenzo
Biondo (tenore), Kristian Cipolla (tenore), Vincenzo Gannuscio (basso) e Massimo Sigillò
Massara (basso) sono i componenti di uno dei gruppi vocali italiani più interessanti dell’attuale
panorama musicale.
Dopo il brano d’esordio, l’inedito Vucciria, Massimo Sigillò Massara ha annunciato una modifica al
programma, modifica che a fine concerto è apparsa sostanziale ma assolutamente apprezzabile.
Nei due tempi in cui è stato articolato il concerto, gli artisti hanno eseguito poco più di una ventina
di brani, tra singoli e medley, tra cui, solo per citarne alcuni, l’Aria sulla IV corda di Johann
Sebastian Bach, Libertango di Astor Piazzolla, Nel blu dipinto di blu di Domenico
Modugno, Amarcord di Nino Rota, Typerwriter di Leroy Anderson (di cui tutti ricordiamo il
famosissimo sketch di Jerry Lewis) ed una serie di brani della cinematografia “classica”, da Mary
Poppins a Nuovo Cinema Paradiso, senza dimenticare un omaggio al siciliano Franco Battiato.
I SEIOTTAVI hanno pensato di accompagnare tutta la loro performance con movimenti
coreografici, curati da Elisa Smeriglio, sempre all’insegna della misura e del buongusto.
Caratteristica di questo ensemble vocale è l'attitudine a mescolare vari generi e, pur nel rispetto
della scrittura originale, ricrearli secondo il loro particolare stile. Il loro è un repertorio classico,
jazz e pop, eseguito a cappella (senza accompagnamento strumentale) con l’abile uso delle voci
anche come strumenti (flauti, tamburi, cromorni).
La sicurezza vocale, l’estesa gamma espressiva, la presenza scenica di tutti i componenti,
rappresentano gli elementi principali dei SEIOTTAVI. Tutti pezzi di bravura, compreso il fuori
programma, richiesto a gran voce dal pubblico, Spider-Man in un intenso, scenografico e
accattivante arrangiamento.
Uno spettacolo che ha veramente “funzionato”.
(in: www.messinanotizie.it, 26 aprile 2010)
Li avevamo lasciati sempre e solo vestiti di giallo, come i limoni della loro terra, e un po’ delusi dopo la
partecipazione al talent show X Factor nel 2008, in cui non riuscirono ad arrivare fino in fondo. Oggi li
ritroviamo in bianco e nero, molto più eleganti e sofisticati, ma soprattutto affiatati come allora, se non altro
perché per i Sei Ottavi il fiato è una questione di necessità: il gruppo siciliano rappresenta l’equilibrio
perfetto fra sette voci che si esprimono attraverso il contemporary a cappella, niente basi, nessuno
strumento musicale, solo la polifonia e la riproduzione, attraverso le loro corde vocali, di effetti strumentali,
sonori, onomatopeici e di mouth-drumming (la percussione vocale, ovvero il complicato tuttuncià
patupatuncià effettuato con la voce).
Scherzano continuamente tra di loro alla presentazione dell’ultimo album “Cinematica”, in una sala
discografica piena e realizzata per l’occasione all’interno della Mondadori di via del Corso a Roma.
Il lavoro prodotto da Egea Music vede Alice, Chiara, Elisa, Kristian, Vincenzo e Vincenzo confrontarsi con le
più belle colonne sonore di film conosciuti da tutti, ma mai sentite così prima d’ora, intrattengono con i
giochi delle loro ugole per vedere se il pubblico è in grado di riconoscere una versione sicuramente originale
della melodia di Momenti di Gloria, Amarcord, Mary Poppins, La vita è bella, Profondo Rosso, Il mago di Oz e
molti altri. Una vera e propria magia del fiato che coinvolge chi li ascolta, “a punto tale da dimenticarsi che
sono solo voci” come affermano che spesso accade. Tutti muovono i piedi, battono le mani, c’è chi grida
“Spiderman!” per divertirsi di nuovo con il jingle con cui si esibirono in televisione, chiunque cerca di capire
dove siano le basi, ma non se ne trovano: sono sette maghi della voce che giocano a carte scoperte e
dimostrano quanto sono agguerriti nell’affermarsi sempre di più nel panorama musicale italiano, salutando
tutti con le note di Rocky Balboa e tanto di ring-fumetto alle spalle.
(Andrea Dispenza in: www.recensito.net, 17 aprile 2010)
"Cinematica" contiene 12 brani che raccolgono
alcune fra le più belle pagine musicali scritte per il
cinema. I SeiOttavi, con il solo ausilio delle loro
voci, conducono l’ascoltatore in un percorso che si
snoda attraverso la poliedricità di stili e melodie che
da sempre hanno accompagnato la magia del
grande schermo.
Il lavoro discografico, prodotto da Marco De Conno
e distribuito da Egea Music, nasce in concomitanza
con l’omonimo show musicale di successo
presentato la scorsa primavera in anteprima a
Napoli, Palermo e Varese. Un viaggio attraverso la
storia del cinema raccontato attraverso le sue
colonne sonore, tutte eseguite rigorosamente a
cappella.
I SeiOttavi sono un gruppo di sette voci che hanno fatto del
contemporary a cappella il loro modo di esprimersi. Hanno partecipato
con successo alla prima edizione di X Factor, riscuotendo un buon
successo, sotto la guida del loro mentore Morgan, al quale devono lo
spunto di questo progetto discografico.
Sono stati, inoltre, ospiti a Messina nel 2007 ad un tributo a Mia Martini
dove hanno eseguito con grande bravura due successi della grande
indimenticata interprete: “Piccolo uomo” e “Agapimu”.
La loro esecuzione è caratterizzata, oltre che dalla polifonia, dalla
riproduzione, con le soli voci, di effetti strumentali, sonori,
onomatopeici e di mouth-drumming. Gli arrangiamenti sono curati in
gran parte da due dei SeiOttavi: Vincenzo Biondo e Massimo Sigillò
Massara.
Alla realizzazione di questo nuovo interessante progetto discografico
partecipa la Casa Musicale Sonzogno, che tra l’altro pubblicherà gli
spartiti delle musiche contenute nell’album.
Il disco sarà presentato il 16 aprile 2010 presso il Multicenter Mondadori
di Milano. E’ attesa la presenza di Mara Maionchi e Morgan ispiratore di
“Cinematic Medley”, il brano d’apertura del disco. Seguiranno altri due
appuntamenti a Roma il 17 aprile e a Palermo il 24 aprile, introdotti
dall’entertainer e presentatore Massimo Minutella. Il 25 aprile sono a
Messina al Teatro Savio per presentare il loro spettacolo “Around the
world” e replicheranno il 7 maggio a Bologna.
Anche quest'anno i SeiOttavi saranno concorrenti al "Festival della
nuova canzone siciliana", giunto alla sua XI edizione, condotto da Salvo
La Rosa è trasmesso in diretta su Antenna Sicilia e sul canale satellitare
Oasi Tv (848 di Sky) dal teatro Abc di Catania. In gara 42 concorrenti
suddivisi in due categorie: il Premio Sicilia, nella quale gareggeranno
trenta canzoni pop e neomelodiche con testi che strizzano l’occhio al
sentimento e il Premio Trinacria, nella quale concorreranno alcune tra le
proposte innovative più interessanti, sintesi di contaminazioni culturali e
musicali, tra il tradizionale e il moderno.
I SeiOttavi gareggiano nella prima sezione. Fra i concorrenti anche
Jenny B, Sal Da Vinci, Daniele Magro, Lautari, Annalisa Minetti, Manuela
Villa.
(Pippo Augliera in: www.comunicati-stampa.net, 15 aprile 2010)
Il celebre gruppo vocale aprirà la stagione teatrale dell'estate 2009. Appuntamento giovedì 18 giugno con Cinematica
Gruppo rivelazione della prima edizione di X-Factor, i SeiOttavi sono ormai di casa a Varese. Il celebre gruppo vocale, infatti, vinse ancor prima dell'esperienza televisiva il premio “Varese Città Giardino” della Solevoci Competition.
Non poteva esserci avvio più interessante, quindi, per la sessione estiva della Stagione Teatrale di Varese. Una stagione particolarmente ricca di musica, che inizierà eccezionalmente al Teatro di Varese (tutti gli altri eventi si svolgeranno ai Giardini Estensi) giovedì 18 giugno. Qui i SeiOttavi porteranno il loro nuovo spettacolo “Cinematica”, che li vedrà impegnati nelle colonne sonore dei capolavori del cinema mondiale. Tutti i brani saranno eseguiti rigorosamente a cappella, particolarità che ha reso celebri i gruppi vocali.
L’esecuzione è caratterizzata dalla polifonia e dalla riproduzione, con le soli voci, di effetti strumentali, onomatopeici e di mouth-drumming. Gli arrangiamenti sono curati in gran parte da due dei SeiOttavi: Vincenzo Biondo e Massimo Sigillò Massara.
(in: www.varesenews.it, 12 giugno 2009)
Il 6 giugno al Teatro Biondo
Sono stati tra i beniamini della prima edizione di X-Factor, e pur non essendo riusciti a vincere o a piazzarsi, sicuramente sono risultati tra le sorprese della trasmissione. I Sei Ottavi, gruppo vocale palermitano, “giocherà in casa” con “Cinematica”, un concerto-spettacolo tutto dedicato all’Ottava arte, in programma al Teatro Biondo il 6 giugno.
In “Cinematica” il gruppo, attraverso il canto a cappella, invita il pubblico a rivivere la magia del cinema attraverso le sue musiche, raccontando una storia che ricompone sul palcoscenico quei tasselli ripescati nei ricordi. «Non potendo raccontare l’incredibile evolversi della storia del cinema universale – spiegano – abbiamo scelto alcuni capitoli tematici, che a nostro avviso racchiudono i temi più popolari, rappresentativi e commoventi».
Partendo dalle atmosfere in bianco e nero degli esordi, lo spettatore verrà condotto attraverso un percorso che approderà al technicolor. Si rivivranno i classici del cinema italiano, le figure di mitici premi Oscar, la sensualità delle femmes fatales della sfavillante Hollywood, si riderà con i grandi maestri mondiali della comicità e si tornerà bambini con i cartoni animati.
I Sei Ottavi sono Elisa Smeriglio, soprano; Chiara Castello, mezzosoprano; Alice Sparti, contralto; Vincenzo Biondo, tenore e arrangiatore; Kristian Thomas Cipolla, tenore e beat box; Vincenzo Gannuscio, basso; Massimo Sigillò Massara, basso, effetti e arrangiamenti; Carlo Gargano (alias Cello), ingegnere del suono. Prevendite presso circuito Green Ticket.
(in: www.2night.it, 6 giugno 2009)
L’amorfo telo bianco si anima, riverberando storie insolite, emozioni profonde e passioni travolgenti. Il silenzio si riempie di rumori e musica. Prima che ce ne accorgiamo la spirale di immagini e suoni ci conduce in una realtà parallela Ed ecco che, mentre viviamo tutto questo, quel motivo musicale che fa da sottofondo, si è già inevitabilmente insinuato nella nostra anima e non ci lascerà più. D’ora in poi ci accompagnerà per sempre… ogniqualvolta risentiremo quelle note, ritorneranno queste emozioni, rivivremo questi momenti di profonda simbiosi catartica con l’arte cinematografica.
Con CINEMATICA i SeiOttavi invitiano il pubblico a rivivere tutto questo attraverso il canto a cappella. Il viaggio di Cinematica diventa inevitabilmente un racconto della storia del cinema ricomponendo sul palcoscenico quei tasselli ripescati nei ricordi, che siamo certi saranno in gran parte anche cari a tutti. Nello show musicale verranno raccontati i “nostri” capisaldi del cinema mondiale. Non potendo raccontare l’incredibile evolversi della storia del cinema universale, abbiamo scelto alcuni capitoli tematici, che a nostro avviso racchiudono i temi più popolari, rappresentativi e commoventi.
Partendo dalle atmosfere in bianco e nero degli esordi il pubblico verrà condotto attraverso un percorso che approderà allo scintillante policromismo del technicolor. Si rivivranno i classici del cinema italiano, le figure di mitici premi Oscar, la sensualità delle femmes fatales della sfavillante Hollywood, si riderà con i grandi maestri mondiali della comicità e si tornerà bambini con i cartoons!
Si parte il viaggio di Cinematica inizia!
(in: www.blumedia.info, 6 giugno 2009)
Fu grazie al brano Spider man di Michael Bublè, presentato al provino, che il gruppo palermitano dei SeiOttavi riuscì a conquistare la giuria di X Factor che li scelse come concorrenti per la prima edizione del programma musicale in onda su Rai Due.
Con Cinematica adesso ritornano a Palermo, al Teatro Biondo sabato 6 giugno, ed invitano il pubblico a rivivere la magia dell’arte cinematografica attraverso il canto a cappella. Il viaggio di Cinematica diventa inevitabilmente un racconto della storia del cinema ricomponendo sul palcoscenico quei tasselli ripescati nei ricordi, che sono in gran parte anche cari a tutti.
Nello show musicale verranno raccontati i “nostri” capisaldi del cinema mondiale. Non potendo raccontare l’incredibile evolversi della storia del cinema universale, il gruppo, diventato famoso dopo la partecipazione al talent show X Factor, ha scelto alcuni capitoli tematici, che racchiudono i temi più popolari, rappresentativi e commoventi.
Partendo dalle atmosfere in bianco e nero degli esordi il pubblico verrà condotto attraverso un percorso che approderà allo scintillante policromismo del technicolor.
Si rivivranno i classici del cinema italiano, le figure di mitici premi Oscar, la sensualità delle femmes fatales della sfavillante Hollywood, si riderà con i grandi maestri mondiali della comicità e si tornerà bambini con i cartoons!
Si parte il viaggio di Cinematica inizia!
(in: www.palermo24h.com, 5 giugno 2009)
Dopo essersi fatta conoscere al grande pubblico italiano nella prima edizione dell’ormai famoso talentshow X Factor e dopo essere stata impegnata per buona parte dell’anno in tantissimi concerti, la vocal swing band siciliana Seiottavi torna con un nuovo spettacolo musicale intitolato “Cinematica” che verrà presentato al teatro Biondo di Palermo (Via Roma 258) sabato 6 giugno alle ore 21. Reduce del successo maturato durante l’anteprima al Teatro Troisi di
Napoli, l’intero spettacolo, scritto con la collaborazione di Domenico Bianco e con regia affidata a Fabrizio Angelini, ha come tematica principale lo straordinario mondo del cinema, le sue storie, i suoi protagonisti e naturalmente gli straordinari motivi musicali delle colonne sonore che negli anni hanno accompagnato la vita di ognuno di noi suscitando emozioni, sensazioni, riflessioni e simbiosi catartica.
Tutto questo viene riproposto dai Seiottavi al proprio pubblico nella speranza di fargli rivivere le stesse sensazioni e lo faranno a nel modo che gli è più congeniale, attraverso la tecnica vocale polifonica denominata “a cappella”, senza cioè l’ausilio di nessuno strumento musicale. Ed è cosi che le quattro voci maschili rappresentate da Vincenzo Biondo e Kristian Cipolla (tenore), Vincenzo Gannuscio (basso) e Massimo Siggillò Massara (basso) accompagnati dalle tre voci femminili rappresentate invece da Chiara Castello (contralto), Alice Sparti (Mezzosoprano) e Elisa Smeriglio (soprano) condurranno i presenti all’interno della storia del cinema, con un percorso che partendo dalle antiche atmosfere in bianco e nero dei primi del ‘900, quelle create dai fratelli Lumiere, approderà al cinema a colori hollywoodiano soffermandosi in quelle che sono state le tappe più importanti, raccontando quelli che sono stati gli Oscar più illustri, i registi più famosi di fama mondiale e naturalmente i grandi Classici cinematografici, tutto attraverso i temi musicali che li hanno resi famosi e che magari ci hanno commosso.
Tra i brani scelti come rappresentanti di questo excursus cinematografico saranno presenti anche le colonne sonore di alcuni dei cartoni animati più famosi della nostra infanzia, i temi musicali di capolavori dell’horror e colonne sonore di celebri musical. Dopo l’esperienza palermitana “Cinematica” verrà presentato al Teatro Apollonio di Varese. Per saperne di più potete visitare il sito www.cinematicashow.com.
(Gjin Schròin: www.balarm.it, 5 giugno 2009)
di Michele Manzotti
Nella quinta puntata della nostra rubrica dedicata al canto a cappella Michele Manzotti a colloquio con i SeiOttavi, settetto siciliano tra cinema e sperimentazione di nuove forme d’esibizione.
Stavolta i protagonisti della rubrica vengono da Sud. I palermitani SeiOttavi, da anni impegnati nel repertorio a cappella, hanno debuttato a Napoli con il loro spettacolo Cinematica, dedicato alle colonne sonore. Al loro attivo hanno anche la partecipazione al primo “X Factor”, la vittoria a “Solevoci Competition” e collaborazioni con i più importanti gruppi stranieri del settore. Con Vincenzo Gannuscio andiamo alla scoperta della formazione e dei suoi progetti, a partire dall'idea di Cinematica.
«Il progetto risale a qualche anno fa quando decidemmo di intitolare un nostro concerto Il muto canta a cappella. Si trattava di un concerto accompagnato da immagini che si configurava come un percorso immaginario attraverso la storia del cinema. La scelta musicale però non era strettamente legata alle colonne sonore, ma spaziava fra diversi generi. A questa idea ha dato un forte impulso l'incontro con Morgan che in una delle puntate di “X Factor” ci propose un medley di celeberrime colonne sonore. Quell'esibizione fu una delle più apprezzate dal pubblico. “Cinematica” nasce mettendo insieme queste due esperienze. Si tratta di uno show musicale che attraverso colonne sonore (eseguite rigorosamente a cappella) racconta i “nostri” capisaldi del cinema mondiale. Non potendo portare in scena l’incredibile evolversi della storia del cinema universale, abbiamo scelto alcuni capitoli tematici, che a nostro avviso racchiudono i temi più popolari, rappresentativi e commoventi. Il viaggio di Cinematica diventa inevitabilmente un racconto della storia del cinema, ma narrata a modo nostro, ricomponendo sul palcoscenico quei tasselli ripescati nei nostri ricordi, che siamo certi saranno in gran parte anche cari al pubblico».
Fare una produzione nuova è un modo diverso per far conoscere il canto a cappella a un pubblico più vasto in Italia? «“Cinematica” è uno show musicale, non un concerto. Lo spettacolo ci vede impegnati non solo nel canto ma anche in movimenti coreografici e recitazione. Il risultato è decisamente affascinante e per la particolare formula si presta ad un pubblico più vasto che non sia solo quello degli appassionati del genere. Ma anche per questi ultimi lo spettacolo sarà una sorpresa, si scoprirà infatti un modo nuovo di concepire il canto a cappella che svincolandosi dalla formula "concerto" si avvicina piuttosto al mondo del musical».
Durante “X Factor” avete lanciato molti appelli perché la discografia si occupasse del genere a cappella. E' cambiato qualcosa? «Basta ascoltare le radio o fare un giro nei negozi di dischi per capire che in Italia purtroppo è cambiato ben poco sul versante della discografia. La musica a cappella (ad eccezione dei Neri per Caso) continua ad essere rilegata in una nicchia di mercato».
Lavorare in Sicilia piuttosto che al Nord presenta vantaggi o no per lo sviluppo del canto a cappella? E a questo proposito riuscite a intravedere l'inizio di un movimento? «Purtroppo dobbiamo constatare con rammarico che in Sicilia si continua a far molta fatica a lavorare nel settore dello spettacolo. Si tratta certamente di una difficoltà che non viviamo soltanto noi che con il canto a cappella abbiamo scelto forse a priori quella che a tutt'oggi continua ad essere una nicchia artistica. Facendo un raffronto con le nostre esperienze in varie città del nord Italia, crediamo comunque che la Sicilia potrebbe fare un piccolo sforzo in più. Ancora il canto a cappella non ha quello spazio che speravamo di trovare dopo la nostra esperienza televisiva che ritengo significativa. Noi però siamo molto tenaci, lavoravamo già prima di “X Factor” e stiamo continuando a farlo con grande dedizione e attenzione alla qualità e alla ricerca musicale. Siamo convinti che pian piano riusciremo a far innamorare sempre più persone (specialmente i giovani) di questo modo di fare musica».
Sette voci sono un numero non frequentissimo nelle formazioni a cappella. Come vi comportate negli arrangiamenti? «La composizione del nostro gruppo si è stabilizzata nel corso dei primi anni di attività. Abbiamo provato varie formazioni prima di approdare a questa formula che per noi si è rivelata quella giusta. Gli arrangiamenti non rappresentano una grossa difficoltà poiché nascono al nostro interno. Vincenzo Biondo, Massimo e recentemente anche Alice scrivono pensando direttamente alla nostra formazione».
(in: www.lisolachenoncera.it, 1 giugno 2009)
di Simona Camarda
Tutto esaurito ieri sera, il Teatro Biondo, per il concerto-evento dei
Seiottavi. Già un’ora prima
dell’inizio, fissato per le 21.30, erano in tantissimi davanti all’ingresso
in attesa dell’apertura dei cancelli.
Grande soddisfazione per tutti i componenti del gruppo che si sono emozionati
davanti ad un pubblico dimostratosi così caloroso nei loro confronti.
Fu grazie al brano Spider man di Michael Bublè, presentato al provino,
che il gruppo palermitano dei Seiottavi
riuscì a conquistare la giuria di X Factor che li scelse come concorrenti
per la prima edizione del programma musicale in onda su Rai Due.
Grazie al successo ottenuto, questa estate hanno portato la loro singolare
musica a cappella nelle città di Imperia, Riva Del Garda, Milano,
Varese, Rimini, Arezzo e Cagliari.
Ieri è stata la volta del Teatro Biondo di Palermo. Un concerto
evento, che loro stessi hanno voluto ed organizzato per ringraziare i
palermitani che li hanno sostenuti al televoto durante X Factor. Da qui
il titolo del concerto Thanks for calling, “grazie per la chiamata”.
Proposto per l’occasione il loro repertorio che spazia dalla musica
classica, alla musica pop contemporanea. Non sono mancate le esibizioni
eseguite e già apprezzate durante il programma di Rai Due.
Per il pubblico presente anche alcuni brani proposti in anteprima che
saranno contenuti nel nuovo spettacolo che unirà musica e teatro.
Particolare attenzione è stata dedicata alle coreografie
(in: www.palermo24h.com, 8 novembre 2008)
"Thanks for calling" è il titolo della grande festa che vedrà protagonisti i SeiOttavi stasera alle 21,30 al teatro Biondo. Lo spettacolo, organizzato dalla band palermitana in collaborazione con alcuni sponsor, sarà a ingresso libero e vi si potrà accedere fino a esaurimento posti. Dopo la grande visibilità ottenuta nelle otto puntate di "XFactor", la formazione composta da Massimo Sigillò Massari, Vincenzo Gannuscio, Kristian Cipolla, Vincenzo Biondo, Alice Sparti, Chiara Maria Castello ed Elisa Smeriglio, ha scelto di chiudere questo intenso anno regalando al pubblico del capoluogo il meglio della sua storia artistica. I SeiOttavi, nati sull' impronta degli Swingle Singers, utilizzano magistralmente sette voci per cantare a cappella brani più o meno classici con arrangiamenti particolari, frutto di grande studio e competenza tecnica. Il gruppo ha avuto il merito di portare il fascino swing sul piccolo schermo e di catalizzare l' attenzione sull' universo dell' esecuzione per sole voci, molto amato dal pubblico ma poco presente sui media e nelle preferenze dei produttori. Ma chi si aspettava che all' ottimo riscontro televisivo seguisse la pubblicazione di un disco di inediti sbagliava: il gruppo non ha sfruttato la scia del successo di "XFactor" e il loro cd sarà nei negozi probabilmente nel corso del prossimo anno. La formazione, e il suo percorso lo dimostra, preferisce infatti puntare alla qualità e darà alle stampe la sua produzione solo quando ricerca e accuratezza la faranno da padrone. Quello che però non si può fare a meno di notare è che la trasmissione Rai, che ha fatto conoscere il gruppo al grande pubblico, ha rappresentato un reale trampolino di lancio solo per un' altra concorrente, di origine siciliana anch' essa, Giusy Ferreri, vincitrice morale della gara canora. Per tutti gli altri, SeiOttavi compresi, la strada è diventata forse più semplice ma è ancora in salita.
(Giusy La Piana in: www.repubblica.it, 7 novembre 2008)
di Noemi Sapienza
Grande performance dei SeiOttavi ieri sera al Mikalsa in un “incontro
familiare”, come è stato definito più volte, tra una
pausa e l’altra, dagli stessi artisti, che si sono esibiti con i
loro pezzi a cappella davanti ad una folla di gente stipata nel locale
per poter godere della deliziosa musica di questo nuovo gruppo.
Reduci dal grande successo di X Factor - programma di talent-scouting
in onda su RAI 2, che ha scoperto nuovi talenti del panorama musicale
italiano – i SeiOttavi hanno proposto i brani interpretati durante
il programma e dei pezzi nuovi tra cui un inedito in anteprima.
Si, perché si è trattato di uno showcase in attesa del concerto
del 7 novembre al Teatro Biondo. Forse per questo l’atmosfera era
così rilassata da far sentire il pubblico ad una festa tra amici.
I protagonisti hanno dimostrato, oltre alle doti canore, grande abilità
nel saper tenere il palco sia con le coreografie delle canzoni a volte
in stile musical, sia impegnando il pubblico ed intrattenendolo tra un
pezzo e l’altro con aneddoti e battute.
Il repertorio variava tra classici come Volare o Libertango e brani pop
di Battiato e Mikel Jackson o medley delle canzoni di Mary Poppins e pezzi
anni ’40 come Ma le gambe.
Ogni esibizione metteva in luce in particolare la coordinazione vocale
dei sette membri oltre alla sincronizzazione dei movimenti. Tutto senza
l’aiuto di alcuno strumento musicale, come prevede il canto a cappella.
Un altro vanto per il panorama artistico palermitano.
(in: www.palermo24h.com, 2 novembre 2008)
Un vivacissimo arcobaleno di suoni e ritmi alquanto differenti, dalle improvvisazioni dell' Oid al canto a cappella dei SeiOttavi fino al pop-jazz di Serenella, si distende per tre sere consecutive al MiKalsa, confermando l' accogliente bar à bière di piazza Kalsa (via Torremuzza 27) come uno dei luoghi di aggregazione più assidui nella programmazione di musica dal vivo e tra quelli più attenti ai nuovi scenari musicali contemporanei. La maratona sonora inizia stasera (ore 21,30, ingresso libero, info 348 9732254) con le imprevedibili sortite dell' Orchestra In-Stabile Dis/Accordo, collettivo musicale votato a un nuovo modo del far musica attraverso gli strumenti dell' improvvisazione, della sperimentazione e della contaminazione più trasversale. Una vivacità assicurata anche dalla continua rotazione dei conduttori che, a turno, impongono tema e svolgimento della performance. Quella di stasera è diretta dal trombettista Leandro Lo Bianco. Costituita poco meno di un anno fa per iniziativa di Luca Lo Bianco, Francesco Guaiana e Lorenzo Quattrocchi, la formazione si è già segnalata per l' originalità della ricerca sonora e il 4 ottobre ha avuto il privilegio, unico gruppo italiano invitato, di chiudere come ospite d' onore il Festival Jazztage di Amburgo. Domani sera, come evento speciale al di fuori delle consuete rassegne del MiKalsa, è la volta dei SeiOttavi, gruppo interamente costituito da voci maschili e femminili secondo la tradizione del canto a cappella (ore 21,30, ingresso 3 euro). Costituito da solisti di talento e già apprezzati in altri contesti, i SeiOttavi hanno enormemente accresciuto la loro notorietà grazie all' incisiva partecipazione al programma televisivo "X-Factor". «Questo concerto - racconta Massimo Sigillò Massara, leader del gruppo - in realtà era in programma da tempo ma avevamo dovuto rimandarlo proprio a causa delle regole di X-Factor. Al di là della accresciuta popolarità che la televisione ci ha regalato, ciò che più ci rende felici è l' avere contribuito alla maggiore diffusione di questo particolare genere musicale». «Fa sempre grande piacere essere riconosciuti per strada - aggiunge Alice Sparti, contralto dei SeiOttavi - ma questo è solo uno sprone a impegnarci ancor più. Oltre ai nostri consueti cavalli di battaglia, come "Libertango" e "Spiderman", proporremo nuovi brani come "Cinematica", "Don' t worry, be happy" e uno speciale tributo a Franco Battiato». Giovedì, infine, sulla pedana del MiKalsa ci sarà Serenella, giovane cantante e autrice palermitana da anni residente a Parigi ove sta riscuotendo notevole successo (ore 21,30, biglietto 4 euro). Accompagnata da Paolo Passalacqua, piano, Diego Tarantino, basso, Gaspare Palazzolo, sax, e Fabio Finocchio, batteria, Serenella presenta un repertorio incentrato sul recente album "Scirocco", proponendo con la sua calda vocalità e con un sound tra intimo ed elettrico melodie che mescolano jazz, pop e tradizione siciliana.
(Gigi Razete in: www.repubblica.it, 28 ottobre 2008 )
E le ragioni sono tante ma, per dire, una: alla fine della strabiliante
esibizione di contemporary acapella music dei Sei Ottavi, si prende, si
va sotto casa del presidente Fausto Bertinotti, lo si fa chiamare dalla
moglie, lui saluta benedicente dalla finestra, poi scende scalzo, ma in
bermuda Polo by Ralph Lauren, polo e loro gli dedicano un Libertango da
spezzare il cuore persino a un pappatàcio schiacchiato da un Tir
in corsa folle, a fari spenti nella notte, sulla temibile Salerno-Reggio
Calabria. E il concerto, prima, fioeui, se c’eravate sapete di che
si ciància qui, altrimenti peggio. Tanto perché si capisse
con chi si aveva a che fare, i SeiOttavi, in divise da scena di rare sobrità
ed efficacia, partono con Nel blu dipinto di blu e poi, come nulla fossero,
ti strisciano una Chattanooga Choo Choo che sembra davvero di avere la
famosa big band lì a 2 passi. E tutto il resto così, con
le coreografie più lineari e adatte di questo mondo e ’ste
sette voci (sì, sono i SeiOttavi ma cantano in sette), armonizzate
da padreterni e precise senza l’aria di chi ti dice: guarda veh
come canto bene (ogni riferimento a sedicenti interpreti pop giuliane
o romane è deliberato). E poi chicche totali come Past time with
good company di Enrico 8 - senza mogli; ma testo memorabile! - o il medley
da Thriller di M. Jackson, quand’era ancora piuttosto scuro (non
scurissimo, ma vabé, basta che c’è la salute, no?).
Pubblico entusiasta, che al secondo applauso già acclamava il bis
e il ter e il quinquies e il nonies, e di grande qualità. Intravisti,
oltre ovviamente all’assessore al Turismo Mondiale Fulvio Gazzola,
che è il sosia vivente di Klaus Dieter Sieloff e a Roberto ‘Pepe’
Coggiola, inarrivabile illustratore di questo blogguccio da dozzina, hanno
spiccato fra gli altri Rosa, la barista gentile, il dott. Piero Zanni,
vestito come un Bruce Chatwin di Bordighera e la giovane esploratrice
armena (scüsè, ma g’ò il penchant per i/le compaesani/e)
Christiné Dzanyian, ieri sera hyperfashion in lungo nero disimpegnato
da infradito artigianali e girocollo di pietre indiane da urlo. A cena,
coi SeiOttavi e altri dei citati, Acciughe roche comprese, stupendi come
sempre i ravioli burro e salvia e ancora degnissima di lode la crema catalana.
(in: http://sanremout2008.blog.kataweb.it, 13 agosto 2008)
Chiusura di rassegna in grande stile a Dolceacqua. Ieri sera, per l'ultimo
concerto della 15esima edizione di “Musica nel castello”,
sono saliti sul palco allestito nel castello dei Doria i SeiOttavi, gruppo
vocale noto ai più per le fortunate apparizioni nel programma tv
“X Factor”.
I 7 cantanti siciliani hanno presentato un programma di grande difficoltà
vocale, intitolato semplicemente “All around the world” che,
per dare un'idea dell'ampiezza dei loro registri, è cominciato
con “Nel blu dipinto di blu” e si è chiuso con il secondo
encore di “Libertango”. In mezzo, l'intero repertorio del
loro ottimo cd “In onda”, da una trascinante “Chattanooga
choo-choo” a un medley di canzoni italiane anni Trenta, dal tema
di “Spiderman” a uno standard come “It's only a paper
moon”, nel repertorio di crooner americani come Nat King Cole o
Tony Bennett, dal pieno Cinquecento inglese della “Past time”,
attribuita a Enrico VIII a “Don't worry be happy” di Bobby
Mc Ferrin. Alla fine, standing ovation della platea, che rare volte si
è ascoltata così partecipe, e doppia richiesta di bis, naturalmente
soddisfatta dai musicisti.
Ai consensi del pubblico si sono uniti quelli dell'assessore al Turismo
Fulvio Gazzola e del direttore artistico Roberto Coggiola, artefici l'uno
per il quinto anno, l'altro per il quindicesmo di una rassegna musicale
che è senza dubbio fra le più importanti dell'estate ligure.
Carlo Alessi
(in: www.sanremonews.it, 13 agosto 2008)
Palermo. Grande entusiasmo e soddisfazione per lo spettacolo live "Around
the World", il nuovo tour con cui i SeiOttavi stanno girando l'Italia
dopo lo strepitoso successo con la trasmissione di Rai Due "X Factor".
Le nove puntate durante le quali si sono esibiti con una maestria davvero
molto alta, hanno fatto nascere in tutti noi parecchia curiosità.
Ci siamo abituati a vederli e abbiamo imparato a conoscerli. La formazione
attuale è composta da: Elisa Smeriglio - soprano, Chiara Castello
- mezzosoprano, Alice Sparti - contralto, Vincenzo Biondo - tenore e arrangiamenti,
Kristian Thomas Cipolla - tenore beat box, Vincenzo Gannuscio - basso,
Massimo Sigillo' Massara - basso, effetti e arrangiamenti.
Ma è sempre stata così? "la storia è un po'
complessa - ci racconta Massimo Sigillo' Massara - Ho fondato nel 1995
un gruppo analogo che si chiamava SetteOttavi. Dopo un anno quel gruppo
si è sciolto. Di quel gruppo sono rimasto solo io e nel 2005 ho
deciso di riprovarci, con altre persone. Il nome è cambiato ed
è diventato SeiOttavi e inizialmente i componenti erano gli stessi
rispetto ad oggi, tranne il contralto, che si chiamava Mirella Cavera,
poi sostituita da Alice Sparti, e il soprano, Sanam Ighani, sostituita
da Elisa Smeriglio".
Naturalmente parlare con i SeiOttavi ci rimanda alla trasmissione prima
menzionata di "X Factor" e non possiamo non chieder loro cosa
ha significato far parte di quel programma: "E' stata un'esperienza
professionale molto importante che ha consolidato il gruppo e ha dato
moltissima visibilità al progetto. Riuscire ad affermare la "cifra
stilistica" della musica a cappella non era facile... e noi incredibilmente
(anche per noi) ci siamo riusciti!".
Per parecchio tempo, durante tutte le nove settimane della trasmissione,
i SeiOttavi hanno lavorato a stretto contatto con Morgan, leader dei Bluvertigo
nonché personaggio molto controverso e variegato. Marco Castoldi
o Morgan che dir si voglia, ha dimostrato una profonda intelligenza e
una graffiante critica all'orientamento musicale attuale davvero molto
pregevole, chiediamo, quindi ai SeiOttavi come si sono trovati a lavorare
con lui: "Morgan è un musicista eccezionale, con una cultura
curiosa e precisa; è capace di appassionarti per ore raccontandoti
il perché un pezzo è nato in quel modo e con chi e per quale
filosofia... è un uomo straordinario con una sensibilità
davvero grande.
Tutti i consigli che ci ha dato sono stati sempre preziosi nella direzione
giusta... lavorare con lui, oltre che un onore, è stato fonte di
grande arricchimento sia musicale che umano".
Tra l'altro Morgan parlò anche di una collaborazione con loro ma
poi ci fu quel tanto chiacchierato coup de teatre quando alla nona puntata
Marco Castoldi fece il loro nome e decretò la loro eliminazione,
gli domandiamo se da quel momento è cambiato qualcosa nel loro
rapporto: "quando Morgan ci ha eliminato non ci ha dichiarato guerra...
è stato un colpo di teatro... saremmo stati eliminati comunque
dalla Maionchi... non c'è mai stata una frattura con Morgan...
la nostra stima non è diminuita di niente, anche dopo che ha fatto
il nostro nome per eliminarci... bisogna distinguere i rapporti veri da
quelli televisivi...".
Incuriositi da tanto parlare di rivalità, gli chiediamo se esisteva
davvero o era una semplice invenzione per fare audience quella relativa
ai Cluster e ai vincitori Aram Quartet: "Quella della rivalità
è stata creata ad hoc dagli autori del programma... all'interno
del loft e sul palco noi eravamo felici di poterci esibire insieme ai
Cluster e gli Aram Quartet... siamo 3 mondi musicali così differenti
che proprio non riusciamo a vedere la rivalità ed il paragone".
Guardandoci in giro si constata facilmente che il tipo di musica che si
ascolta di più e che più frequentemente è passato
per radio è di tutt'altro genere e livello rispetto a quello dei
SeiOttavi e che troppo spesso la qualità viene sacrificata sull'altare
del consumismo. Gli chiediamo se secondo loro c'è posto per chi
come i SeiOttavi fa musica ad alti livelli ma in un certo senso sfugge
ai soliti clichè. Ecco cosa ci hanno risposto: "Perché
no... se siamo riusciti a rimanere nove puntate in un programma che cercava
una pop star... perché non dovremmo riuscire a rimanere quello
che siamo cercando di essere presenti nel panorama della musica italiana?".
Attualmente stanno girando l'Italia con lo spettacolo "Around the
World" e stanno riscuotendo davvero un grande successo. Gli domandiamo
di raccontarci il tipo di rapporto che stanno instaurando con il loro
pubblico: "Quando siamo in concerto dal vivo allora siamo davvero
noi!! Il rapporto con il pubblico è caldo e molto confidenziale...
quando facciamo i concerti cerchiamo di divertirci ed emozionarci e di
trasmettere al pubblico tutte le nostre emozioni e sensazione e per il
momento funziona davvero!".
Parlando di emozioni e di sensazioni, gli chiediamo di descriverci cosa
provano i SeiOttavi una volta che sono saliti sul palco e le luci si sono
accese: "Tanto entusiasmo, una fatica indescrivibile, ripagata dalla
sonorità della musica e del pubblico che apprezza e ti chiede di
ascoltare ancora e si entusiasma sentendoti".
Guardando al futuro i SeiOttavi cosa hanno in serbo per noi?: "un
sacco di concerti... e... un disco di inediti!!".
Ed in attesa di questo nuovo disco di inediti, concludiamo questo nostro
incontro chiedendo ai SeiOttavi di descriverci un loro viaggio ipotetico
ed una ipotetica colonna sonora: "il viaggio più bello che
possiamo immaginare è "Around the World" che è
il tutolo del nostro spettacolo che stiamo portando in giro adesso. La
colonna sonora... sicuramente Blackbird/I will dei Beatles nella versione
degli Swingle Singers".
Rossella Bacchiocchi
(in www.edizionidamiano.com, 4 luglio 2008)
E' il loro primo concerto dopo la competizione televisiva di "X Factor". L' esibizione del gruppo SeiOttavi è attesa stasera alle 21,30 come un vero e proprio evento all' interno della sesta edizione della "Festa del volontariato", organizzata dal Centro di servizi per il volontariato (Cespov) al Giardino Inglese. «Siamo felici - racconta Massimo Sigillò, leader del gruppo - di incontrare dal vivo il pubblico che ci ha sostenuto per più di due mesi di trasmissione. Lo ringrazieremo di cuore. E siamo fieri di prendere parte alla "Festa del volontariato", perché molti di noi hanno lavorato in passato in questo settore. Non è una pura casualità la nostra partecipazione a questa manifestazione». La scaletta dell' ensemble contemporary a cappella prevede più di quindici canzoni che comprendono i cavalli di battaglia di "X Factor". Fra i titoli in programma: "Cinematica", "Nel blu dipinto di blu", "Don' t worry, be happy", "Spiderman". E l' inedito "Ottavio" per la prima volta cantato dal vivo a più voci. «è una grande emozione - continua Sigillò - non sappiamo cosa aspettarci dopo questa esperienza televisiva. Ma una cosa è certa, avevamo una grande voglia di esibirci a Palermo. Nell' immediato futuro ci aspetta un' intensa tournée in giro per l' Italia e speriamo di ritornare prestissimo a cantare nella nostra città. Il nostro è un genere discograficamente un po' difficile, ma che comincia a incuriosire un pubblico sempre più eterogeneo». La "Festa del volontariato" dedicata quest' anno al tema "Gratuità, legalità e tutela dei diritti" vede la partecipazione di cento organizzazioni con sessanta stand, in uno spazio espositivo di circa mille e duecento metri quadrati. «è un momento importante - dice Ferdinando Sirigo, presidente del Cesvop - che ogni anno sottolinea il valore del volontariato e del nostro lavoro in Sicilia. Un momento anche per dare voce direttamente alle associazioni e ai loro utenti. La città risponde bene a questi giorni di festa e si mostra interessata alle nostre attività». Stamattina alle 10,30 inizia "Partecipazione e comunità a Palermo" che ripercorre in cinque tappe la storia dell' impegno delle associazioni in città e della loro influenza sullo sviluppo delle comunità più disagiate presenti sul territorio. Oggi e domani, dalle 18, sono in programma gli spettacoli proposti dalle associazioni specializzate in forme artistiche come il teatro e la clownerie. L' ingresso è libero. Informazioni sul sito www.cesvop.org o allo 091 331970. "Festa del volontariato" Giardino Inglese, in via Libertà Alle 21,30 concerto dei SeiOttavi. L' ingresso è libero.
(Claudia Brunetto in: www.repubblica.it 31 maggio 2008)
I SeiOttavi sono indubbiamente una delle più piacevoli novità del panorama
musicale italiano. Conosciuti dal grande pubblico televisivo in seguito
alla loro partecipazione a X Factor Italia possono in realtà già contare
su un curriculum artistico e musicale di tutto rispetto. A parlarcene
in un’intervista in esclusiva ci ha pensato Massimo Sigillò Massara, mente
creativa della band. Max il grande pubblico vi ha conosciuto
in seguito alla vostra partecipazione a X Factor Italia. Tuttavia i SeiOttavi
possedevano già una loro storia ben definita... Vediamo di ripercorrerla
insieme... Quando si è fondato ufficialmente il gruppo? Chi erano allora
i membri? La storia è un po' complessa. Ho fondato nel 1995 un
gruppo analogo che si chiamava SetteOttavi. Dopo un anno quel gruppo si
è sciolto. Di quel gruppo sono rimasto solo io (Max), che nel 2005 ho
deciso di riprovarci, con altre persone. Il nome è cambiato e inizialmente
e i componenti erano gli stessi rispetto ad oggi, tranne il contralto,
che si chiamava Mirella Cavera, poi sostituita da Alice Sparti, e il soprano,
Sanam Ighani, sostituita da Elisa. Attualmente da chi è composta
la formazione? Massimo Sigillò Massara, basso, effetti e arrangiamenti
Vincenzo Biondo, tenore ed arrangiamenti Elisa Smeriglio, soprano
Alice Sparti, mezzo soprano Chiara Castello, contralto Kristian
Andrew Thomas Cipolla, tenore e beat box Vincanzo Gannuscio, basso
Avete avuto il piacere di collaborare con grandi artisti di fama internazionale,
partecipato a spettacoli teatrali, musical etc... Volete darci una bella
rinfrescatina in merito? Nel 2005 i SeiOttavi sono stati il coro
di un musical originale ispirato alla storia di "Narciso e Boccadoro"
di H. Hesse. Il regista di quello spettacolo è stato Fabrizio Angelini
(Pinocchio, The Producers, Sette spose per sette fratelli, etc.).
Nel 2006 un altro musical originale "Corleone - la storia di Filippo Latino"
per la regia di F. Angelini, con Marco Morandi e Parid Acacia. Nel
2007 abbiamo vinto un concorso internazionale "Solevoci Competition" e
abbiamo avuto l'onore di "duettare" con il celebre gruppo dei Swingle
Singers. è stato davvero un grande onore per noi! Inoltre
avete pure trovato il tempo di incidere il vostro primo lavoro... Sto
parlando di "In onda"... Com'è strutturato? Inizialmente sarebbe
dovuto essere un disco demo, ma visto che stava venendo bene, abbiamo
deciso di ampliarlo un po' e lo abbiamo trasformato in disco.è strutturato
come una trasmissione radiofonica; quindi tra un pezzo e l'altro si sente
il rumore delle stazioni radio che cambiano finché non si sintonizza sul
pezzo successivo. Si chiama “In onda” dunque proprio per questo motivo.
Alla fine della "trasmissione" fuori onda, abbiamo inciso il primo inedito,
"Allah-u Akbar" brano ispirato dal rapimento di Simona Torretta.
Ma veniamo a parlare ora di X Factor Italia. Ragazzi com'è stato lavorare
fianco a fianco con Morgan? Morgan è un musicista eccezionale,
con una cultura curiosa e precisa; è capace di appassionarti per ore raccontandoti
il perché un pezzo è nato in quel modo e con chi e per quale filosofia.
è un uomo straordinario con una sensibilità davvero grande. Tutti i consigli
che ci ha dato sono stati sempre preziosi nella direzione giusta. Lavorare
con lui, oltre che un onore, è stato fonte di grande arricchimento sia
musicale che umano. Una volta che vi era stato affidato il
pezzo della settimana come vi organizzavate per prepararlo? Purtroppo
i tempi e i luoghi di preparazione erano scarsetti! Andava così: il giorno
che ci assegnavano il brano (di solito mercoledì) purtroppo si perdeva
tutto aspettando le telecamere ed i tempi delle troupe. Il giorno dopo
verso le otto del mattino, Vincenzo Biondo si metteva al lavoro per scrivere
le partiture e l'arrangiamento. Cercavamo di partecipare tutti, ma lui
ha più esperienza in merito. Il pomeriggio venivano stampate le partiture,
e giù ad imparare le parti!! Il venerdì serviva per cercare di strutturare
le parti, la memoria e l'insieme. Il sabato aggiungevamo la prima idea
di coreografia e nel pomeriggio c'era la prima prova del suono in studio.
Domenica mattina prove in camere e nel pomeriggio in studio. La sera di
nuovo in studio con Morgan che sentiva il pezzo, e in generale ci dava
consigli per migliorarlo (cioè cambiamenti da fare all'arrangiamento!).
Infine il lunedì le prove in studio e generale e il martedì si passa al
trucco e compagnia bella! Eravate uno dei concorrenti più
amati dal pubblico di X Factor. Come spiegate dunque la vostra eliminazione?
Credo che si debba distinguere la musica, il gradimento e la televisione:
noi siamo rimasti nel programma fino a che facevamo la "varietà" (unico
gruppo a cappella con sonorità diverse da tutti gli altri). Entrati i
Cluster (novità nella varietà) la nostra eliminazione era inevitabile.
Ho notato leggendo con attenzione che avete molte date in giro per
Europa. Su quali pezzi verterà il vostro repertorio live? Lo
stiamo ancora costruendo, ma vuole essere un viaggio temporale nella musica
in giro per il mondo. Quindi avremo da pezzi classici arrangiati swing
fino ai nostri giorni ed il pop. A quando il vostro nuovo
cd? Avete già ricevuto delle interessanti proposte al riguardo? Qualche
chicca? E' nata l'idea ma ancora non possiamo rivelare nulla!
(in: www.musicalnews.com 25 maggio 2008)
Questa mattina, l'assessore comunale al Turismo e alle Politiche Giovanili,
Raoul Russo, ha ricevuto a Villa Niscemi i componenti del gruppo palermitano
"SeiOttavi". A nome del Sindaco e della Città, l'assessore ha consegnato
loro una medaglia, quale riconoscimento per il contributo alla promozione
dell'immagine di Palermo, fornito dal gruppo in occasione della recente
partecipazione alla trasmissione "X Factor", in onda sulla Rai. I SeiOttavi,
composti da sette voci, sono diventati famosi soprattutto grazie all'inconfondibile
stile "a cappella", con il quale cantano brani dei Swingle Singers, dei
Manhattan Transfer, ma anche classici di Brahms e Mozart arrangiati in
chiave swing. Fonte: Ufficio Stampa - Comune di Palermo
(Palermo & Co - Citiblog di Palermo, 13 maggio 2008: in: http://palermo.spazioblog.it)
Fine della corsa. I SeiOttavi, il gruppo palermitano che canta a cappella,
ieri sera è stato eliminato dalla trasmissione "X Factor". Il ballotaggio
con Emanuele ha dato esito negativo. I SeiOttavi, fans rosanero che più
volte nel corso del programma hanno mostrato sciarpe e bandiere del Palermo,
sono usciti nella serata in cui hanno prodotto la più bella esibizione
da quando partecipano alla maratona musicale di Rai 2. Un mix di brani
di Franco Battiato ieri mi ha tenuto con il fiato sospeso. I ragazzi sono
stati bravissimi, affrontando ancora una volta una impresa difficile.
Anche chi non li ha votati, ha riconosciuto che si è trattato di una interpretazione
straordinariamente bella. Ma non sufficiente per convincere Mara Maionchi.
E' stata lei l'ago della bilancia. Ed ha mostrato chiaro dispiacere quando
ha dovuto scegliere, condannando all'eliminazione il gruppo palermitano.
La sconfitta ha mostrato anche la signorilità dei Seiottavi. In questi
casi i reality ci hanno abituati ad accuse, polemiche, urla, lamentele,
cadute di stile degli sconfitti. I SeiOttavi, invece, sono usciti alla
grande. Gli è stato chiesto di commentare l'eliminazione e loro, con le
lacrime agli occhi, hanno risposto. "I giudici hanno deciso e rispettiamo
il loro lavoro ed il loro ruolo". Bravi a cantare. Bravi a comportarsi.
Complimenti.
(in: http://alessandroamato.blogspot.com, 7 maggio 2008)
Palermo. Solevoci Competition, il concorso internazionale riservato a
gruppi vocali, compositori ed arrangiatori, che si è svolto in
questi giorni a Varese, ha assegnato tre importanti riconoscimenti al
gruppo palermitano “SeiOttavi”, che tra qualche settimana
presenterà al pubblico il primo lavoro discografico dal titolo
“InOnda” edito da Flender Entertainment.
La giuria presieduta dall’americano Kirby Shaw – al suo primo
soggiorno in Italia - autore ed arrangiatore di alcuni dei più
noti brani dei Manhattan Transfer, nonché cantante e produttore
di musica gospel, e composta da Tobias Hug (Swingle Singers), Rene Banos
(Vocal Sampling), Alessandro Cadario e Krishna Nagaraja ha consegnato
ai sette musicisti palermitani ben tre premi: miglior gruppo vocale, miglior
brano e per il programma di maggior interesse artistico.
La scelta della giuria ha trovato la piena approvazione del pubblico,
che ha riservato lunghi e calorosi applausi all’esibizione del canto
a cappella dei “SeiOttavi”. Il gruppo formato da Elisa Smeriglio
(soprano), Chiara Castello (mezzo soprano), Alice Sparti (mezzo soprano),
Vincenzo Biondo (tenore e arrangiamenti), Kristian Thomas Cipolla (tenore),
Vincenzo Gannuscio (basso) e Massimo Sigillò Massara (basso, effetti
vocali ed arraggiamenti), partirà per una tournée estiva:
il primo appuntamento sarà il 10 luglio all’Agricantus di
Palermo.
(in: www.comunicaweb.it, 6 luglio 2007)
Sette magnifiche voci
I SeiOttavi si sono formati alla fine del 2004, ma la loro storia trae origine dai fratelli maggiori, i SetteOttavi, nati sempre a Palermo nel 1995, che si imposero subito all´attenzione del pubblico per l´originalità della proposta tutta palermitana, collaborando con artisti come Bennato, Noa, Arbore ed altri. L´unico superstite di quella formazione, analoga per elementi vocali, è Massimo Sigillò Massara, fondatore del vecchio e del nuovo gruppo. I SeiOttavi sono un gruppo di sette voci che cantano a cappella brani dei Swingle Singers, Manhattan Transfer e classici di Brahms e Mozart arrangiati in chiave swing. L’esecuzione è caratterizzata, oltre che dalla polifonia, dalla riproduzione, con le soli voci, di effetti strumentali, sonori ed onomatopeici. Una parte degli arrangiamenti sono scritti da due dei SeiOttavi: Vincenzo Biondo e Massimo Sigillò Massara. Nell´estate 2005 i SeiOttavi hanno debuttato a Palermo con lo spettacolo Sette voci fra i Secoli alla galleria d´architettura EXPA. Nonostante si tratti di un gruppo giovane, i SeiOttavi hanno raccolto ampi consensi in importanti manifestazioni quali il concerto di apertura dei Corollari del Festino di Santa Rosalia - 2005, svoltosi nella Chiesa di Casa Professa (Palermo). In seguito sono stati il gruppo spalla di Lucina Lanzara nel cartellone internazionale Marée di Kals´art. Sono stati ospiti di Radio Time e si sono esibiti al Teatro Sollima di Marsala. Come coro del musical Boccadoro - The Traveller di Massimo Sigillò Massara i SeiOttavi hanno debuttato al Teatro Antico di Segesta e al Teatro di Verdura di Palermo. Nel 2006 dopo alcuni concerti nella provincia di Palermo i SeiOttavi hanno presentato al Teatro Metropolitan di Palermo lo spettacolo di Video-Teatro “Il Muto Canta a Cappella” con 700 spettatori e un ottimo successo di pubblico. A settembre sono stati il coro del Musical “Corleone – La Storia di Filippo Latino” per cinque repliche.
(in: www.cinematocasa.it, 10 marzo 2007)
"[...] La bravura degli artisti citati indiscutibile si fonde a
un lavoro di regia e sinergia multimediale che ha fatto si che lo spettacolo
raggiungesse l'ovazione collettiva delle 600 persone presenti in sala
già al terzo pezzo, quello in cui il gruppo ha dato voce al film
muto di Charlie Chaplin, tempi moderni; ma già l'inizio è
stato dei migliori auspici con l'interpretazione di Blackbird dei Beatles;
i cartoon della Walt Disney e Spiderman sono stati a mio parere i picchi
piu' alti dello spettacolo per sinergia degli interpreti che seguivano
i video proiettati alle loro spalle attraverso un monitor posto in proscenio,
e che ha loro consentito di adeguare la propria interpretazione con il
landscape audiovisivo, che ha fatto si che assistessimo a un vero è
proprio spettacolo di Videoteatro."
(G. Calcara in: http://videoteatro.blog.kataweb.it, 10 giugno 2006)